Nel 2013, nel Bel Paese, ogni 151,4 anziani (over 65) ci sono 100 giovani (fino ai 14 anni). Che l’Italia non fosse un paese per giovani lo sapevamo già, ma le implicazioni che il progressivo – e inesorabile – invecchiamento della popolazione comporta, hanno contorni a dir poco allarmanti. Il cambiamento nella distribuzione della popolazione, tanto globale, quanto italiana, lo sbilanciamento verso le classi di età più avanzata e la contrazione della partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto tra i più giovani, si ripercuoterà inevitabilmente sul bilancio pubblico, impoverendolo quasi irreversibilmente. Siamo di fronte a una vera e propria emergenza demografica, di cui si parla troppo poco e di cui, per forza di cose, considerata l’ineluttabilità del fenomeno, ogni Stato dovrà farsi carico. Tra le ricadute più evidenti: l’aumento della spesa previdenziale, assistenziale e sanitaria. L’invecchiamento demografico pone sfide significative con cui anche il nostro Comune dovrà fare i conti. L’attuale modello di gestione dell’assistenza agli anziani è sostenibile sul lungo periodo? Quanto incide tale voce sul Bilancio dell’Ente Pubblico? Nei prossimi anni, a fronte di risorse sempre più scarse, cosa verrà privilegiato: i muri o la domiciliarità? Meno trasferimenti ai Comuni significano tagli e riduzioni dei servizi. A fronte di una crisi che non molla e fa aumentare i bisogni, a cosa deciderà di rinunciare la nuova amministrazione? Quale sarà il ruolo di Asp? Lo abbiamo chiesto al sindaco neo eletto, Alberto Bellelli. “Gli strumenti da adottare sul medio e lungo periodo sono numerosi e passano attraverso il sostegno alla domiciliarità: rafforzando, formando e dando centralità alla figura del care giver anche reperendo risorse dal Fondo per la non autosufficienza regionale. Ancora, coinvolgendo il Terzo settore e i medici di Medicina Generale per redigere un monitoraggio puntuale dei cosiddetti fragili presenti nel territorio e, infine, favorendo la nascita di un polo (anche grazie alle risorse donateci dalla Croce Rossa Italiana dopo il sisma) che ospiterà oltre ai due attuali centri diurni (Borgofortino e De Amicis) anche delle mini abitazioni domotizzate per persone sole. In questo modo cercheremo di preservare le loro capacità residue e, allo stesso tempo, di contenere i costi. Oggi, non esistono sinergie tra i centri diurni, poiché logisticamente lontani: in futuro sarebbe auspicabile unirli, in una care residence, ottimizzando risorse e servizi, a partire da quelli legati al trasporto sociale ad esempio”. Tra le azioni da mettere in campo, Bellelli rilancia “l’importanza di premiare la riqualificazione sociale del patrimonio abitativo, oltre a quella energetica e anti sismica. Ogni pezzo di città che verrà riqualificato dovrà tener conto dell’invecchiamento della popolazione e favorire percorsi di mutuo aiuto tra famiglie: in un giardino protetto o in una stanza attrezzata a piano terra, potranno trascorrere il proprio tempo tre o quattro anziani, assistiti da un solo care giver, il cui costo sarà così suddiviso”. Oggi, i Servizi socio-sanitari rivolti a persone non autosufficienti (anziani e disabili) dei Comuni del Distretto (Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano) sono affidati ad Asp Terre d’Argine (soggetto pubblico di cui i quattro comuni dell’Unione sono soci) e ad altri gestori della cooperazione sociale. Un modello misto, basato sul sistema di accreditamento che, prosegue Bellelli, “garantisce omogeneità e alti standard qualitativi dei servizi (residenziali, diurni o di assistenza domiciliare) sul territorio”. L’Unione ha conferito all’Asp una funzione di sub committenza: “l’azienda controlla e gestisce l’intera filiera legata all’erogazione dei servizi; in questo modo ha una visione a tutto tondo ed è capace di tararsi per essere il più rispondente possibile alle necessità e ai bisogni del territorio in cui opera”. Ma quanto incide la voce “fragili” sul bilancio dell’Unione delle Terre d’Argine, all’interno della quale è certamente Carpi, per dimensioni e numero di abitanti, a far la parte del leone? “La programmazione del Piano sociale di zona dello scorso anno – spiega Barbara Papotti, responsabile dell’Ufficio di Piano – prevedeva una somma di circa 37 milioni e mezzo di euro. Risorse messe a disposizione dal Bilancio dell’Unione, dal Fondo regionale e da quello nazionale per la non autosufficienza (ogni anno al territorio dell’Unione delle Terre d’Argine vengono assegnati dalla Regione, 10 milioni di euro). Dei 37 milioni complessivi, 25 vengono dedicati alla gestione della non autosufficienza (la metà viene spesa per sostenere la domiciliarità)”. Anche le famiglie compartecipano nel sostenere i costi delle rette: “l’accreditamento prevede che una famiglia non possa spendere più di 49,50 euro al giorno per un famigliare in una casa residenza, mentre la tariffa giornaliera massima per i centri diurni ammonta a 29 euro”, conclude Papotti. Cifre importanti, destinate a crescere, considerato il trend di invecchiamento dei carpigiani: al 31 dicembre 2012 gli over 65 a Carpi erano 15.360 a fronte di 9.885 giovani da 0 a 14 anni su 69.985 residenti (indice di vecchiaia di 155,39).
Jessica Bianchi