Il Pronto Soccorso dell’Ospedale Ramazzini di Carpi, soprattutto durante i mesi più freddi, diventa un riparo per trascorrere la notte e, spesso, smaltire la sbornia. Non è raro infatti che i “soliti noti”, senzatetto e non solo, scambino la sala d’attesa del Ps per un dormitorio. Perlopiù ubriachi, entrano sbraitando, creando scompiglio tra le persone in attesa del proprio turno e mettendo in forte difficoltà gli operatori del triage. Altre volte invece richiedono l’intervento dell’ambulanza del 118 perché faticano a reggersi in piedi e hanno freddo. In stato di alterazione questi “ospiti” sono alquanto inopportuni e oltre a sbraitare ad alta voce, vomitare e mettere a disagio gli altri presenti, possono diventare imprevedibili, lanciando minacce e improperi nei confronti degli operatori che, soprattutto nelle fasce notturne, non si sentono tutelati.
Un fenomeno che, sinora, non ha mai compromesso l’incolumità di pazienti e sanitari ma a cui deve essere messa la parola fine: la sala d’attesa del Pronto soccorso non è un dormitorio, struttura di cui peraltro Carpi dovrebbe dotarsi e in tempi stretti.
“Siamo lavorando a una soluzione per garantire ai senza fissa dimora un tetto dignitoso sopra la testa” ha assicurato il sindaco Riccardo Righi nel mese di novembre.
L’Amministrazione Comunale infatti, unitamente ad altri soggetti, starebbe per sottoscrivere un atto che formalizzerà l’operazione. Sui tempi le bocche sono cucite. Se non ora quando?
Jessica Bianchi