Come stanno le micro, piccole e medie imprese arrivati al giro di boa? Se lo è chiesta Lapam Confartigianato: l’ufficio studi associativo ha realizzato un sondaggio tra un campione di imprese associate relativo al primo semestre 2024. Dalle risposte ottenute per quanto riguarda questa prima metà dell’anno, emerge un quadro ricco di sfumature. Alla domanda del sondaggio: “Come definiscono questa prima metà del 2024 le micro, piccole e medie imprese?” tra gli aggettivi e i sostantivi più ricorrenti figurano “stabile”, “buono”, “difficile” e “incerto”. Risposte da cui si evince come l’andamento per le differenti realtà del territorio sia variegato. Analizzando nello specifico i dati, tra le imprese dell’area di Modena e provincia si osserva un saldo negativo tra quanti indicano un aumento e quanti una riduzione pari al -15,6% per quanto riguarda la produzione, un -31,4% per i margini di profitto e un saldo positivo con prevalenza di aumento per ciò che concerne il costo della manodopera (+49%) e il costo delle materie prime (+48,9%). Negativo il saldo anche su ordini ricevuti (-26,5%) e investimenti (-16,9%).
Dal sondaggio somministrato dall’ufficio studi Lapam Confartigianato emerge anche che negli anni immediatamente post Covid-19 oltre la metà delle imprese ha visto crescere il fatturato e, di queste, l’85,1% ha osservato un incremento superiore al 5% dell’attività: questa dinamica della produzione è rimasta stabile anche nei primi sei mesi di quest’anno nel 48,9% dei casi emersi dal campione di imprese in crescita.
Un discorso approfondito a parte lo merita il capitolo della difficoltà nel reperire la manodopera specializzata. Stando a quanto hanno risposto gli imprenditori al sondaggio, tra le principali motivazioni identificate vengono segnalate per la maggiore percorsi scolastici non adeguati a formare le competenze di cui necessitano le imprese e attività svolta dall’impresa ritenuta poco appetibile. Su quest’ultimo punto si precisa che il lavoro viene considerato poco attraente a causa di un rapporto alle volte sfavorevole tra impegno richiesto, soddisfazione e remunerazione ottenuta, a cui si somma un mancato interesse al lavoro manuale, spesso giudicato duro e faticoso, e il fatto che sovente le ambizioni dei giovani non sono conciliabili con i lavori offerti. È inoltre diffuso un racconto distorto più legato al passato, che al presente, di “che cosa è” e di “che cosa si fa” nelle piccole realtà e nelle imprese a carattere artigiano che allontana a prescindere un giovane dall’idea di imparare un mestiere. Non ultimo, tra le motivazioni, anche la questione demografica, cioè mancano i candidati. Per ovviare a queste problematiche, quasi il 17% delle imprese rispondenti ritiene indispensabile nel prossimo futuro rafforzare la collaborazione con le scuole, mentre il 42,9% giudica fondamentale migliorare la comunicazione per incrementare l’attrattività dell’impresa agli occhi delle nuove generazioni e il 38,5% affacciarsi su nuovi mercati.
“Non possiamo rimanere indifferenti a questi dati. Il manifatturiero – conclude Gilberto Luppi, presidente Lapam Confartigianato – è il settore dove le micro, piccole e medie imprese faticano maggiormente e osservano dei cali più significativi. È il motivo per cui chiediamo al Governo di aiutarci a investire nella formazione e a sostenerci con interventi strutturati che vadano nella direzione di favorire investimenti. I risultati del nostro sondaggio parlano chiaro, soprattutto sulle motivazioni che determinano una difficoltà nel reperire personale che, ad oggi, sta diventando uno dei principali problemi delle nostre attività”.