Sono 50mila le nutrie abbattute nel modenese in quattro anni

Le nutrie sono animali estremamente prolifici e non avendo nemici naturali nella nostra regione, “l’attenzione deve essere mantenuta alta: l’azione preventiva è fondamentale per contenerne il numero”, spiega Patrizia Gambarini, comandante del corpo di Polizia provinciale.

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Sono circa 50mila le nutrie abbattute in Provincia di Modena negli ultimi quattro anni. Roditore di grossa taglia e originario del Sudamerica, la nutria è stata introdotta in Europa negli Anni ‘20 per la produzione di pellicce. Dopo la crisi di tale attività, la nutria, non essendo cacciata e in assenza di predatori naturali, ha iniziato a moltiplicarsi velocemente anche nel nostro territorio. “La nutria – spiega Patrizia Gambarini, comandante del corpo di Polizia provinciale – è una specie dalla vocazione fossoria, è cioè abituata a scavare le proprie tane soprattutto in prossimità degli argini di fiumi e canali. Attitudine che condivide con altri tre animali, ovvero volpi, tassi e istrici”. Le tane sono spesso ritenute causa o concausa dell’indebolimento e rottura degli argini qualora “non vengano individuate rapidamente e poi prontamente chiuse dagli enti proprietari”. Ecco perchè, prosegue la comandante, “si rende necessario un monitoraggio capillare del territorio teso alla loro individuazione. Il primo metodo di intervento è di tipo ecologico attraverso il trappolaggio mentre si ricorre all’abbattimento solo se non vi sono altre strade percorribili”.

Patrizia Gambarini, comandante del corpo di Polizia provinciale

Le nutrie sono animali estremamente prolifici e non avendo nemici naturali nella nostra regione, “l’attenzione deve essere mantenuta alta: l’azione preventiva è fondamentale per contenerne il numero”.  L’attività di controllo contro la proliferazione della nutria, coordinata dalla Provincia, prosegue sulla base di una convenzione che coinvolge Comuni e diversi enti tra cui Regione, Aipo, Consorzi di bonifica e Atc di pianura e collina. “Il lavoro è incessante e collettivo – conclude la dottoressa Gambarini – ma il mio auspicio è che sempre più comuni si uniscano convenzionandosi per rendere l’attività ancor più capillare”. Sempre contro le tane degli animali sugli argini, la Provincia ha avviato da tempo anche un piano per la cattura di istrici e tassi e il successivo trasferimento in altre aree compatibili, in quanto specie non cacciabili e protette.