Roberto Belelli ha 51 anni e, dopo un’infanzia trascorsa a Bologna, una giovinezza vissuta tra Roma e i viaggi in Grecia e Spagna è approdato, nel 2010, a Carpi. Da sempre innamorato di pittura e grafica, la sua biografia è la prova di come l’arte, oltre a essere legata a bellezza e armonia, porti con sé una concreta capacità non soltanto espressiva ma anche terapeutica. Un carattere curioso e pieno di spirito d’adattamento il suo che, nella giovinezza, non ha tuttavia trovato un modo per incanalarsi in una direzione precisa: “nonostante sia nato in una città in cui il benessere era palpabile – spiega – le strade che ho percorso si sono sempre rivelate intricate e tortuose. Figlio unico di genitori separati da quando avevo 7 anni, sono sopravvissuto anche grazie alla passione per il disegno e al mio carattere estroverso. Frequentare un corso di Grafica pubblicitaria in un’epoca in cui questa disciplina era nel fiore del suo sviluppo è stato importante per ampliare i miei orizzonti artistici, purtroppo però non sono mai entrato in quel mondo, perché oltre a non studiare granché, le mie priorità erano, oltre al disegno, i rapporti sociali e le ragazze, tanto che mi trovai a vivere fuori casa già all’età di 19 anni”. Nelle sue peregrinazioni Roberto giunge a Roma giusto in tempo per sposarsi e crescere Irene e Federico, i suoi due figli, l’amore nei confronti dei quali lo ha assorbito in maniera totalizzante per anni. Meno riuscito il rapporto con la compagna, sin dagli esordi complesso e burrascoso. Tanto che, nel 2010, Roberto si è ritrovato separato e in una situazione economica non propriamente florida. “Proprio per questo, sebbene già dal 2005 lavorassi a Carpi come operaio stradale, nel 2010 ho deciso di stabilirmi in questa vivibile città, in cui la cultura e il divertimento non mancano”. Ed è proprio in questo non facile frangente che all’interno di Roberto è scattato qualcosa: “la tenacia e il tentativo di restare a galla in mezzo alla bufera di una separazione hanno fatto sì che nelle buie sere d’inverno qualcosa che era sopito dentro di me arrivasse a rivelarsi, attraverso la stesura di brevi racconti e la pittura”. Roberto, in arte Poeta Operaio, non ha dubbi: sono state pittura e scrittura a consentirgli di superare la depressione nella quale stava sprofondando, a consentirgli di risvegliare passioni sepolte, a vivere nuove esperienze per poi, al culmine, incontrare un nuovo amore. Una volta aperta la porta alla libera espressione delle proprie emozioni, naturalmente, non ci si ferma davanti a nulla. “Nei momenti di difficoltà economica, il desiderio di dipingere mi ha portato a creare quadri con stoffa di jeans e teli recuperati da lenzuola, così come con vecchio legname, che ho utilizzato per comporre telai, cornici e supporti per la stesura di malte su cui spandere colori e stati d’animo. Molti dei miei soggetti sono donne, volti, corpi nudi o velati, esaltazione delle forme e della sensualità. A volte invece avverto la necessità di andare oltre senza soffermarmi su di un particolare, ed è così che il pennello si libera insieme alla mente, creando improvvisazioni, giochi di toni e colori. Un metodo molto liberatorio che spinge successivamente a cimentarsi con soggetti più complessi. Come ho scritto una volta, la ricerca è dentro di sé, e l’arte è il mezzo per farla affiorare. Dipingere ti mette in relazione con te stesso, con la parte inconscia del tuo animo, è una forma di meditazione e liberazione, perchè nessuno è lì a dirti cosa devi o non devi fare”.
Marcello Marchesini