C’è un arte che illustra la realtà e un’altra che crea immagini estranee alla nostra esperienza visiva, che però possono risultare molto familiari a quella emozionale, rendendo visibile ciò che spesso non lo è. Ed è proprio a questa seconda forma di espressione che appartengono gli acquerelli di Francesca Lugli, carpigiana classe ‘82 impiegata presso una tipografia della città che, a un certo punto della sua vita, ha sentito l’urgenza di prendere in mano il pennello e lasciarlo andare liberamente, senza un soggetto prestabilito né, tantomeno, un’ambizione particolare.
Semplicemente l’ha fatto perché ne sentiva l’esigenza e da questa urgenza espressiva sono nati degli acquerelli freschi e raffinati che sono esposti al pubblico al Nic (New Italian Cafè), in via delle Magliaie n°13. Curatore della mostra è Mauro Filippini di Bottega di Pittura. “Un giorno ho comprato degli acquerelli per mio figlio – ha raccontato Francesca – e ho ricominciato a disegnare in modo primordiale con un solo colore, il blu, che in seguito ho scoperto rappresentare la comunicazione e la tranquillità.
Forse era ciò che ricercavo inizialmente… E poi, senza uno schema preciso, sono subentrati anche il giallo, il verde e come un flusso inarrestabile tutti gli altri colori dello spettro visibile. E’ come se avessi compiuto su me stessa un percorso di cromoterapia artistica che, solo successivamente, ho deciso di condividere con gli altri. Inizialmente non riuscivo a disegnare altro che cerchi concentrici con un fulcro centrale pieno: ero io che parlavo a me stessa e richiamavo a me l’arte, la passione che avevo sempre confinato in un angolo, sommersa dalle varie priorità della vita”.
Tra tutte le tecniche di pittura la tua scelta è ricaduta sugli acquerelli. Per quale motivo?
“E’ stata una scelta dettata dell’istinto. Mi piace l’effetto di trasparenza e indefinitezza che l’acquerello crea. Credo sia la forma pittorica più credibile per rappresentare tutto ciò che non si può vedere, ma solo cogliere intimamente. Mi piacciono le sfumature più o meno intense e le differenti gradazioni che si possono ottenere mischiando fra loro due colori, così come nella vita si mischiano le esperienze, i sentimenti e le emozioni delle persone, e non c’è mai nulla di perfettamente definito e immutabile. Nemmeno il progetto di partenza dei miei disegni lo è. Inizio a muovere il pennello e non so mai cosa ne verrà fuori. Mi faccio trasportare da ciò che sento in quel momento e lo lascio scorrere fuori spontaneamente. E’ una comunicazione molto diretta e spontanea. I miei disegni possono piacere oppure no, ma sono autentici. Sono il modo più sincero che ho per esprimermi. Dicono: questa sono io”.
Le tue opere hanno una cornice di cartone che è anch’essa una forma d’espressione…
“C’è una frase su ogni cornice che spiega a parole ciò che ho espresso con le forme e i colori. Lavorando in una tipografia è stato facile, con l’aiuto del mio titolare, ideare e realizzare le cornici in cartone perfettamente in linea con il mio mood naturale e rispettoso della natura. Imprimo ogni singola lettera tramite uno stencil di plexiglas che intingo nell’inchiostro e ripulisco di volta in volta. E’ un lavoro certosino e dal risultato spesso imperfetto, ma questo lo rende ancora più personale”.
La mostra del 2 dicembre al Nic non è la prima, vero?
“Esatto. Ho tenuto la prima esposizione a ottobre ed è stata una bellissima esperienza. Mi aspettavo sorrisi, condivisione, scambio, curiosità, emozioni e ci sono stati! Ciò che invece non mi aspettavo, e mi ha reso ancora più felice, è stata la richiesta di poter acquistare i miei quadri. Questo ha messo in moto tutta una serie di progetti che avevo solo ipotizzato, e che invece adesso, voglio realizzare, senza però affrettare i tempi e, soprattutto, senza perdere il piacere e la magia di dipingere”.
Chiara Sorrentino