Il fu Ramazzini

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Correva l’anno 2013. Era il 31 maggio quando il gotha della politica e della sanità locale, provinciale e regionale tagliava il nastro del nuovo comparto operatorio dell’Ospedale di Carpi. Non mancava nessuno mentre, tra una compiaciuta stretta di mano e l’altra, tutti ripetevano il medesimo refrain: “Il Ramazzini è rinato: sarà un punto di riferimento per l’intera Area Nord”.
Prematura ed, evidentemente, funesta inaugurazione, dal momento che, a causa del mancato invio della documentazione necessaria da parte della società appaltatrice, il comparto è entrato in funzione soltanto alla fine del gennaio scorso (2014). Le dieci sale operatorie (a Baggiovara sono 12) di cui dispone oggi il nostro ospedale, quattro realizzate ex novo e sei completamente rinnovate, costate 3 milioni e 100mila euro, sono dotate dei più avanzati strumenti diagnostici e terapeutici. Insomma un vero e proprio fiore all’occhiello: peccato non funzionino.
Dopo quattro mesi di lavoro infatti, il 23 maggio, il blocco operatorio subisce un’altra battuta d’arresto. Il problema? L’Azienda parla di un malaugurato “black out imputabile a difetti dell’impianto elettrico”, tradottosi poi in uno stop forzato che prosegue da oltre un mese. Difettucci ai quali, ha assicurato il direttore generale dell’Azienda Usl di Modena, Mariella Martini, incontrando il 12 giugno scorso, i quattro sindaci dell’Unione Terre d’Argine, “si è già posto rimedio”. E allora perché le sale continuano a non funzionare? Semplice, replica il direttore, “per garantire la massima sicurezza di medici e pazienti,
sono state effettuate ulteriori verifiche sulla funzionalità complessiva (…) e si è deciso di innalzare, con uno sforzo economico decisamente contenuto, il livello di sicurezza degli impianti”. Ancora? Dopo soli quattro mesi di vita? Sui tempi,  invece, Martini, non si sbilancia: “i tecnici ritengono che serviranno dalle due alle tre settimane” per riattivare le quattro sale. Il dubbio sollevato dal consigliere di Carpi Futura, Giorgio Verrini, circa un probabile collegamento tra l’inagibilità delle sale e il fermo dei lavori al Pronto Soccorso, non dovrebbe destare nè sorpresa, nè, tantomeno, stupore: “voci di corridoio affermano che l’interruzione dei lavori al Pronto Soccorso sarebbero imputabili all’impossibilità strutturale del vecchio edificio di reggere il nuovo (dato un sottostante debole magazzino). E una nuova sala operatoria si trova esattamente sopra a tutto ciò”. D’altronde abbiamo voluto montare il motore di una Ferrari sulla carrozzeria di una vecchia cinquecento… Che la struttura del nostro ospedale sia vetusta e obsoleta non è certo una novità. Da almeno dieci anni a questa parte infuria la polemica e l’esigenza di costruire un nuovo nosocomio è stata al centro di ben due campagne elettorali (ndr Enrico Campedelli), nel frattempo il Ramazzini, le cui ossa si fanno sempre più malferme, continua a invecchiare.  Il tema è un altro: perché si preferisce rattoppare e mettere stampelle, con investimenti elevatissimi, anziché optare per la realizzazione di una nuova struttura ospedaliera? Fino a quando Carpi continuerà a essere considerata la periferia dell’impero da parte dell’Azienda, il nostro ospedale continuerà a impoverirsi. E’ assurdo avere a disposizione sale operatorie più innovative e avanzate di quelle di Baggiovara e non poterle usare perché mancano medici chirurghi e infermieri. Un ospedale non è fatto solo di muri e macchinari, bensì di personale qualificato e Carpi, nel corso del tempo, è stata depauperata di numerosi professionisti. Chi ha deciso di restare, invece, si ritrova quotidianamente a fare i conti con risorse umane ridotte all’osso. Il messaggio, allora, risuona forte e chiaro: urgenze a parte, qualora sia possibile naturalmente, i pazienti devono confluire verso quella cattedrale nel deserto chiamata Baggiovara. Di fronte a un indirizzo aziendale sempre più smaccatamente modenacentrico: perché la politica locale non alza la voce in difesa della sanità dell’Area Nord? Intanto ad approdare a Carpi da Baggiovara è il chirurgo Michele Varoli, nominato primario del Reparto di Chirurgia del Ramazzini. In ambiente ospedaliero parlano di lui come di un ottimo chirurgo: sarà messo nelle condizioni di lavorare a pieno regime? Colmo sarebbe se, pur avendo a disposizione un bravo professionista, (e come lui tanti altri, basti pensare all’eccellenza del Reparto di Otorinolaringoiatria, centro regionale accreditato per la cura della sordità, al quale si somma un Servizio di Audio – Vestibologia tra i migliori in Italia) le tanto agognate sale operatorie restassero, una volta ripristinate, tristemente vuote. La via intrapresa, purtroppo, pare essere ormai irreversibile: il lento e progressivo smantellamento di pezzi di ospedale (ad esempio il non avvicendamento del primario di Nefrologia o il probabile superamento della Stroke Unit per il trattamento dell’ictus in fase acuta) lascerà la nostra città con una struttura a medio bassa intensità di cura. Baggiovara ringrazia.
Jessica Bianchi