Via Renoir, i residenti non ci stanno: “ridateci il nostro parco”

A mancare secondo il Comune di Carpi sarebbero i documenti attestanti la conformità delle giostrine dell’area verde prospiciente via Renoir. Attrezzature che, non essendo collaudate, potrebbero rappresentare un pericolo. Un’accusa che la proprietaria dell’area verde, non ancora ceduta all’ente pubblico, respinge con forza e rilancia: “in data 11 febbraio ho rimandato tutta la documentazione, pertanto il nastro rosso deve essere rimosso”. Oggi i residenti hanno organizzato una raccolta firme (oltre 120 coloro che hanno già firmato) per chiedere di riavere quanto prima il proprio parco.

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Sono lì dal 2017 ma una manciata di giorni fa, all’improvviso, sono state dichiarate “fuori legge” e pertanto interdette. Ora, le giostrine dell’area verde prospiciente via Renoir sono circondate da un nastro rosso e bianco, segno inequivocabile che lì, i bimbi del quartiere, non possono più giocare. Un boccone davvero amaro da mandare giù e così, oggi pomeriggio, sabato 12 febbraio, i residenti hanno organizzato una raccolta firme (oltre 120 coloro che hanno già firmato) per chiedere al Comune di Carpi di riavere quanto prima il proprio parco e ridare così ai propri figli la possibilità di giocare in sicurezza all’aria aperta. 

Ed proprio nel nome della sicurezza che è intervenuto l’Ente Pubblico, a mancare, infatti, come sottolineato dall’assessore al Verde, Andrea Artioli, sarebbero i documenti “attestanti la conformità delle giostrine. Attrezzature che, non essendo collaudate, potrebbero rappresentare un pericolo”. Un’accusa che la proprietaria dell’area verde, non ancora ceduta al Comune, respinge con forza e rilancia: “la certificazione è stata inviata da anni ma, in data 11 febbraio, ho rimandato tutta la documentazione richiesta, pertanto il nastro rosso deve essere rimosso al più presto”. 

Sono numerosi i comparti decollati le cui aree verdi attrezzate sono l’identica fotocopia di quella di via Renoir: “la sicurezza è fondamentale – spiegano alcuni genitori – ma la legge dev’essere uguale per tutti. Siamo davvero certi che le attrezzature poste anche a pochi metri da qui, siano state davvero collaudate? Perchè lì nessun provvedimento è stato attuato? O forse nella nostra via qualcuno mal tollera il rumore provocato dai bimbi che giocano?”

Al centro del contendere vi sarebbe anche la collocazione stessa delle giostrine ma, assicura Artioli, “nel caso dovessero essere spostate verrebbero semplicemente allontanate di qualche decina di metri ma, lo ribadisco, la difformità rilevata è legata al mancato collaudo”. 

Il dubbio allora, lecito, sorge spontaneo: che si stia facendo tanto rumore per nulla? D’altronde, proseguono i genitori, “da anni i nostri bambini giocano su queste giostrine e nessuno si era mai fatto avanti”. 

E mentre i “grandi” discutevano, i più piccoli correvano nel prato ma solo dopo aver appeso a quel nastro, che tanto ci riporta a una delle immagini più assurde del lockdown, un bel disegno colorato per chiedere di poter tornare a salire presto su scivolo e altalene.

Jessica Bianchi