La biblioteca di domani deve cambiare pelle

Fare luce sulle potenzialità della Biblioterapia e al contempo promuovere un dibattito costruttivo su come le biblioteche possono restare “al passo coi tempi” reiventando le proprie funzioni e offrendo servizi nuovi a una comunità che in un clic può accedere autonomamente a un patrimonio pressoché illimitato di informazioni. E’ questo il duplice obiettivo della tesi Biblioterapia e biblioteche pubbliche: cura e contrasto alla marginalità a Carpi discussa lo scorso 7 marzo dalla 22enne neolaureata in Lettere moderne all’ateneo di Bologna, Sofia Contini.

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Sofia Contini

Fare luce sulle potenzialità della Biblioterapia e al contempo promuovere un dibattito costruttivo su come le biblioteche possono restare “al passo coi tempi” reiventando le proprie funzioni e offrendo servizi nuovi a una comunità che in un clic può accedere autonomamente a un patrimonio pressoché illimitato di informazioni. E’ questo il duplice obiettivo della tesi Biblioterapia e biblioteche pubbliche: cura e contrasto alla marginalità a Carpi discussa lo scorso 7 marzo dalla 22enne neolaureata in Lettere moderne all’ateneo di Bologna, Sofia Contini. 

“Mi sono interrogata a lungo su quale fosse oggi il ruolo di una biblioteca di pubblica lettura all’interno della collettività. Le biblioteche pubbliche sono luoghi accessibili e accoglienti, aperte a tutti; contribuiscono a creare una comunità, fungono da spazio sicuro, trasformandosi in una pietra miliare della riqualificazione urbana, offrono la possibilità di elevarsi intellettualmente e favoriscono la crescita di cittadini consapevoli e responsabili. Vera e propria porta di accesso alla conoscenza – spiega la studentessa – la biblioteca oggi ha però la necessità di cambiare pelle, di agire anche in contesti differenti rispetto a quelli istituzionali e quindi con questo mio lavoro mi sono concentrata sulla Biblioterapia, disciplina scientifica documentata che vede nella pratica della lettura un vero e proprio strumento di cura”.

Ma in cosa consiste la Biblioterapia e quali sono i suoi vantaggi? 

“Con questo termine si intende la terapia attraverso la lettura come strumento di promozione e crescita culturale, come strumento di aiuto, di acquisizione di conoscenze e promozione di consapevolezza in situazioni di disagio psicologico e sociale oltre che come tecnica psicoeducativa e cognitiva in ambito psicoterapeutico. Una disciplina capace di fornire aiuto e sostegno a tutti coloro che si trovano a dover affrontare problemi di natura anche non esclusivamente patologica, valorizzando allo stesso tempo il massimo potenziale dei libri”. Dunque non solo terapia (biblioterapia clinica) laddove esistano patologie o fragilità diagnosticate da affiancare a percorsi medici tradizionali ma anche una sorta di presa in carico, di accudimento in assenza di malattia. “Un gesto d’amore. D’altronde – prosegue Sofia Contini – la lettura è prima di tutto un atto d’amore verso e stessi e nei confronti dell’altro qualora venga condivisa. La cosiddetta biblioterapia dello sviluppo è capace di promuovere il benessere fisico, cognitivo, sociale e relazionale. Potenzia le risorse interiori di ciascuno, aiuta a gestire le emozioni, dando loro un nome. Io sono cresciuta in mezzo ai libri, in famiglia sono tutti grandi lettori, e sin da piccola ho frequentato la biblioteca. In tanti momenti le parole mi hanno aiutata e sono state fondanti per la mia crescita”. 

In tempi recenti si sta diventando sempre più consapevoli delle potenzialità offerte dalla Biblioterapia come disciplina applicabile, da professionisti appartenenti anche ad ambiti molto diversi tra loro, in molteplici contesti di cura e marginalità. In Italia siamo ancora in una fase embrionale, a differenza di altri Paesi dove è una realtà consolidata come Regno Unito, Finlandia e States: “sinora soltanto l’Università degli studi di Verona a partire dall’anno accademico 2019-2020 ha organizzato un corso di aggiornamento professionale in biblioterapia dello sviluppo e ora ha istituito il primo Master in Biblioterapia di primo livello in Italia”.

A Carpi non esistono progetti di Biblioterapia propriamente detti ma le potenzialità per realizzarli vi sono tutte: “nella nostra città sono attivi da anni percorsi di promozione alla lettura dedicati all’infanzia come Nati per Leggere, rivolto alle famiglie con bambini in età prescolare, da 0 a 6 anni. Una delle esperienze più significative di promozione alla lettura in contesti di marginalità e fragilità operata a Carpi è quella che coinvolge i volontari di Nati per leggere e l’Agape di Mamma Nina, casa di accoglienza per madri con bambini e gestanti in difficoltà. L’obiettivo? Regalare ai bambini ospiti momenti di leggerezza trascorsi raccontando loro storie che li facciano evadere dalla quotidianità. Promosso dalla Biblioteca Il Falco Magico in collaborazione con l’Unità di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Ramazzini di Carpi, il Consultorio Familiare e il Gruppo Aiuto Allattamento Materno (GAAM), vi è poi il progetto Essere_VOCE il cui l’obiettivo è quello di sensibilizzare i genitori circa il ruolo svolto dalla lettura e dalla voce nello sviluppo e nella crescita del bambino non solo in età prescolare, ma anche durante tutto il periodo di gestazione che lo vede ancora ospite del grembo materno”. 

Durante un colloquio tra la responsabile del sistema bibliotecario Loria/Castello dei Ragazzi, Paola Domenicali, e Sofia Contini è emersa la consapevolezza che sono ancora tanti i progetti da poter sviluppare, soprattutto da parte della Biblioteca adulti Arturo Loria. “Nell’ottica di una biblioteca sempre più inclusiva e capace di uscire  dalla sua sede per raggiungere coloro che si trovano a vivere in contesti di fragilità, come reparti ospedalieri di lunga degenza, case di riposo e luoghi di accoglienza e aggregazione per persone con disabilità, occorre pensare a nuovi interventi che potrebbero prevedere anche l’utilizzo della biblioterapia. Sarebbero molteplici i benefici derivati da un uso guidato e consapevole del libro come strumento di cura volto a migliorare la qualità della vita di chi è isolato dalla società. In questa attività – sottolinea Sofia Contini – la biblioteca andrebbe ad affiancarsi alle associazioni di volontariato attive sul territorio. Il sistema bibliotecario locale offre già validi programmi di promozione alla lettura, soprattutto in età prenatale, prescolare e scolare. L’impegno messo in campo mostra che il potenziale di sviluppo non ancora sfruttato in questa direzione è tanto. 

Le biblioteche moderne devono restare al passo coi tempi. Ripensando la propria identità. Le parole chiave devono essere prossimità e somiglianza. Luoghi in cui gli utenti si riconoscano, si sentano inclusi attraverso l’attivazione di progetti innovativi anche al di fuori degli spazi fisici della biblioteca. Scegliere contesti meno istituzionali, valicare confini, entrare in luoghi solitamente separati, co-progettare attività in modo strutturato unitamente ad altri soggetti del territorio, rivolgere la propria attenzione non solo ai bambini ma anche ad adulti e anziani… sono sfide che devono essere affrontate” conclude la studentessa.

Jessica Bianchi 

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