“I ragazzi con disabilità devono poter esprimere la propria sessualità in modo libero e sicuro”

Al centro dell’interessante convegno Affettività e sessualità nella disabilità, in programma sabato 2 dicembre, alle 9, in Sala Duomo - voluto da Unione delle Terre d’Argine e Ausl Modena - vi sarà anche il percorso proposto dalla cooperativa sociale Anziani e non solo a una quindicina di famiglie aderenti all’associazione Ushac - Unione Sportiva Portatori Handicap Carpi. A raccontare il progetto è la psicologa Veronica Cattini.

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Veronica Cattini

Al centro dell’interessante convegno Affettività e sessualità nella disabilità, in programma sabato 2 dicembre, alle 9, in Sala Duomo – voluto da Unione delle Terre d’Argine e Ausl Modena – vi sarà anche il percorso proposto dalla cooperativa sociale Anziani e non solo a una quindicina di famiglie aderenti all’associazione Ushac Unione Sportiva Portatori Handicap Carpi. A raccontare il progetto sarà la psicologa Veronica Cattini nel corso dell’intervento Esperienze di educazione sessuale inclusive. 

“L’esperienza di Anziani e non solo – spiega la dottoressa Cattini – circa l’educazione sessuale nella disabilità è partita dopo la partecipazione al progetto Erasmus+ Included nato con l’obiettivo di promuovere e garantire a tutti gli studenti, inclusi quelli con disabilità fisica e/o intellettiva, il diritto di accedere a una salute sessuale che spetta loro di diritto”.

L’approccio impiegato da Included è quello di un’educazione sessuale olistica ovvero in grado, prosegue la psicologa, “di fornire informazioni imparziali e scientificamente accurate su tutti gli aspetti della sessualità, promuovendo al contempo lo sviluppo delle competenze necessarie per agire in base a queste informazioni. Un approccio che contribuisce a coltivare atteggiamenti rispettosi e aperti verso tutti gli aspetti della sessualità”. Un orientamento propositivo che “supporta l’empowerment dei giovani, consentendo loro di vivere la sessualità e le relazioni di coppia in modo gratificante e responsabile”. Il filo rouge che ha guidato tutti i processi del progetto è stato l’impiego di metodologie creative per garantire un coinvolgimento completo degli studenti, inclusi quelli con disabilità. In particolare, si sono adottate tecniche teatrali corporee che hanno facilitato la creazione di attività focalizzate per esempio sul consenso e sul concetto di spazio personale. Included ha suscitato un notevole interesse, evidenziando l’urgenza delle tematiche trattate e la volontà di tutti gli attori coinvolti di affrontarle. Tale impegno è condiviso sia dagli insegnanti che dai genitori, nonché dagli studenti stessi.

Ed è in questo contesto che si è inserito il lavoro fatto dalla cooperativa con Ushac, associazione che aveva richiesto un intervento mirato a fornire supporto e informazioni ai genitori di ragazzi con disabilità.

“E’ stata una sfida stimolante – continua la dottoressa Veronica Cattini – poiché il termine disabilità viene utilizzato come un concetto ampio, e noi ci siamo trovati di fronte a genitori di ragazzi con una vasta gamma di condizioni, tra cui autismo ad alto funzionamento, ritardo cognitivo, sindrome di Down, autismo a basso funzionamento e disturbo oppositivo provocatorio, tutti riuniti nella stessa stanza. Il gruppo era coeso e ha dimostrato un notevole interesse nel comprendere quali azioni potessero intraprendere a beneficio dei propri figli. Abbiamo avviato una riflessione iniziale rivolta ai genitori, considerandoli come individui con una propria sfera sessuale. Ci siamo proposti di incoraggiare l’auto-riflessione dei genitori riguardo ai loro atteggiamenti verso la sessualità, nonché verso i valori e le norme sociali. Riconoscendo il loro ruolo di modelli per i propri figli, abbiamo voluto evidenziare come inevitabilmente siano influenzati da tali prospettive. Una volta superati tali preconcetti, si diventa pronti ad affrontare con mente aperta questo tipo di insegnamento insieme ai propri figli”.

Successivamente sono state affrontate le preoccupazioni di genitori ed educatori: “quando ci si riferisce a comportamenti sessuali inappropriati nel contesto delle disabilità, spesso si tratta di azioni sessuali adeguate ma manifestate nel contesto errato. È possibile che i ragazzi si impegnino in comportamenti sessuali a scuola o si mettano in situazioni pericolose nel parco. Il nostro intervento mirava a stimolare riflessioni volte a garantire che ogni ragazzo potesse esprimere la propria sessualità in modo libero e sicuro. Abbiamo pertanto dedicato particolare impegno al concetto di pubblico e privato, introducendo attività supportate da materiale visivo per favorire la comprensione dei ragazzi”.

Dopo aver spiegato il concetto di “cerchie delle conoscenze”, illustrando visivamente come valutare le relazioni in base all’intimità e al grado di confidenza che è appropriato concedere, continua Cattini, “abbiamo esplorato il tema del toccare ed essere toccati, quindi del contatto fisico con persone con grado di intimità diverso: conoscenti, amici, compagni di classe e fidanzati. Infine, ci siamo dedicati alle dinamiche relazionali, partendo dal riconoscimento delle emozioni: come insegnarle e come promuoverle nei ragazzi con disabilità, nonché come adattare il comportamento in base a questa consapevolezza. Questo processo, in particolare, si configura come estremamente complesso e richiede un intervento ad hoc, che stiamo pianificando per il prossimo futuro. Le nostre riflessioni non miravano a istituire divieti o regole rigide, bensì a contemplare la creazione di un ambiente, fisico e relazionale, aperto e sicuro per i ragazzi con disabilità affinché possano esprimere la propria sessualità in modo libero e sicuro”.

Educazione e consapevolezza giocano un ruolo chiave nel superare gli stereotipi e le discriminazioni legate ancora oggi alla disabilità. Il progresso verso una società più equa e giusta richiede un impegno costante per garantire che i diritti delle persone con disabilità siano rispettati in ogni aspetto della loro vita, inclusa la sfera relazionale e sessuale. 

“Con questo tipo di interventi – conclude la dottoressa Cattini – speriamo di poter aggiungere un ulteriore tassello in questo complesso processo e di poter dare ai ragazzi alcuni strumenti in più per destreggiarsi nella nostra società e combattere per i propri diritti”.

Jessica Bianchi

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