La Siepe della Pratazzola continua a crescere e ha visto il ritorno dei passeri

C’è un luogo speciale lungo il Cavo Lama, tra Carpi e Limidi di Soliera. Un tratto di verde che cela uno scrigno di biodiversità. Oltre quindici anni fa, i volontari dell’associazione PandaCarpi e del WWF hanno piantumato circa 400 metri di siepe, conosciuta come la Pratazzola di cui continuano a prendersi cura con amore e dedizione. Dopo aver messo a dimora, durante le festività natalizie, 30 nuove piantine provvederanno a piantumarne altrettante e a creare un vero e proprio giardino a misura di api e insetti impollinatori, seminando i fiori che prediligono.

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C’è un luogo speciale lungo il Cavo Lama, tra Carpi e Limidi di Soliera. Un tratto di verde che cela uno scrigno di biodiversità. Oltre quindici anni fa, i volontari dell’associazione PandaCarpi e del WWF hanno piantumato circa 400 metri di siepe, conosciuta come la Pratazzola (per la vicinanza all’impianto di sollevamento), di cui continuano a prendersi cura con amore e dedizione. 

Tra le fronde dei 250 tra arbusti e alberi i volontari hanno installato dei nidi artificiali e, a ridosso delle festività natalizie, in occasione delle annuali operazioni di manutenzione e pulizia dei nidi, peraltro tutti occupati da varie specie, come cinciarelle, cinciallegre e picchi, spiega Sauro Contini, “ci siamo accorti che due sono stati utilizzati da passeri mattugia. Una notizia che ci riempie di gioia dal momento che questi uccelletti sono in forte declino anche nel nostro territorio”. I passeri infatti continuano a diminuire perché in campagna non ci sono più siepi e, quelle che resistono negli ambienti urbani, vengono continuamente potate. Questi uccellini – che amano nidificare tra gli intrichi di rami spesso protetti da spine – non trovando più anfratti e luoghi sicuri per fare il nido e difendere i piccoli, vengono maggiormente predati, in particolare dai corvidi la cui presenza diventa sempre più massiccia. 

A non aiutare vi sono anche la scarsa disponibilità di insetti determinata dall’uso indiscriminato di pesticidi in agricoltura e la mancata disponibilità di semi nei prati, sfalciati troppo frequentemente per garantire ai passeriformi la loro primaria fonte di cibo. 

La buona notizia è che la Pratazzola, tra alberi della nebbia, prugnoli, rose canine, biancospini, fusaggini, querce e innumerevoli altre essenze autoctone che raccontano la varietà e la bellezza della nostra terra, “è stata colonizzata dai passeri. E’ bastato ricreare un ambiente naturale a loro congeniale – prosegue Sauro Contini – per favorirne il ritorno. Una notizia di cui siamo enormemente orgogliosi”.

Ma le buone notizie non sono finite, i volontari hanno infatti messo a dimora 30 nuove piantine: Rosa canina, ligustro, acero campestre, fusaggine, gelso mora,  ciliegio selvatico, biancospino, olmo, bagolaro, viburno, spincervino, fico marbolano, farnia, nocciolo e ginestra. “In accordo con il Consorzio di Bonifica – annuncia infine Sauro Contini – abbiamo già preparato il terreno per piantarne un’altra trentina e realizzare così un ulteriore pezzo di siepe. Inoltre, in una striscia di terra vicina all’impianto di sollevamento della Pratazzola oggi inutilizzato, creeremo un vero e proprio giardino a misura di api e insetti impollinatori, seminando i fiori che prediligono, dalla borragine ai narcisi alla vinca minor e tanti altri”.

L’impegno di questi volontari è inarrestabile, oltre a prendersi cura quotidianamente dell’Oasi La Francesa non mancano di dare il loro contributo per rendere la nostra campagna, sempre più deserta di alberi, un luogo più ospitale per tante specie di animali e insetti. Un esempio, il loro, che ognuno di noi, nel proprio piccolo potrebbe imitare, acquistando maggiore consapevolezza sull’importanza del verde e, perchè no, contribuendo a rendere balconi e giardini amici delle api, scegliendo piante a fioriture scaglionate, e degli uccelli. Bastano piccoli gesti per fare la differenza: falciare il proprio prato, o almeno una parte, solo due o tre volte all’anno affinchè i fiori abbiano il tempo di produrre i loro semi e di diffonderli, potare poco le siepi e magari scegliere qualche essenza spinosa molto gradita agli uccelli, creare piccoli mucchi di sassi, rami o foglie secche che fungeranno da rifugio per i ricci. E, ancora, appendere palle di grasso o installare mangiatoie colme di semi e frutta secca per gli uccelli insettivori può aiutarli a far fronte alle rigide temperature invernali, così come riempire un sottovaso di acqua consentirà loro di bere e farsi un bagnetto per liberarsi dai parassiti. In cambio potremo godere dello spettacolo della natura direttamente dalle nostre case. 

Jessica Bianchi