Il Ministero della Salute ha finalmente battuto un colpo e sottoscritto l’agognata intesa con la Regione Emilia-Romagna per la realizzazione di 22 interventi in ambito sanitario (per un investimento complessivo di oltre 267 milioni di euro). Al centro dell’agenda vi è la realizzazione del nuovo ospedale di Carpi – ma non solo – il cui quadro economico complessivo prevede 126 milioni di euro di investimenti, di cui 57 da fondi statali e regionali e 69 da fondi del privato, secondo la formula del partenariato pubblico privato, cui si aggiungeranno altri 14 milioni per gli arredi e le attrezzature biomediche e informatiche.
Dopo la sottoscrizione dell’accordo di programma tra Stato e Regione partiranno le procedure per l’acquisizione dei terreni da parte del Comune (quelli su cui concretamente sorgerà il cantiere e quelli interessati da opere di urbanizzazione dell’amministrazione), un’ulteriore fase di progettazione e quindi la gara di partenariato pubblico-privato che consentirà di individuare il partner privato che si occuperà della progettazione definitiva e dell’esecuzione di tutte le opere. Ed è proprio questo il nodo cruciale dell’intera operazione. Dopo le promesse elettorali che imperversano in città da quasi vent’anni è certamente condivisibile la soddisfazione espressa dal sindaco Riccardo Righi (“dopo tanti anni diamo ufficialità alla costruzione del nuovo Ospedale di Carpi. Il lavoro che abbiamo davanti è sicuramente tanto, la sfida è impegnativa, ma siamo già al lavoro insieme a tutti gli attori interessati per ottenere i risultati tanto desiderati e attesi dalla nostra comunità”) così come quella dell’Ausl di Modena (“un passo fondamentale – lo ha definito la direttrice generale – verso il nuovo Ospedale di Carpi) ma, forse, si sta festeggiando anzitempo. Senza l’oste per così dire, ovvero il soggetto privato a cui si chiede di investire più di quanto faccia il pubblico. Ci sarà qualcuno disposto ad assumersi il rischio? In quanto tempo potrà rientrare da un investimento tanto oneroso? È un progetto economicamente sostenibile? Detto questo ben venga la sottoscrizione del protocollo tra Regione e Ministero, un atto formale necessario che sinora latitava. Per brindare però occorre ancora aspettare, almeno fino all’esito della gara di partenariato pubblico-privato quando l’auspicio è che se spunterà un partner, sia un soggetto forte, solido e di comprovata esperienza nel settore. In casa quel soggetto ce lo abbiamo già e si chiama Cmb: “quando sarà il momento di presentare le proposte CMB ci sarà”, ha commentato il Presidente Carlo Zini.
Jessica Bianchi