Tumore alla prostata e disfunzione erettile: “non ci si deve rassegnare, esistono spazi per recuperare”

La diagnosi di carcinoma prostatico porta inevitabilmente con sé una domanda: come sarà la mia intimità dopo l’intervento? Un quesito più che lecito, dal momento che il grande problema di questo tipo di operazioni è “il dopo”, ovvero il rischio di problemi sessuali e di incontinenza. Di questo si parlerà nel corso del convegno organizzato da Amo - Associazione Malati Oncologici, martedì 21 novembre, alle 17, all’Auditorium Loria, dal tema: Una convivenza difficile, sessualità e tumore alla prostata. La parola alla dottoressa Claudia Mucciarini, oncologa specializzata nei tumori del distretto urologico.

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la dottoressa Claudia Mucciarini

In Italia il cancro della prostata è il tumore più diffuso nella popolazione maschile ma nonostante l’incidenza elevata, il rischio che la malattia abbia un esito infausto è basso, soprattutto se si interviene tempestivamente. Per sensibilizzare gli uomini circa la necessità di sottoporsi a regolari controlli, soprattutto dopo i cinquant’anni, Novembre è stato ribattezzato il mese della prevenzione di questa tipologia di tumore. Idea nata sulla scorta di Movember (da Moustache, parola inglese per baffi, e November), l’evento annuale, sorto in Australia e poi diffusosi in numerosi Paesi, che si svolge nel corso del mese di novembre e durante il quale gli uomini che vi aderiscono si fanno crescere dei baffi per raccogliere fondi e diffondere consapevolezza sul carcinoma della prostata. 

A Carpi per l’occasione non ci saranno uomini baffuti ma Amo – Associazione Malati Oncologici ha deciso di organizzare, col patrocinio di Ausl Modena e Comune, martedì 21 novembre, alle 17, all’Auditorium Loria, un incontro rivolto alla popolazione sul tema: Una convivenza difficile, sessualità e tumore alla prostata. Un’occasione preziosa per gli uomini per interloquire in modo informale coi professionisti sanitari, capire quali sono le ricadute dirette dei trattamenti radioterapici o chirurgici sulla funzionalità sessuale e, soprattutto, cosa si può fare per contenere tali “effetti collaterali”.

La diagnosi di carcinoma prostatico porta inevitabilmente con sé una domanda: come sarà la mia intimità dopo l’intervento di prostatectomia? Un quesito più che lecito, dal momento che il grande problema di questo tipo di operazioni è proprio “il dopo”, ovvero il rischio di incorrere in problemi di natura sessuale e di incontinenza.

Come si giunge a una diagnosi di tumore alla prostata?

“Tendenzialmente – spiega la dottoressa Claudia Mucciarini, oncologa specializzata nei tumori del distretto urologico – i primi referenti sono il medico curante e l’urologo. Con l’aumento dell’età infatti si prescrivono controlli più o meno regolari del PSA (ndr – l’Antigene Prostatico Specifico è una proteina sintetizzata dalle cellule della prostata), attraverso un prelievo di sangue e, qualora si registrino degli aumenti significativi di tale valore il medico di famiglia prescrive una visita urologica. O, ancora, i pazienti si rivolgono allo specialista a causa di problemi alla diuresi. In taluni casi, quando l’urologo valuta che tali sintomi  possano non essere legati a problemi prostatici di tipo benigno come l’ipertrofia, può decidere di voler approfondire maggiormente prescrivendo una risonanza magnetica multiparametrica tesa a valutare se esiste o meno un rischio consistente di tumore alla prostata. L’esito chiarirà poi se si rende necessaria anche una biopsia. Sulla base del risultato un’equipe multidisciplinare valuterà come procedere, anche in considerazione dell’età del paziente e di eventuali comorbilità, e quindi se ricorrere alla radioterapia, alla chirurgia o, semplicemente, a una sorveglianza attiva, ovvero al monitoraggio costante dell’evoluzione della malattia”.

In provincia di Modena, prosegue la dottoressa Mucciarini, sono circa “650 gli uomini, con diagnosi di carcinoma prostatico, che ogni anno vanno a trattamento”.

Quali sono le ricadute di un’operazione di prostatectomia radicale, cioè di asportazione della ghiandola prostatica o di un trattamento radioterapico sulla sfera sessuale?

“Il rischio – seppur difficile da stimare poichè dipende dall’età, dall’eventuale uso di farmaci e dalla potenza sessuale di base – è quello di soffrire di disfunzione erettile. Rischio che si abbassa qualora nell’esecuzione dell’intervento di asportazione completa della prostata si utilizzi la tecnica nerve-sparing che risparmia i nervi. E’ stato comunque stimato che circa il 40-45% degli uomini operati o sottoposti a radioterapia riportino problemi”.

Una quota di pazienti certamente non trascurabile che però non deve rassegnarsi poichè, spiega la dottoressa Mucciarini, “c’è margine di recupero per riavere una vita sessuale soddisfacente. Ed è proprio su questo che ci concentreremo nel corso del convegno del 21 novembre, spiegando quali sono le possibilità riabilitative e farmaceutiche attuabili. Vorremmo che in quest’occasione gli uomini si sentissero liberi di esprimere i propri dubbi, di porre domande e che, al contempo, si creassero collegamenti più smart tra pazienti e professionisti”.

Nel corso del convegno parteciperanno vari specialisti: il dottor Antonio Raffaele Granata endocrinologo esperto in Andrologia funzionale sessuologica, il dottor Frank Lohr, radioterapista, il dottor Massimo Viola urologo e il dottor Massimo Penna, psicologo. 

Special guest, l’ex direttore del Reparto di Oncologia del Ramazzini, il dottor Fabrizio Artioli: “a lui – conclude sorridendo la dottoressa Mucciarini – affideremo il compito di scaldare la platea. Non è sempre facile condividere in pubblico certi aspetti intimi della propria vita ma siamo certi che se sollecitati i presenti daranno vita a un costruttivo dibattito”.

Jessica Bianchi

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