La torre dell’acquedotto si rifà il look

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L’intervento deliberato dalla Giunta Bellelli nella seduta del 22 settembre scorso prevede interventi di riparazione ma per la torre dell’acquedotto di via Lenin si sogna una nuova vita.
La torre piezometrica, propriamente “serbatoio di compenso per la distribuzione dell’acqua” è in disuso da circa 40 anni (ospita oggi unicamente l’impianto di comunicazione della Protezione Civile) ma originariamente faceva parte dell’acquedotto comunale con sorgente a Fontana di Rubiera.  
L’edificio, di proprietà comunale, è un bene culturale tutelato ai sensi D.Lgs 42/2004 perché rappresenta una testimonianza importante della cultura industriale dello scorso secolo e, per l’interesse che riveste, rientra nel Programma delle Opere Pubbliche e dei Beni culturali danneggiati dagli eventi sismici del 20 e del 29 maggio: per il progetto di riparazione e rafforzamento è prevista una spesa complessiva di 120mila euro. I danni provocati dal sisma del maggio 2012 attengono alle strutture e alle finiture ad esse collegate ma non inficiano la stabilità della costruzione nel suo complesso. La torre con la sua mole imponente ha un forte impatto visivo all’interno dell’insediamento urbano: alta 35,90 metri è collegata al serbatoio di accumulo (distaccato dalla torre) attraverso tubazioni sotterranee. Fu costruita tra il 1937 e il 1940 per risolvere il problema del rifornimento idrico della città di Carpi e garantire un’adeguata pressione nelle condutture.  Il primo progetto della torre con sollevamento meccanico, risale al 1932 e porta la firma del bolognese Domenico Malaguti, ingegnere Capo del Comune di Carpi: dato il suo lungo servizio presso il Comune, a lui si deve la quasi totalità delle opere pubbliche progettate e realizzate a Carpi tra le due guerre e nell’immediato secondo dopoguerra.
Nella relazione che accompagna il progetto si legge: “trattandosi di costruzione non più funzionale all’uso originario ma di significativa rilevanza quanto a consistenza tipologico-morfologica e valore storico-artistico, per di più inserita in un contesto ambientale di singolare interesse per localizzazione nel cuore cittadino, per presenza di un complesso integrato di manufatti (oltre la torre piezometrica, il serbatoio seminterrato), per potenzialità connesse alla destinazione di zona e alla capacità insediativa previste dagli strumenti urbanistici vigenti, sarebbe auspicabile un intervento progettuale inquadrato in una prospettiva di ampio respiro, che avesse come riferimento il destino dell’insediamento nel suo complesso”. Per esempio, “un’ipotesi di rifunzionalizzazione in senso museale, espositivo e ricreativo, renderebbe progettualmente allettante la possibilità di utilizzare l’affacciamento a 360° sulla città… Anche la presenza di un repertorio strutturale così rigoroso e suggestivo, potrebbe essere evidenziata e valorizzata aumentando al massimo la trasparenza dell’apparato murario, conferendo luminosità al manufatto verso l’interno ma anche verso l’esterno e prospettandone così un esito di grande e suggestivo marcatore ambientale”. E’ il sogno di una nuova vita per la torre piezometrica oggi dismessa e che diventa un centro culturale – espositivo- ricreativo – biblioteca, grande segnale visivo urbano, belvedere sulla città e, di notte, faro luminoso della città. Purtroppo tale opportunità oggi “non è data per ragioni tecnico-economiche-temporali”, ma di quel sogno è bene che resti traccia nelle carte comunali a disposizione di chi progetterà in futuro questa città.
Sara Gelli

 

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