Caccia ai nazisti con Marco De Paolis

Sabato 28 ottobre, alle 17, nella Sala dei Nomi del Museo Monumento al Deportato, nell’ambito della rassegna Ne vale la pena, il racconto di Marco De Paolis, il procuratore che ha riaperto l’armadio della vergogna e indagato oltre 500 criminali di guerra nazisti e fascisti.

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“Nonostante il lungo tempo trascorso dalla data del fatto anzidetto, non si sono avute notizie utili per la identificazione degli autori e per l’accertamento delle responsabilità”: recita così il decreto di archiviazione del 1960 per i fascicoli dell’Armadio della vergogna, con il quale la procura generale militare di Roma negherà la giustizia per le stragi compiute dai nazifascisti in Italia dopo l’8 settembre 1943. Non era vero. Le notizie utili c’erano eccome, ma qualcuno aveva scelto, arbitrariamente, di non proseguire nelle indagini. A fare una scelta diversa, a oltre quarant’anni da quell’archiviazione, sarà il giovane procuratore militare di La Spezia, Marco De Paolis. 

Sarà proprio lui, sabato 28 ottobre, alle 17, nella Sala dei Nomi del Museo Monumento al Deportato di Carpi, a raccontare questa storia, presentando il suo libro Caccia ai nazisti (Rizzoli,  2023), nell’ambito della rassegna Ne vale la pena, promossa da Comune di Carpi e Biblioteca Multimediale Arturo Loria, in collaborazione con Libreria Mondadori, Radio Bruno e BPER Banca. 

Dato il tema, anche la Fondazione Fossoli patrocina l’incontro, che sarà condotto dal giornalista Pierluigi Senatore e introdotto dal Presidente della Fondazione stessa, Pierluigi Castagnetti.

Nel suo libro il procuratore De Paolis racconta quindici anni, tra il 2002 e il 2018, di indagini, interrogatori, sopralluoghi, esami dei testimoni, processi che hanno portato a oltre 500 procedimenti giudiziari contro i criminali di guerra nazisti e fascisti per gli eccidi di civili e militari. 

Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Civitella in Val di Chiana, ma anche Kos e Leros, Cefalonia: sono solo gli episodi più conosciuti tra quelli di cui De Paolis si è occupato, consapevole che “il dolore non va in prescrizione” e che la sete di verità dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime era stata ignorata per troppo tempo. 

Una storia avvincente, una caccia ai colpevoli tra Italia, Germania e Austria per interrogare gli ex SS ancora in vita e stabilirne le responsabilità, portarli alla sbarra, farli condannare. 

E insieme un racconto intimo e privato di cosa ha significato immergersi in “un dolore così immenso”, come lo definirà uno dei sopravvissuti, il dolore di chi ha dovuto subire l’ulteriore ingiustizia “del mancato assolvimento da parte dello Stato del primario e doveroso compito di ricercare, processare e punire i responsabili di quella brutale violenza”.

Tutto ancor più significativo, se si pensa che la presentazione avverrà proprio nella sala che reca, incisi sulle pareti, i nomi di oltre 14.000 cittadini italiani deportati nei lager, oltre a quello di Anna Frank – simbolo, negli anni ’60, della deportazione ebraica – e dei 67 assassinati al Poligono di tiro di Cibeno.

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