Viaggio nella giungla degli affitti brevi

Chi verifica la regolarità degli affitti brevi che spuntano come funghi? I controlli sono affidati alla Polizia Locale che potrebbe approfittare delle nuove disposizioni per fotografare lo stato delle cose nel nostro territorio: dal 3 settembre il codice CIN è diventato obbligatorio in tutte le regioni italiane e le strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere avranno 60 giorni di tempo dalla data di entrata in vigore per adeguarsi alla nuova normativa.

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Gli affitti brevi e turistici sono solo una parte della crisi complessiva dell’abitare e del vivere a Carpi dove l’offerta di affitti inferiori ai trenta giorni, oggi è triplicata rispetto a sei anni fa e ogni settimana compare un nuovo host privato. Consultando Booking.it e facendo una veloce ricerca emergono 24 strutture attualmente presenti di cui quindici gestite da host privati, non in regime d’impresa; su Airbnb ne compaiono 27.

Si tratta di appartamenti, case, camere con bagno condiviso con prezzi per una notte che variano da 60 a più di cento euro. A quelli che compaiono sulle piattaforme di home booking vanno aggiunti quelli che utilizzano altri canali e qualcuno che è completamente sconosciuto al fisco risultando formalmente vuoto.

Si tratta di una soluzione estremamente vantaggiosa per il proprietario di un immobile che guadagna di più dall’affitto breve e ha meno grane da affrontare benché la gestione sia più gravosa. Che sia un’attività conveniente emerge anche dal report ‘Una notte a Modena’ di Federconsumatori che prende in esame due situazioni reali e, fatti i conti in tasca al proprietario di un grazioso bilocale in centro, che paga regolarmente le tasse, stabilisce che il risultato economico netto annuale è doppio rispetto a quello del proprietario di un affitto lungo.

Con la convenienza come unica garanzia, c’è stata l’esplosione del settore degli affitti brevi e dei bed & breakfast con un forte contraccolpo sul fronte delle irregolarità ad ogni livello, dalle piattaforme di home booking fino ai piccoli host privati. Federconsumatori ipotizza che circa la metà dei soggetti che oggi a Modena praticano affitti brevi siano irregolari: appena il 21%, ha oggi in Provincia di Modena l’obbligatorio Codice Identificativo Nazionale (CIN); anche il Codice Regionale ha avuto riscontri solo dal 30/40% degli operatori. I codici non risolvono tutti i problemi ma sono un utile strumento per contrastare il vasto mercato nero e grigio degli affitti brevi e le truffe.

Le piattaforme di home booking non verificano il rispetto dell’obbligo di CIN e lasciano la responsabilità ai singoli operatori ma non tutti espongono il CIN su sito e inserzioni e il problema riguarda soprattutto gli host privati, non professionali, che, secondo la normativa regionale, non potrebbero nemmeno avvalersi delle piattaforme per farsi pubblicità.

In molti immobili, secondo l’indagine di Federconsumatori, mancherebbero gli obbligatori dispositivi per la rilevazione del gas e gli estintori portatili. Le irregolarità riguardano anche le attività di accoglienza non professionale e non in regime d’impresa, tipo b&b, quando non rispettano il carattere saltuario e sono esercitate in un immobile diverso da quello in cui l’operatore abita.

Chi verifica la regolarità degli affitti brevi che spuntano come funghi? I controlli sono affidati alla Polizia Locale che potrebbe approfittare delle nuove disposizioni per fotografare lo stato delle cose nel nostro territorio: dal 3 settembre il codice CIN è diventato obbligatorio in tutte le regioni italiane e le strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere avranno 60 giorni di tempo dalla data di entrata in vigore per adeguarsi alla nuova normativa.
Sara Gelli

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