115 anni di passione a tinte biancorosse 

Dal 1909 ai giorni nostri al Chèrp - come lo chiamano i tifosi di primo pelo impegnati a tramandare il verbo alle giovani generazioni - ha saputo incarnare un affettuoso simbolo nel quale decine di generazioni di carpigiani si sono rivisti e sentiti rappresentati.

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Guerino “Ciccio” Siligardi

Dal 1909 ai giorni nostri al Chèrp – come lo chiamano i tifosi di primo pelo impegnati a tramandare il verbo alle giovani generazioni – ha saputo incarnare un affettuoso simbolo nel quale decine di generazioni di carpigiani si sono rivisti e sentiti rappresentati. Un percorso che nasce da lontano, quando lo studente 24enne Adolfo Fanconi – insieme a un gruppo di amici legati dalla passione per al fùtbal decide di fondare la prima società calcistica cittadina: la Jucunditas, diventata poi Associazione Calcio Carpi subito dopo la Prima Guerra Mondiale.

Da quell’estate del 1909, con le attività poi iniziate nel successivo autunno, sono trascorsi ben 115 anni che hanno visto la società cambiare nome, presidenti, dirigenti allenatori e calciatori, lasciando intatta quella passione da portico catalizzata da personaggi iconici del tifo organizzato. Un secolo abbondante di grandi gioie e delusioni, vissute dalla Piazza con quel temperamento tutto emiliano contraddistinto dal rimboccarsi le maniche e ripartire, qualunque cosa accada, in fretta: che si gioisca o ci si ritrovi a piangere insieme. Figurine da consegnare alla storia: carpigiani puro sangue come Guerino “Ciccio” Siligardi, forse il più grande di tutti per abnegazione, che dal lontano 1942 fino al 1993 seppe dedicarsi anima e corpo a una creatura che necessitava energie e attenzione ma che sapeva ripagare come poche altre: il Carpi, per l’appunto. Calciatore, preparatore, allenatore, dirigente: come amava dire lui di se stesso, per il Carpi aveva fatto tutto tranne il ladro e il ruffiano. Purezza e integralismo che avrebbero saputo, tramandati decade dopo decade, carpigianizzare altri personaggi iconici rimasti nel cuore e nella memoria dei tifosi con qualche capello bianco in più rispetto agli altri.

Un cammino lungo, e lastricato di enormi difficoltà, che tuttavia ha portato al Cabassi personaggi iconici: dall’indimenticato Erasmo Iacovone, passando per Marco Materazzi, Luigi Beghetto, Simone Inzaghi e tanti altri campioni con doverosa menzione per tutto il gruppo degli Immortali che completò la clamorosa scalata degli anni 2000 in Serie A. L’attualità parla di un amore rinato – fra la città e la società – dalle ceneri di un doloroso, e per certi versi ancora da comprendere, fallimento nell’estate del 2021. Giovani e giovanissimi, anche grazie al lavoro intenso voluto dal presidente Claudio Lazzaretti nelle scuole e sul territorio, che dopo le feroci limitazioni imposte dalla pandemia, stanno – proprio come negli Anni ’60/’70/’80 ricominciando a vedere lo Stadio Cabassi (vicino a spegnere le prime 100 candeline, inaugurato il 21 ottobre del 1928) come la propria casa. Numeri, quelli di affluenza, in continua e costante crescita sull’onda dell’entusiasmo generata dalla promozione in Serie C ma anche dal lavoro costante di implemento sul settore giovanile e sulla neonata area femminile. Un senso di appartenenza rinato che, sull’onda del fortunato slogan Il Carpi per scelta si appresta a festeggiare i 115 anni di storia allo Stadio Cabassi nel match interno contro la Lucchese.