“C’è ancora bisogno di teatro”

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Oggi, in questo tempo complesso, frenetico, alienante “c’è  davvero bisogno di teatro? Il teatro può ancora raccontarci qualcosa?”. A lanciare tali interrogativi sono alcuni dei giovanissimi del laboratorio Fare Teatro di Carpi. “Sì” è stata l’entusiasta e unanime risposta, perché, “tra tutte le arti, il teatro è l’unico che passa da bocca a bocca, da mano a mano, da corpo a corpo… senza intermediari. Comprensibile, trasparente e aperto, il teatro, luogo di incontro per antonomasia, ancora oggi, può dirci tutto”. Malgrado la sua potenza e il fascino indiscusso, è però innegabile che il teatro stia soffrendo. I numeri in calo delle presenze in tutto il Bel Paese ne sono la chiara testimonianza: il gioiello cittadino, ancora (ma per quanto?) gestito direttamente dal nostro Comune, fatica ma tiene. Dimenticati i pienoni d’un tempo, quelli pre crisi tanto per intenderci (nel 2008-2009 ad esempio le presenze in stagione sono state 30.869, mentre nel 2009-2010 erano scese a 27.572 con una media di circa 511 spettatori a recita), vanta comunque buone performance, con 24.676 presenze nella stagione appena passata e una media di 474 spettatori a spettacolo (sono stati 52). “Registriamo tassi di riempimento del 92% – spiega il direttore del Comunale, Marco Rovatti – numeri che premiano le scelte fatte sinora. Il nostro, infatti, è un teatro che investe nei giovani, attraverso l’organizzazione di laboratori a loro dedicati e con una proposta spettacolare variegata capace di coinvolgere target diversi per garantire sempre un indispensabile ricambio di pubblico”. E per attirare in platea famiglie e giovani la direzione del Teatro Comunale nel pensare il prossimo cartellone ha apportato qualche piccola novità: reintrodotto il musical con Billy Elliot firmato dal regista Massimo Romeo Piparo (tra le produzioni più costose ma tra le più amate in città e non solo) e, per la prima volta dopo decenni, tagliato il concerto sinfonico di fine anno. Tramontata l’era della Marcia di Radetzky, in città il Capodanno si festeggerà insieme agli Oblivion, quintetto che si muove tra musica e comicità in una sorta di jukebox umano. A lanciare un’evidente strizzatina d’occhi ai più giovani è anche l’assessore alle Politiche Culturali, Simone Morelli: “bene i numeri, bene l’offerta ampia, interessante e varia ma, ciò che conta davvero, è la partecipazione dal basso. L’investimento sui più giovani, sul talento. Il nostro obiettivo è chiaro: far emergere la meglio gioventù di Carpi. D’altronde io faccio politica e di questo devo occuparmi”. Il messaggio lanciato nella bottiglia è lapalissiano: meglio cercare e valorizzare talenti di casa piuttosto che affollare l’offerta culturale di nomi tanto blasonati quanto costosi… soprattutto se pensiamo che, a fronte di una spesa di circa 640mila euro per approntare il cartellone di quest’anno (ai cachet vanno poi aggiunte le spese di gestione e di personale), il Comunale ha una previsione di incasso di soli 363mila euro. La speranza è quindi che i giovani rispondano numerosi alla chiamata!

Jessica Bianchi