Cresciuta con i libri di Sophie Kinsella (I love Shopping) e con le serie televisive americane, Felicia Kingsley (al secolo Serena Artioli) ha iniziato da ragazzina a scrivere fanfiction ovvero opere scritte da fan (da qui il nome) prendendo come spunto le storie o i personaggi di opere originali, per poi autopubblicare online il suo primo romanzo rosa Matrimonio di convenienza: in appena due settimane ha scalato la classifica di Amazon attirando l’attenzione di una nota casa editrice che ha voluto acquistarne i diritti. Dopo l’esordio sono arrivati altri tre romanzi: tutti di genere romantico e che sembrano la trasposizione su carta di quelle spensierate commedie romantiche americane che spesso trasmettono in televisione.
Felicia a maggio è uscito il tuo quarto romanzo Due cuori in affitto. Come ti è venuta l’idea per questa nuova storia e per i due protagonisti Summer e Blake?
“Dopo una Cenerentola a Manhattan, riadattamento della favola originale, avevo voglia di liberarmi delle sovrastrutture e andare a ruota libera e, in questo caso particolare, anche di sperimentare dei toni molto più vivaci e una comicità più marcata. Due personaggi così diversi fra di loro mi davano spazio a volontà per creare dialoghi accesi e scene che richiamassero la dinamicità delle serie Tv”.
Anche questa volta hai scelto di ambientare la vicenda negli States. A cosa si deve questa tua passione per gli Stati Uniti? Una commedia romantica ambientata in Italia non produrrebbe lo stesso effetto?
“Non ho una passione per gli Stati Uniti, in realtà, ma ogni storia ha il suo contesto. Il romanzo nasce già nel suo scenario, che sia Londra, New York o altro. Una Cenerentola a Bisazzo sul Po, ad esempio, non evocherebbe la stessa idea di luogo in cui tutto può succedere come Manhattan. In Due cuori in affitto abbiamo uno scrittore di bestseller internazionali che si scontra/incontra con una sceneggiatrice di serie Tv ed è piuttosto raro, qui da noi, trovare un contesto in cui sia verosimile far interagire queste due realtà lavorative”.
Pensi che storie come Cenerentola a Manhattan e Matrimonio di convenienza si potrebbero verificare nella realtà o sono confinate a rimanere nell’immaginario della commedia romantica?
“Sarebbe bello poter rispondere di sì, ma credo che la conta delle probabilità giochi a sfavore di tutte le storie. Mai dire mai, però! Fino a vent’anni fa, nessuno si sarebbe mai sognato che i nipoti della regina d’Inghilterra avrebbero sposato uno, il futuro re, una ragazza borghese, e l’altro un’attrice più grande e divorziata. E invece…”.
Il genere romance, ovvero la commedia romantica leggera è spesso bersaglio di critiche, sia per quanto riguarda le trame, accusate di essere ripetitive e scontate, che per lo stile naif e talvolta kitch, eppure continuano a essere un motore di traino dell’editoria. Che effetto ti fanno queste critiche?
“Mi fanno sorridere perché dietro il paravento intellettuale di chi emette questi giudizi si cela invece una grave superficialità. Come hai già rilevato, i dati di vendita dimostrano che non siamo davanti a un genere di nicchia, o minoritario, ma un capofila dell’economia editoriale. Comunque non è solo una questione di vil denaro, è anche l’incomparabile capacità che ha il romance di avvicinare i non lettori alla lettura: conosco molte persone che non avevano mai aperto un libro in vita loro e che, dopo aver letto un romance, si sono incuriositi verso il mondo della lettura e oggi sono lettori onnivori e forti (cioè leggono almeno un libro al mese). E poi, anche i thriller iniziano sempre con un cadavere ritrovato in circostanze misteriose e finiscono con l’individuazione dell’assassino”.
Quali sono gli autori a cui ti ispiri e un romanzo che non ti stancheresti mai di leggere?
“Cerco di non ispirarmi a nessuno, non voglio cadere nell’imitazione. Le idee migliori me le dà la musica. Leggo per il mio divertimento e gli autori a cui mi sono affezionata negli anni sono: Ken Follett, Sophie Kinsella e Julia Quinn”.
Sei reduce dalla fiera del libro di Torino dove hai presentato il tuo nuovo romanzo. Come è andata?
“Sto ancora cercando di riprendermi, in realtà. E’ andata oltre ogni mia più rosea aspettativa. A cominciare dalla conferenza che ho tenuto con Anna Premoli e Martina Donati proprio sul tema del romance nell’editoria. Al Salone di Torino è una vera conquista ottenere uno spazio per parlare del genere rosa, ma il fatto che la sala fosse piena, con persone sedute a terra, in piedi e fuori dalle transenne per ascoltare, credo sia stato un segnale fortissimo. Poi c’è stato il firmacopie e a ripensarci mi commuovo ancora, perché mai avrei immaginato così tante persone disposte ad aspettare anche due ore in piedi per scambiare una parola con me. Incredibile. Se non avessi le foto, stenterei a credere che sia successo sul serio”.
Per il futuro pensi di proseguire la strada della commedia romantica o vorresti cimentarti in un altro genere? Stai lavorando a qualcosa di nuovo?
“Scrivo sempre. Quando finisco la stesura di un romanzo ho già una sinossi nuova su cui lavorare. Siamo sempre nel genere romance e, almeno per ora, non sento l’esigenza di cambiare. Mi piacciono le saghe familiari, ma prima di affrontarne la stesura, devo pensare a un progetto forte”.
Chiara Sorrentino