Il Vescovo delle Diocesi di Modena-Nonantola e di Carpi, Erio Castellucci, mostra la tessera del Club Alpino Italiano. In altre occasioni mons. Castellucci ha ricordato la sua iscrizione al Cai fin dagli anni ‘80 nella sua città di origine, Forlì. Oggi, che è per il secondo anno consecutivo socio della sezione di Carpi, ha voluto fare un saluto alla tradizionale cena degli auguri di fine anno che si è svolta giovedì 14 dicembre al Circolo Gorizia. C’è il Coro Cai Carpi prima della cena. Diretti da Franca Bacchelli sono 4 i brani, tra montagna e Natale, cantati dai 30 componenti di uno dei quasi 80 cori italiani del Cai nazionale. Tra le trasferte di questo gruppo nato 15 anni fa, nel 2008, anche Longarone, la scorsa estate, in occasione dei 60 anni della tragedia del Vajont. Alla cena c’è il vicepresidente del comitato scientifico del Club Alpino, Giovanni Margheritini, che illustra come il Rifugio Città di Carpi, sulle Dolomiti in Cadore, con le sue centraline installate dal CNR da quest’anno sia una delle 25 “sentinelle dell’ambiente” in Italia. E c’è una giovanissima ragazza carpigiana, Rachele Discosti, da poco laureata in archeologia preistorica, che ha consegnato al presidente Marco Bulgarelli una ricerca da lei realizzata sulle tracce preistoriche nelle montagne italiane e sugli 8000 km del Sentiero Italia Cai. 110 i presenti alla cena per una sezione cittadina che è arrivata quest’anno a numeri mai raggiunti in passato e impensabili dopo il significativo calo durante la pandemia: 888 soci alla fine di ottobre, con proiezioni superiori ai 900 nel 2024. E se l’età media rimane ancora alta, 47,4 anni, aumentano le donne, 4 su 10, e cominciano ad arrivare i giovani. Gli under 18 e gli under 25 sono cresciuti dal 2022 di oltre il 50%. Per lo più interessati all’arrampicata, più facile incontrarli in falesia che alle cene sociali.
Nelson Bova