Il disboscamento delle rive del fiume Secchia: “la Cassa d’Espansione deve svolgere la sua funzione”

Il taglio di numerosi alberi cresciuti spontaneamente negli anni ha suscitato le reazioni di chi è contrario al disboscamento perché gli alberi sarebbero la prima difesa idraulica, utili a rendere più solide e salde le rive del fiume. Al Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna Paride Antolini è stato chiesto di fare chiarezza.

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Sono in corso imponenti lavori nella Cassa d’Espansione del fiume Secchia al confine tra Campogalliano, Modena e Rubiera: Aipo, Agenzia interregionale per il fiume Po, ha in cantiere lavori per 27 milioni di euro all’interno del bacino dell’opera idraulica che difende dalle alluvioni ed è anche una riserva naturale regionale. Il taglio di numerosi alberi cresciuti spontaneamente negli anni e l’intervento di grosse ruspe nella zona ha suscitato le reazioni di chi è contrario al disboscamento perché gli alberi sarebbero la prima difesa idraulica, utili a rendere più solide e salde le rive del fiume.

Al Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna Paride Antolini è stato chiesto di fare chiarezza. “Partiamo – esordisce – dai punti fermi: grazie ai lavori di Aipo, la capacità di contenimento dell’acqua verrà implementata per un’ulteriore mitigazione del rischio idraulico e per la messa in sicurezza del territorio, inoltre la Cassa avrà anche un  ruolo strategico di riserva d’acqua per l’agricoltura per far fronte ai periodi di siccità. I lavori prevedono l’innalzamento degli argini e il posizionamento di diaframmi spinti in profondità per evitare che l’acqua dall’argine filtri verso l’esterno e provochi fenomeni di sifonamento. Per procedere con questi interventi occorre togliere gli alberi dagli argini dove, di principio, non ci dovrebbero stare perché le radici nell’argine indeboliscono le caratteristiche geotecniche del terreno.

C’è un altro problema che verrà affrontato nel corso di questi lavori: la paratia a valle della Cassa d’Espansione rallentando l’acqua della piena ha fatto sì che all’interno del bacino si depositassero sedimenti dando origine a quell’isolotto che si trova all’interno del bacino e sul quale sono cresciuti gli alberi. La presenza dell’isolotto diminuisce il volume e quindi la capacità di contenimento della vasca di laminazione: l’eliminazione dell’isolotto è necessaria affinché il manufatto svolga la funzione per cui è stata costruito ed è prevista una compensazione dell’area disboscata con l’ampliamento delle zone protette per quasi duecento ettari e la piantumazione di nuove piante”.

Presidente, lei in altre situazioni è stato critico rispetto a interventi di manutenzione sui fiumi. Non è questo il caso?

“Sono contrario alle estremizzazioni, non si può tagliare o piantare indiscriminatamente . La complessità di un fiume dalla sorgente alla foce, di cui l’opinione pubblica non tiene conto a sufficienza, non va sottovalutata e ogni tratto ha le sue caratteristiche: in alcuni tratti del fiume possono prevalere gli aspetti naturali e c’è spazio per la vegetazione ma in altri occorre prestare attenzione alla presenza di alberi, alla loro tipologia, dimensione e capacità di piegarsi alla piena. Il grande tema del futuro è dare spazio ai fiumi perché ci sono migliaia di chilometri di arginature che nei prossimi anni subiranno modifiche perché molti tratti dovranno essere spostati. E’ un cambiamento di mentalità in atto ora, dopo quello che è successo con l’alluvione in Romagna. Ci sarà chi avanzerà dubbi per la presenza delle case, di terreni coltivati, e per mille altri motivi ma questo è il futuro e non basterà un anno di lavori per evitare il rischio alluvione. Il futuro piano speciale i cui indirizzi definitivi usciranno a fine giugno e di cui si conosce il piano preliminare sarà una grande opportunità per raggiungere un nuovo equilibrio tra la rete idrografica e il territorio circostante”.

Sara Gelli

Foto di Fabrizio Bizzarri

 

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