Si parla spesso di cervelli in fuga, ma quella di Melissa Bizzarri è la storia di una giovane ricercatrice che ha scelto di impegnare il proprio talento in Italia.
Carpigiana, 26 anni, una laurea specialistica in Biotecnologie industriali conseguita all’Università di Modena e Reggio Emilia, Rita Levi Montalcini come idolo e un poster della serie tv Breaking Bad in camera, Melissa non ha dubbi sulla bellezza del proprio lavoro. “Le biotecnologie rappresentano il futuro e quello che faccio è molto stimolante: ogni giorno occorre affrontare nuove sfide e risolvere problemi inediti, non ci si annoia mai”.
Da aprile a giugno Melissa, che nell’ambito degli OGM studia in particolare lieviti ibridi non convenzionali, ha svolto un’importante sessione di ricerca a Praga. “Durante una conferenza a Trento ho conosciuto una docente che, svolgendo una ricerca molto avanzata proprio nell’ambito di cui mi occupo, mi ha invitata nel suo laboratorio e ho ovviamente colto la palla al balzo. Mi sono trovata a fare ricerca con un gruppo di 15 persone, in particolare con Vincent, un collega spagnolo. Quella all’estero si è rivelata un’esperienza fantastica, che mi ha arricchito molto, professionalmente e umanamente”. Il suo progetto riguarda un lievito particolare, simile a quelli della famiglia dei saccharomyces – di cui fa parte il lievito del pane, per intenderci – che ha la caratteristica, rara, di riuscire a crescere in matrici alimentari con elevate concentrazioni saline e zuccherine, e che potrebbe venir sfruttato per la fermentazione di diversi prodotti, bevande alcoliche e non, come l’aceto balsamico, velocizzando il processo rispetto alle tecniche attualmente in uso. “Il problema – spiega – è che si tratta di un lievito sterile e dunque non sfruttabile dal punto di vista industriale perché non in grado di riprodursi. Quello che ho dovuto fare è stato innanzitutto individuare, a livello genico, la causa della sterilità, a Praga ho imparato come sviluppare dei costrutti di manipolazione genetica che mi consentissero di estrarre dalla sequenza di DNA il gene in questione, per poi sostituirlo con una copia che desse la possibilità di ripristinare il circuito alla base della meiosi e della riproduzione”.
Un compito molto impegnativo che, proprio allo scadere della sua permanenza, ha dato i suoi primi, preziosi frutti: “gli ultimi giorni ho ottenuto esemplari mutanti privi di questo gene, riuscendo così a superare il primo passaggio. Ora continuo il mio lavoro in laboratorio a Modena. Spero di arrivare al risultato finale, ho davanti ancora due anni di dottorato e ce la metterò tutta”. Melissa passa in laboratorio mediamente otto ore al giorno ma capita che rimanga sui suoi strumenti anche fino a sera inoltrata, quando ci sono esperimenti importanti da portare a termine.
Finito il dottorato Melissa non pensa di continuare nel percorso accademico: “l’esperienza dei colleghi mi insegna che, purtroppo, questa strada porta a vivere con assegni di ricerca rinnovati annualmente, in maniera precaria e con una grossa incompatibilità tra l’attività di ricerca e la possibilità di farsi una famiglia, che invece desidero. Dunque, terminato
il dottorato, cercherò
lavoro nell’industria privata, cercando di rimanere in Italia, anche se questo titolo accademico, diversamente che all’esterno dove è ritenuto fondamentale, nel nostro Paese non è ancora adeguatamente riconosciuto”.
Marcello Marchesini