Negati per dieci anni 106mila euro, “chiediamo giustizia”

Il carpigiano Alessandro Cerchiari convive con una gravissima disabilità. Per dieci anni ha percepito un assegno di cura del valore di 15 euro nonostante la Regione avesse previsto un innalzamento a 45. Un ritocco “sfuggito” ai Servizi Sociali i quali hanno provveduto ad adeguare il contributo solo quando ad accorgersene è stato lo stesso Alessandro. E così la sua famiglia, che nel corso del tempo ha letteralmente dato fondo a tutti i propri risparmi pur di dare al figlio la possibilità di restare a vivere nella sua casa, non ha potuto beneficiare di circa 106mila euro. Ora la famiglia si è rivolta a un legale per avere giustizia. Quella cifra potrebbe fare la differenza nell’assicurare un futuro dignitoso ad Alessandro e dare speranza ai suoi anziani genitori.

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Ha 51 anni il carpigiano Alessandro Cerchiari e da tutta la vita convive con una gravissima disabilità. Circondato dall’amore della sua famiglia, è seguito dai Servizi Sociali e percepisce un assegno di cura.

Un aiuto importante, seppur insufficiente, per sostenere gli sforzi compiuti quotidianamente dai genitori affinché Alessandro possa restare nella sua abitazione e ricevere lì l’assistenza di cui necessita anziché essere inserito all’interno di una struttura.

Mamma Paola più volte ha bussato alla porta dei servizi sociali per chiedere un ulteriore aiuto dal momento che, nonostante i tanti sacrifici, i soldi non bastavano, ma ogni suo appello è caduto nel vuoto. “Ci rispondevano che per noi non potevano essere attivati altri tipi di sostegno”.

Poi, navigando on line, Alessandro ha scoperto che la Regione aveva cambiato la normativa relativa agli assegno di cura e che, racconta “avrei avuto diritto a un emolumento di 45 euro al giorno anziché di 15, ovvero la somma che percepivo. Abbiamo pertanto scritto all’assistente sociale per chiedere un immediato aggiornamento del contributo che ci è stato accordato”.

I Servizi sociali hanno provveduto ad adeguare l’importo ma come è possibile che nessuno se ne sia accorto prima della segnalazione degli stessi beneficiari?

Alessandro avrebbe potuto godere dell’aumento da dieci anni a questa parte: somme che sarebbero state delle vere e proprie boccate d’ossigeno per una famiglia che nel corso del tempo ha letteralmente dato fondo a tutti i propri risparmi pur di dare al figlio la possibilità di restare a vivere nella sua casa, tra i suoi affetti, ricevendo le cure necessarie grazie ai tanti professionisti, anche privati, che si alternano nell’assistenza. Un onere gravoso che quei 45 euro giornalieri avrebbero potuto rendere maggiormente sopportabile per due genitori ormai anziani e sempre più preoccupati per quel “dopo di noi” di cui tanto si parla e poco si fa.

“Alla famiglia sono stati di fatto negati 106mila euro. Una cifra importante che però il Comune di Carpi ad oggi non vuole erogare nonostante l’errore commesso dall’assistente sociale, la quale non ha saputo individuare l’importo corretto da attribuire secondo quanto stabilito dalla normativa regionale se non dopo essere stata sollecitata in tal senso dall’interessato” spiega il legale a cui la famiglia Cerchiari si è rivolto. L’argomentazione addotta dall’ente pubblico, prosegue l’avvocato, “è che l’assegno di cura non è un diritto e che non ci sono fondi. Rappresenta comunque un interesse legittimo, cioè una legittima aspettativa, di cui peraltro Alessandro già beneficiava e che doveva semplicemente essere doverosamente adeguato. Una somma che pertanto deve essere risarcita, in quanto l’errore, l’inerzia dell’Ente preposto ha causato un danno”.

Al momento, conclude il legale, “è in corso una negoziazione assistita, procedura di deflazione del contenzioso, insieme alle parti in causa, ovvero Comune e Ausl. Quei denari sono fondamentali per Alessandro e la sua famiglia, non arretreremo di un passo”.

Una cifra che potrebbe fare la differenza nell’assicurare un futuro dignitoso ad Alessandro e dare così speranza ai suoi genitori. 

Jessica Bianchi

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