“Mi ha usato per lasciare il Pakistan, venire qui, sistemarsi e rifarsi una vita”. A parlare è M.R., 39enne di origini pachistane e cittadino italiano dal 2013, denunciato dalla moglie per maltrattamenti e schiavitù, “accuse che non hanno mai superato le fasi delle indagini preliminari e che sono state archiviate definitivamente dal giudice”, spiega. “Quando mia moglie è uscita di casa ho avviato le pratiche per la separazione ma il giudice ha assecondato le sue richieste, stabilendo che le corrispondessi 500 euro al mese di mantenimento dal momento che non lavorava e in considerazione delle accuse, rivelatesi false, mosse verso di me. Faccio il manutentore, con gli straordinari arrivo a 2mila euro al mese, ma tra le spese legali, il mutuo della casa e i soldi che devo dare a lei, non mi resta nulla. Vivo in un costante stato d’ansia, questa situazione mi ha spezzato, a livello psicologico ed economico. E’ un’ingiustizia che mi sta distruggendo”. La storia di M. (Per approfondirla leggi l’articolo “Non so più dove sbattere la testa, anche gli uomini possono diventare un bersaglio”: https://temponews.it/2025/05/26/non-so-piu-dove-sbattere-la-testa-anche-gli-uomini-possono-diventare-un-bersaglio/) è una di quelle che fa male al cuore e sulla quale il consigliere della Lega Carpi Giulio Bonzanini ha deciso di vedere chiaro presentando un’interrogazione per chiedere quali azioni Comune di Carpi e Unione delle Terre d’Argine abbiano messo in campo per contrastare la violenza di genere, “non solo fisica, ma anche psicologica ed economica” di cui sono vittima non solo le donne ma anche “i più fragili” e se tali enti monitorino “l’attività di quelle realtà associative come il Centro Antiviolenza VivereDonna APS” dal momento che “ne cofinanziano le attività anche tramite la Regione Emilia-Romagna”.
“Dopo l’evoluzione del processo e delle sentenze, la situazione appare decisamente diversa rispetto a quanto aveva denunciato l’ex moglie. A emergere è infatti uno scenario fosco, con ripetute vessazioni e minacce fatte a quest’ultimo dai parenti e da connazionali della donna, generando un perenne stato di ansia e pericolo per l’incolumità dell’ex marito e dei propri familiari” spiega il consigliere.
La donna, prosegue Bonzanini, “è stata presa in carico dai Servizi Sociali e successivamente affidata a Viveredonna, ricevendo ospitalità, protezione e assistenza legale. Allo stato attuale sono caduti e sono stati definitivamente archiviati dal giudice i procedimenti penali a carico dell’imputato, che non hanno mai superato le indagini preliminari. Non risultano pertanto implicazioni e condanne certe e, al contrario, sono state smentite dai referti medici le gravi accuse rivolte dalla donna, che in attesa della sentenza civile percepisce però ugualmente un assegno di mantenimento di 500 euro mensili, andando a gravare su una situazione economica e psicofisica dell’ex marito estremamente delicata”.
Dal 2013 a Carpi è attivo il Centro Antiviolenza Viveredonna, un’associazione di promozione sociale che opera sul territorio delle Terre d’Argine, anche attraverso strutture dedicate a tutte le donne che stanno attraversando momenti di difficoltà e confusioni dovuti a situazioni di violenza psicologica, fisica, economica, sessuale: “nel 2024 – si legge nel testo dell’ordinanza – sull’Unione delle Terre d’Argine risultano attive due linee di spesa verso il Centro Antiviolenza Vivere Donna APS, finanziate dalla Regione Emilia Romagna. “Una spesa per la convenzione regolante lo svolgimento del progetto di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne, con una spesa di 89.516 euro e una per il supporto psicologo a sostegno delle donne e/o dei loro figli/e inseriti in un percorso di uscita dalla violenza pari a 12.107 euro. Nel 2025, risulta al momento attiva la convenzione di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne per 115.678 euro”.
La lotta contro la violenza di genere non può essere intesa come unilaterale ma va vista nelle sue tante sfaccettature, senza preclusioni ideologiche e con la reale volontà di affrontare ogni tipo di vessazione e prevaricazione.
“Vicende come questa, se non adeguatamente approfondite e affrontate con trasparenza e rigore – spiega Bonzanini – rischiano di minare la fiducia dei cittadini verso le istituzioni, così come gli Enti e le Associazioni da essi sostenuti nel loro meritevole e quotidiano lavoro di sostegno ai più deboli”.
Il consigliere chiede quindi all’Amministrazione e ai Servizi Sociali “se siano a conoscenza di questo caso specifico e se il cittadino carpigiano ed ex coniuge della donna assistita e ospitata nel Centro Antiviolenza sia stato ascoltato dai Servizi Sociali. E, ancora, se, a seguito della smentita delle gravi accuse fatte a suo tempo dalla donna vi siano stati cambiamenti o vi sia l’intenzione in merito al servizio di assistenza (anche legale) e di ospitalità garantitole”. Una doverosa richiesta di trasparenza.
J.B.
























