Impropriamente chiamati ‘forconi’, i membri del Movimento 9 dicembre oggi a Modena hanno costituito il comitato Modena Nord e si ritrovano ancora per programmare il futuro di una protesta che, nemmeno due mesi fa, si era fatta incandescente: per strada c’erano pensionati, disoccupati, lavoratori, cittadini arrabbiati a urlare “Meno burocrazia, meno tassazione”.“Esistiamo ancora” ci spiega il carpigiano Paolo Tessari, 41 anni. Ha partecipato all’ultima riunione a Corlo di Formigine a cui erano presenti tanti comitati del Nord.
Tessari, imprenditore edile, è stato inizialmente contattato su Facebook da un’amica e ha partecipato ai presidi al casello di Modena Nord condividendo la necessità di manifestare “contro un Governo che sta mettendo in ginocchio l’Italia e una classe politica che non ha a cuore i problemi del Paese”. Inizialmente l’intento era quello di “buttare fuori tutti” ma poi, più che licenziare Parlamento e Governo, Modena Nord ha cambiato prospettiva: “tutti a casa” è quasi impossibile da realizzare e allora, “visto che tutti a casa non vanno, facciamoli lavorare per noi”. L’idea è quella di cambiare al più presto e migliorare una situazione che è diventata insostenibile, adoperandosi affinché i politici facciano ripartire l’Italia. Ma sulle modalità per raggiungere l’obiettivo il comitato è diviso tra chi sostiene la linea morbida e sta marciando a piedi verso Roma e chi, invece, pensa a iniziative dal grande impatto mediatico e partecipate. “Per me – spiega Tessari, carattere impulsivo – andare a piedi fino a Roma conta poco e continuare a bloccare la gente che ha fretta di andare a lavorare non ha senso. Come hanno detto i Grillini, senza l’aiuto del popolo non si può fare nulla e stare al bar a lamentarsi non serve”. Il gazebo all’altezza del casello è ancora là infatti ma non c’è più nessuno a rallentare il traffico “perché si è deciso di non penalizzare i lavoratori”. Nel corso dell’ultima riunione è stata ribadita la necessità di evitare violenze e personalismi (il gruppo è coordinato da una rosa di rappresentanti eletti) e di rimanere distanti dalla politica (ma anche in questo caso c’è chi è convinto che o si fa un movimento politico oppure prima o poi qualcuno andrà appoggiato. Insomma, se le ragioni della protesta uniscono, le modalità “per ottenere cose concrete non ci trovano concordi all’unanimità” e le discussioni infinite, a lungo andare, sfiniscono. Si è persa la spinta propulsiva che il movimento aveva inizialmente? Per Paolo Tessari, “ormai è tardi, abbiamo perso il treno. La protesta ha avuto la sua visibilità per un periodo limitato e oggi la fatica più grande è quella di concretizzare proposte e soluzioni”. “Mi dispiace lasciare il coordinamento – conclude Tessari – ma mi trasferisco a Tenerife con la mia compagna e i nostri tre cani. Per risolvere qualcosa serve l’aiuto di tutti non si può più campare con duemila euro a famiglia o 700 euro di pensione: andate ai presidi a informarvi”.
Sara Gelli