Amianto: c’è ancora in 28 acquedotti dell’Emilia Romagna, “è un pericolo”

Sono state eseguite bonifiche sulle condotte dell'acquedotto di Bologna e di Carpi, dove i lavori sono terminati nel 2021 con la sostituzione di 15 chilometri di condutture in cemento-amianto

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In Emilia-Romagna, nelle province di Bologna e Modena, sono ancora 28 gli acquedotti presenti con tubi contenenti amianto, a servizio di 134 Comuni. E su 453 campioni analizzati, 41 sono risultati positivi per la presenza della fibra killer. È uno dei dati presentati oggi a San Cesario sul Panaro, nel modenese, nel corso di un convegno organizzato dall’Osservatorio nazionale Amianto (Ona). “Rispetto al passato abbiamo dati più solidi per quanto riguarda il ruolo dell’amianto nella genesi dei tumori delle vie biliari- spiega Giovanni Brandi, professore associato in Oncologia medica dell’Alma Mater di Bologna e responsabile del programma ‘Tumori epato-biliari e pancreatici’ del Policlinico Sant’Orsola- negli ultimi tempi si è riusciti a trovare grandi quantità di fibre di amianto nel fegato, sia dei pazienti con questo tumore, sia nelle persone sane che vivono in aree altamente esposte. Grazie a ulteriori studi, tra i quali uno che pubblicheremo a breve, ci si convince sempre di più della non innocenza delle fibre di amianto ingerite con le acque”. A seguito della mobilitazione dell’Ona, nel 2014 “venne segnalato il rischio amianto per la dispersione di fibre nell’acqua potabile in acquedotti costruiti prima dell’entrata in vigore della legge 257/92”. Da allora sono state eseguite bonifiche sulle condotte dell’acquedotto di Bologna e di Carpi, dove i lavori sono terminati nel 2021 con la sostituzione di 15 chilometri di condutture in cemento-amianto. “C’è ancora molto da bonificare- avverte però il presidente dell’Osservatorio, Ezio Bonanni– prima di tutto nelle scuole, negli ospedali e nella rete idrica. Ed è per questo motivo che è necessario attuare l’obbligo di protezione dei lavoratori, compresi quelli che lavorano nella ristrutturazione degli acquedotti”.

Dopo le scoperte degli ultimi anni, sottolinea Andrea Rossi, coordinatore dell’Ona a Carpi, “che sia coinvolta l’acqua contaminata da fibre di amianto è una concreta possibilità, visto che ancora molte condotte idriche sono in amianto”. E Bonanni aggiunge: “Nonostante gli studi del professor Brandi, che ha dimostrato il nesso causale, c’è ancora chi nega questo pericolo e le tubature ora vecchie e deteriorate e quindi ancora più pericolose, restano dove sono, provocando l’esposizione degli ignari cittadini”. Secondo i dati dell’osservatorio, in Emilia-Romagna la media dei casi di mesotelioma è in aumento: in media 82 all’anno tra il 1997-2001; 113 dal 2002 al 2006; 131 tra il 2007 e il 2011; 150 dal 2012 al 2016; 151 tra il 2017 e il 2021. Nel complesso, dal 1996 a oggi in Emilia-Romagna si contano 3.274 casi di mesotelioma da amianto, con un indice di mortalità del 93% in cinque anni e un totale di 3.045 decessi. Si registrano inoltre 6.548 casi di tumore del polmone, 1.200 di asbestosi e migliaia di altre neoplasie, “per un’incidenza complessiva pari a 10.887 decessi”. Se poi si aggiungono altre malattie asbesto correlate, come il tumore della laringe, della faringe, dell’esofago, dello stomaco, del colon retto, delle ovaie e del fegato, tra cui il colangiocarcinoma, “si va ben oltre gli 11.000 casi”, calcola l’osservatorio.

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