Al via una raccolta firme in via Leopardi per ripristinare i parcheggi vicino alle scuole

In via Leopardi insistono tre istituti scolastici, la primaria Da Vinci, la scuola d’infanzia Pascoli e il nido Scarabocchio: “lungo entrambi i lati della strada sono stati posizionati dei paletti a protezione delle aree pedonali che, di fatto, impediscono di parcheggiare le auto”, sottolinea una mamma. Una scelta che sta rendendo la vita difficile ai genitori: “tra nuovi sensi unici istituti e mancanza di spazi per la sosta, sembra di essere su un campo di battaglia. Gas di scarico a profusione per le auto lasciate lungamente accese e una gran confusione”.

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Via Leopardi ricade nella cosiddetta isola ambientale Colombo, area soggetta a lavori di riqualificazione e rigenerazione volti ad abbattere le barriere architettoniche e a ridurre la velocità a 30 km orari. La “rivoluzione” però non va giù a numerosi genitori che vi si recano ogni giorno per portare i propri figli a scuola.

Lì, infatti insistono ben tre istituti scolastici, la primaria Da Vinci, la scuola d’infanzia Pascoli e il nido Scarabocchio: “va bene il green – sottolinea una mamma di tre bimbi – ma qui si sfiora il ridicolo. Tutti i miei bimbi hanno frequentato lo Scarabocchio, asilo da sempre servito da una viabilità funzionale e da comodi parcheggi, l’ideale per accompagnare i più piccoli anche nelle giornate piovose. Ora però, in prossimità della scuola, lungo entrambi i lati di via Leopardi sono stati posizionati dei paletti a protezione delle aree pedonali che, di fatto, impediscono di parcheggiare le auto”.

Una scelta che sta rendendo la vita difficile ai genitori: “le uniche piazzole disponibili rimaste – prosegue – sono quelle a servizio dei residenti ma, ovviamente, sono occupate. In questa zona ci sono tre scuole vicine e al mattino, tra nuovi sensi unici istituti e mancanza di spazi per la sosta, sembra di essere su un campo di battaglia. Gas di scarico a profusione per le auto lasciate lungamente accese e una gran confusione”.

C’è chi piazza il proprio veicolo in prossimità fermata dell’autobus, altri che sfidano la sorte lasciandoli davanti a dei passi carrabili. “Ci è stato suggerito di parcheggiare nelle vie adiacenti ma chi, come me, ogni mattino deve portare in luoghi diversi più figli cosa deve fare: li lascia da soli in auto ad aspettare? Se li porta dietro tutti quanti magari sotto la pioggia? Tutti abbiamo i minuti contati e non possiamo permetterci di arrivare al lavoro in ritardo ogni giorno perché non sai dove parcheggiare o sei costretto a lasciare l’auto lontana: dai nostri amministratori ci aspetteremmo decisioni tese a facilitare la vita dei cittadini non a peggiorarla”.

Insomma il caos: “quando abbiamo fatto notare agli addetti ai lavori che la situazione creatasi è a dir poco spiacevole ci siamo sentiti dire che tra gli obiettivi dell’operazione vi è anche quello di incentivare l’uso della bicicletta. Sono rimasta a dir poco interdetta: e come diamine fanno coloro che vivono nelle frazioni a venire a Carpi se non ci sono nemmeno delle piste ciclabili che le collegano? Cosa facciamo, attraversiamo in bici la Nazionale per Carpi? Giusto per fare un esempio. Siamo davvero al ridicolo. Per questo motivo partirà una raccolta firme per chiedere all’amministrazione di togliere i paletti piazzati lungo via Leopardi per consentire delle soste brevi per il carico e scarico dei bambini”.

E il vero nervo scoperto infatti è proprio questo: ben vengano la redistribuzione dello spazio pubblico a favore della pedonalità e della ciclabilità, il restringimento delle carreggiate per rallentare il traffico e dunque diminuire l’incidentalità, la riduzione costante del limite di velocità… azioni peraltro messe in campo da anni e con successo in tutto il nord Europa. Interventi necessari ma non sufficienti se restano isolati. Caduti dall’alto. L’approccio deve essere sistemico: prima si fanno le infrastrutture necessarie, a partire dalle ciclabili, e solo dopo aver creato le condizioni giuste e reso la città a misura di ciclista, si può “forzare” la mano per spingere le persone a usare la due ruote.

Le tre isole ambientali realizzate sinora (Colombo, Messori e Berlinguer) paiono al contrario del tutto decontestualizzate. I divieti devono scattare solo dopo aver realizzato piste ciclabili sempre più estese e sicure, oltre a un servizio di trasporto pubblico efficiente. Prima, al contrario, hanno soltanto il sapore della beffa. E pure amara.

Jessica Bianchi

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