Imprenditore di Mirandola finisce in carcere

La Guardia di Finanza di Modena ha eseguito una misura cautelare in carcere nei confronti di un imprenditore di Mirandola operante nel settore della somministrazione di manodopera. Le ipotesi di reato sono associazione per delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio, falso in bilancio e abusivismo finanziario. Indagate 32 persone e coinvolte 18 società.

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La Guardia di Finanza di Modena ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare personale della custodia in carcere nei confronti di un imprenditore di Mirandola, operante nel settore della somministrazione di manodoperae reale fino alla concorrenza di circa 2,6 milioni di euro nei confronti di 4 società e di 6 indagati. Le ipotesi di reato sono associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di indebite compensazioni di crediti inesistenti, riciclaggio, autoriciclaggio, falso in bilancio e abusivismo finanziario. Provvedimento che arriva dopo un’articolata indagine diretta dalla Procura e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Modena, nell’ambito di un procedimento penale che vede indagate complessivamente 32 persone e coinvolte 18 società. Le attività criminali contestate agli associati e all’imprenditore mirandolese – individuato quale promotore e organizzatore che si avvaleva di prestanome per le numerose società schermo create, nonché di professionisti giuridico-contabili per la predisposizione di consulenze compiacenti – consistevano nella compravendita di crediti d’imposta inesistenti, ricorrendo all’uso fraudolento di norme sulle agevolazioni fiscali, e nell’illecita attività di somministrazione di manodopera, in merito alla quale nessuna imposta veniva concretamente versata, ma indebitamente compensato con crediti insussistenti. La frode scoperta, in parte realizzata mentre l’imprenditore mirandolese era agli arresti domiciliari in quanto imputato in un altro procedimento penale sempre per reati tributari, avrebbe potuto avere gravissime conseguenze economiche. Infatti, erano stati creati a livello “cartolare” oltre 600 milioni di euro di crediti d’imposta inesistenti da cedere a terzi, che, procedendo alla compensazione, avrebbero comportato un mancato incasso di somme di pari importo per l’Erario. Dalle indagini è emerso come fossero già stati stipulati contratti con circa 40 imprese, ubicate su tutto il territorio nazionale, per la cessione, a un costo pari alla metà del loro valore nominale, di parte dei predetti crediti fittizi.

Una modalità di commercializzazione illecita dei crediti  interessava anche l’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile – Regione Emilia Romagna, all’insaputa di quest’ultima, che, appena avuto il sospetto di possibili irregolarità, ha effettuato una tempestiva segnalazione. Nello specifico, a seguito degli eventi alluvionali del mese di maggio 2023, l’imprenditore mirandolese, mediante il “Fondo Nazionale per lo Sviluppo Economico”, un ente di diritto privato nonostante la denominazione utilizzata, pubblicava un bando nel quale pubblicizzava on line che, versando somme su un conto corrente intestato alla predetta Agenzia e su un conto in Irlanda a lui riconducibile, si potevano supportare le opere di ricostruzione e, nel contempo, maturare un credito d’imposta per importi notevolmente superiori. Alcune imprese a livello nazionale aderivano al bando per un valore nominale dei crediti acquistati superiore a 1,5 milioni di euro.

Oltre alla custodia cautelare in carcere nei confronti dell’imprenditore, sono state sottoposte a sequestro disponibilità finanziarie per oltre 2 milioni di euro, che si aggiungono a un precedente sequestro preventivo, eseguito nell’ambito del medesimo procedimento penale nel mese di settembre 2023, di somme e beni immobili per circa 3 milioni di euro.

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