Maria Giulia Campioli è volata a Cuba: “I bambini hanno diritto a una proposta artistica di qualità”

Un'opportunità straordinaria quella vissuta dall’attrice carpigiana Maria Giulia Campioli, anima e direttrice artistica di Teatro al Quadrato, per condividere esperienze con colleghi provenienti da ogni angolo del mondo e affrontare le sfide contemporanee del teatro per l’infanzia. Dopo essere tornata dal convegno Voces de un mundo nuevo organizzato all’Havana da Assistej, associazione che riunisce centinaia di teatri e organizzazioni artistiche e culturali nei centri nazionali di oltre 80 Paesi, Maria Giulia è più motivata ed entusiasta che mai.

0
861
Maria Giulia Campioli

Un’opportunità straordinaria quella vissuta dall’attrice carpigiana Maria Giulia Campioli, anima e direttrice artistica di Teatro al Quadrato, per condividere esperienze con colleghi provenienti da ogni angolo del mondo e affrontare le sfide contemporanee del teatro per l’infanzia. Dopo essere tornata dal convegno Voces de un mundo nuevo organizzato all’Havana da Assistej, associazione che riunisce centinaia di teatri e organizzazioni artistiche e culturali nei centri nazionali di oltre 80 Paesi, Maria Giulia è più motivata ed entusiasta che mai. Componente dell’esecutivo di Assistej Italia, Maria Giulia ha partecipato insieme a una piccola delegazione italiana a workshop, conferenze e spettacoli: “preziosi momenti di incontro, confronto e dialogo per fare il punto sulle attività svolte nei vari Paesi, riflettere sull’importanza del teatro come strumento educativo e di intrattenimento e per condividere insieme esperienze innovative e stimolanti”. Cuba entra nell’anima grazie alla “sua energia, alla sua positività. La musica e la danza – prosegue Campioli – riempiono le strade nonostante la povertà si possa toccare con mano. Ti senti accolta, pervasa dalla gioia, travolta dai colori, dal movimento… L’Havana è una città di luci e ombre, alle prese con una crisi energetica pazzesca: spesso durante gli spettacoli saltava la luce a causa di blackout più o meno programmati  e in più occasioni il pubblico ha acceso le torce dei cellulari per consentire agli attori in scena di proseguire. La cultura però è fiorente, tutti gli spazi culturali che abbiamo visitato sono attrezzati e moderni e l’attenzione che in generale viene prestata ai piccoli e ai giovanissimi è altissima. A Cuba gli artisti godono di grande prestigio sociale, compresi quelli che declinano la propria arte in progetti dedicati all’infanzia, a differenza del nostro Paese”.

Per i bimbi, anche i più piccini, godere di un’arte di qualità è un diritto: “per catturare la multiforme fantasia dei bambini è necessario non solo fare tanta ricerca ma è fondamentale unire più linguaggi, dalla musica alla danza, dalle ombre alla narrazione… A Cuba uno spettacolo senza la componente musicale è impensabile ma in Italia, dove i fondi per il teatro dei ragazzi continuano a diminuire, abbiamo imparato  anche a far senza danzatori e musicisti in scena, pur non inficiando la qualità dell’offerta”.

In uno degli incontri formativi del congresso, prosegue, “abbiamo presentato il metodo Criticare ad Arte, ideato all’interno del festival internazionale Trallallero: un format innovativo che aiuta le compagnie e gli artisti attraverso lo strumento del feedback positivo e costruttivo a migliorare gli spettacoli nuovi o in costruzione. Ha riscosso molto successo, nell’ottica di favorire processi di partecipazione e di co-creazione artistica. Spesso infatti gli artisti si sentono sotto giudizio dalla critica di settore e non vengono aiutati a crescere mentre attraverso questo metodo si favorisce il dialogo fra gli operatori e si migliorano gli esiti. Sono molto orgogliosa di questo progetto sviluppato con la curatela del gruppo Matearium e che Assitej Italia ha scelto di supportare con convinzione”.

Tante le immagini che si sono impresse nella mente di Maria Giulia e altrettanto numerosi gli stimoli e le emozioni che ha deciso di infilarsi in tasca per portarli a casa con sè, nella sua Carpi: “io amo il lavoro che faccio – sorride – ma questa esperienza mi ha ricordato soprattutto la responsabilità che esso comporta. L’importanza di non perdere il focus, il perché lo sto facendo e a cosa puntare. Il teatro per l’infanzia non deve solo far ridere i bambini bensì farli pensare, mostrare loro che un mondo migliore può esistere… deve farli riflettere su loro stessi. Tutto questo è un loro diritto inalienabile”.

Ora l’appuntamento è tra tre anni, quando il congresso mondiale andrà in scena in Corea del Sud, un’altra imperdibile occasione per tuffarsi nel teatro pensato per i ragazzi in quella parte di mondo.

Jessica Bianchi