Incendio Ca.Re, l’attività in proroga e le mancate opere

L’impianto di selezione e trattamento rifiuti Ca.Re di Fossoli continua la propria attività grazie a una proroga sancita da una determinazione dirigenziale datata 1° gennaio 2022. Dal documento si evince come Arpae abbia chiesto a Ca.Re di provvedere alla realizzazione di varie opere entro l’1/10/2023, tra cui “tutte quelle previste ai fini dell’ottemperanza alla normativa antincendio”. Opere che però al 1° ottobre non sono ancora state eseguite e allora come mai Ca.Re è ancora in funzione? La risposta la si trova in una lettera inviata da Arpae a Ca.Re. in risposta alla richiesta avanzata il 18 luglio di quest’anno dalla stessa ditta di posticipare il termine. Tra le motivazioni addotte come giustificazione alla propria inadempienza “l’allungamento delle tempistiche per il reperimento del finanziamento”. Proroga concessa fino al “31/07/2024”.

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Nel sito di Arpae Emilia Romagna si legge che l’impianto di selezione e trattamento rifiuti di Fossoli Ca.Re, società costituita da Aimag S.p.A (51%) e Garc Ambiente (49%), sta continuando la propria attività grazie a una proroga sancita da una determinazione dirigenziale datata 1° gennaio 2022. Dal documento si evince come Arpae abbia chiesto a Ca.Re di provvedere alla realizzazione di varie opere: “tre aree di stoccaggio materiali nella zona F; la chiusura perimetrale su due lati e copertura dell’area di stoccaggio sovvalli nella zona D; la chiusura perimetrale su due lati e copertura dell’area di scarico materiale plastico prospiciente la zona A con copertura raccordata alla veletta del capannone esistente; la sostituzione della recinzione dotata di copertura con telo ombreggiante, posta sulla duna, con un muretto in c.a.; la realizzazione di una vasca fuori terra di raccolta di tutte le acque ricadenti sulla superficie scolante (piazzali esterni), per lo stoccaggio massimo di 700 mc; l’adeguamento degli impianti elettrici e tutte le opere previste ai fini dell’ottemperanza alla normativa antincendio”. Lavori che, prosegue il documento, “dovranno concludersi entro 12 mesi dalla data di rilascio del presente atto”.

La determinazione precisa che: “in attesa della realizzazione delle opere autorizzate con il presente atto, l’esercizio dell’impianto può proseguire in conformità con la Determinazione ARPAE n. DET-AMB-2016-4004 del 19/10/2016, a eccezione di quanto disposto al punto 8 del presente atto per le operazioni di recupero R3 ed R5 (ovvero sono immediatamente efficaci le prescrizioni dal punto 2 al punto 24 dell’Allegato Rifiuti), la cui validità è estesa per un termine ritenuto congruo, fino al giorno 01/10/2023”.

Opere che però al 1° ottobre (il giorno dopo l’incendio) non erano ancora state eseguite e allora come mai Ca.Re era ancora in piena attività?

La risposta la si trova in una lettera inviata da Arpae a Ca.Re. (in copia a Comune di Carpi, Ausl Modena,  Atersir, Comando provinciale dei Vigili del Fuoco e Bonifica Emilia Centrale) in risposta alla richiesta avanzata il 18 luglio di quest’anno dalla stessa Ca.Re. di posticipare il termine dei lavori.

Tra le motivazioni addotte dalla ditta come giustificazione alla propria inadempienza “ritardi intercorsi in fase di progettazione; allungamento delle tempistiche per il reperimento del finanziamento; allungamento delle tempistiche per la fornitura dei materiali, con particolare riferimento alle strutture metalliche”. Niente soldi, niente opere. Elementi ritenuti “condivisibili” da Arpae che pertanto concede la proroga richiesta e sposta dal  01/10/2023 al “31/07/2024 la validità della DET-AMB-2016-4004” e, in particolare stabilisce come Ca.Re abbia tempo fino al “31/01/2024 per la realizzazione e il collaudo della vasca di laminazione e fino al 31/05/2024 per la realizzazione e il collaudo degli stalli di contenimento del  rifiuto”. Ergo Ca.Re, proroga dopo proroga, può continuare a operare per un altro anno nonostante non abbia ancora effettuato i lavori richiesti.

Quello di sabato 30 settembre è il quarto incendio (due principi di incendio nel 2021 e nel 2022 e il più grave nel 2013 quando sempre di sabato le fiamme avevano divorato l’intero capannone con danni per milioni di euro) che si è sviluppato presso l’impianto, interessando circa 250 tonnellate di plastica già confezionata in balle in attesa del ritiro. Per spegnere quell’inferno di plastica in fiamme i Vigili del Fuoco hanno lavorato per quasi venti ore. Venti ore durante le quali si sono liberate elevate quantità degli inquinanti. Stando ai dati riferiti ai campioni prelevati dai tecnici di Arpae, tra il sabato sera e la tarda mattinata della domenica e  quelli della giornata successiva, “i valori degli inquinanti sono risultati contenuti e dal momento che l’elevata concentrazione di acroleina (sostanza tossica con forte potere irritante per occhi, cute e mucose respiratorie) riscontrata in una postazione di rilevamento a Rovereto sulla Secchia è riconducibile a un’esposizione di breve durata, è improbabile che si verifichino effetti cronici nocivi sulla salute delle persone” si legge nel comunicato diramato da Arpae e Ausl. Sette i punti di monitoraggio, tutti tra il novese e il carpigiano, eccezion fatta per quello piazzato in via Trento, 16 a Fabbrico ma è proprio lì, nel reggiano, che, in considerazione della direzione del vento, ci si sarebbe dovuti concentrare maggiormente. Ma questa è un’altra storia.

A fronte di questi ricorrenti incendi, perchè Arpae continua a concedere proroghe? 

Perchè i comuni soci di Aimag (che, lo ribadiamo detiene il 51% di Ca.Re) non hanno dato chiare indicazioni rispetto alla necessità di mettere in completa sicurezza l’impianto, dando la priorità ai lavori da eseguire?

Le cause dell’incendio non sono ancora state chiarite dal momento che la relazione dei Vigili del Fuoco non è arrivata. Dolo o negligenza? L’unica cosa che trapela è “l’anomalia di due punti di innesco diversi all’origine delle fiamme” ha spiegato ieri sera, giovedì 5 ottobre, il sindaco Alberto Bellelli in sede di Consiglio Comunale. Una cosa è certa, l’impianto opera nonostante non abbia ancora ottemperato alle richieste che gli sono state avanzate. E questa è la maggiore delle anomalie.

Jessica Bianchi 

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