“I nostri elettori sono liberi di votare chi vogliono”: così si sono espressi il Movimento 5 Stelle e la Lista civica Carpi Futura circa il ballottaggio del 9 giugno all’indomani dell’esito dello spoglio elettorale. Dopo mesi di “chiamata alle armi”, simbolicamente parlando, si intende, e dopo fiumi di parole spesi per tentare di convincere i carpigiani a votare per un “cambiamento” le due forze in campo, schiacciate da un risultato elettorale tutt’altro che lusinghiero, si erano autoproclamate fuori dai giochi.
Gli incontri – e gli scontri – a porte chiuse non sono mancati. Ciascuno, neanche a dirlo, ha la propria versione, quella pubblica perlomeno: “abbiamo ascoltato e sperato di trovare uno spiraglio di luce per il bene della nostra città, – spiegano i 5 Stelle – abbiamo abbandonato ogni pregiudizio e dimenticato ogni offesa ricevuta e querele penali in corso, ma è stato il buio più totale. Siamo rammaricati dell’esito delle votazioni, non abbiamo perso solo noi, è Carpi che ha perso l’opportunità di vedere un reale cambiamento… Noi ripartiamo da una sana e robusta opposizione chiunque sia il futuro sindaco”.
Posizione sulla quale i grillini non hanno fatto marcia indietro, dimostrando coerenza, nonostante lo sfogo della candidata Monica Medici sui social. In un post su Facebook, poi rimosso, scrive: “basta con sta storia di ascolto del territorio. Noi a Carpi siamo il territorio, siamo stati presenti sempre sulla battaglie della città, competenza l’abbiamo, ma arriva la Lega con una lista di prestanomi presi da tutta la Provincia che mai verranno in Consiglio Comunale e prende il 27%. Il problema sono gli italiani scemi e deficienti che vivono di spritz e Facebook”. A volte il silenzio è decisamente preferibile.
Carpi Futura invece ha scelto di non scegliere, perlomeno nettamente. “Ordini supremi impartiti da Roma – ha dichiarato in un primo tempo la Civica scaricandosi la coscienza e individuando un colpevole – impediscono a Lega e 5Stelle di Carpi di sedersi allo stesso tavolo per ragionare di proposte concrete (ndr – anche se la Medici sarebbe stata disposta a disubbidire, la Lega è stata irremovibile nel voler assecondare il dettato politico giunto dall’alto) Carpi Futura, nella totale impossibilità di contribuire a una reale proposta di cambiamento, (ndr – ovvero caduta l’ipotesi di una configurazione a tre composta da 5 Stelle, Carpi Futura e Lega, giusto per non deludere nessuno) ha preso la decisione di non fare apparentamenti né dare appoggio a nessuna delle forze in campo”. Nonostante ciò la civica, in balia di una delle tante anime che la compone, decide di lanciare un assist alla Lega: 10 punti programmatici che, in caso di vittoria, le varranno – probabilmente – un assessorato. Nessun apparentamento intendiamoci bene. E no, nemmeno un’indicazione di voto, si affrettano a precisare. Dieci punti che per qualcuno non fanno altro che creare inutile confusione nell’elettorato ma, tant’è.
Una indecisione che la Civica pagherà a caro prezzo, a prescindere dall’esito del ballottaggio. Questa politica del “me ne lavo le mani” di pilatiana memoria o, per dirla in modo meno sibillino, del non scontentiamo nessuno infatti, ne decreterà la sconfitta. Una posizione netta in favore del Centrodestra in occasione di queste Amministrative del tutto anomale avrebbe fatto storcere qualche naso ma sarebbe stata funzionale al perseguimento di quel cambiamento tanto anelato durante la campagna elettorale. Qual è il timore: perdere ulteriori consensi? Di essere ritenuti poco credibili? Di vedere compromesso il proprio civismo? Un progetto, il loro, che già non aveva convinto l’elettorato, guadagnando solo l’11,37%. E dunque a cosa è ascrivibile tale mancanza di coraggio?
Tra cinque anni le carte potevano essere rimescolate.
Poma libera tutti, insomma, ma non vince.
Carpi Futura, che arrivi a sedere in Giunta oppure no, è la grande sconfitta di queste Amministrative.
L’esito del voto ci dice che quasi 3 carpigiani su 10 non si sono recati alle urne. Un quarto dell’elettorato si è diviso tra 5 Stelle e Civica, il 27% ha scelto Salvini mentre i rimanenti hanno difeso lo status quo del Pd. Quel che resta, in vista del ballottaggio, è una polarizzazione radicale di cui si presagiscono già gli effetti sulla composizione del Consiglio Comunale. Una cosa è certa: chi vincerà il ballottaggio avrà vita dura.
Jessica Bianchi