“L’appropriatezza delle cure è l’unica strada per centrare, nel tempo, l’obiettivo attese zero. Mentre si mantiene l’offerta in termini quantitativi, occorre monitorare e migliorare la qualità delle prescrizioni, riducendo variabilità e iniquità nel comportamento dei medici – sia specialisti che di medicina generale – fonte di inappropriatezza e di rischio clinico per i pazienti. La variabilità ingiustificata, sia tra diversi territori che tra professionisti, fa sì che a parità di profilo del paziente (stesse condizioni e stesso bisogno), non vi siano le stesse prescrizioni (troppe o troppo poche). Inoltre è ormai noto che una quota significativa delle prestazioni sanitarie (20-30%) non produce benefici clinici rilevanti, può esporre i pazienti a rischi inutili e il sistema non utilizza al meglio quelle risorse”. È sostanzialmente questa la filosofia alla base dell’impianto tecnico-scientifico del percorso sull’appropriatezza condiviso tra Azienda USL di Modena, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Ospedale di Sassuolo Spa e la Conferenza territoriale sociale e sanitaria, per rendere maggiormente accessibili le prestazioni ai cittadini sulla base di priorità. Infatti, come confermano fonti internazionali e nazionali (Rapporto Oasi 2025), “definire chi viene prima, con quali servizi e con quale intensità assistenziale” è “l’unica strada per generare valore, ridurre le disuguaglianze e progettare un SSN capace di affrontare le sfide dei prossimi decenni”. Ridurre le variabilità significa in prospettiva azzerare le attese ingiustificate e garantire che tutte le cure – anche le più innovative rese possibili dai recenti grandi progressi della medicina – siano disponibili sul territorio, per chi ne ha davvero bisogno. “Dobbiamo assicurare ai cittadini tutte le visite e gli esami che sono loro necessari, in modo sicuro e basato su evidenze scientifiche – ha dichiarato il direttore generale dell’Ausl di Modena, Mattia Altini – utilizzando al meglio possibile le risorse disponibili e riducendo i rischi legati a esami e prescrizioni non appropriati”.
“La paura di chiudere servizi per carenza di risorse non porta a nulla – ha sottolineato Luca Baldino, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena – non dobbiamo chiudere, ma essere appropriati, cioè fare le cose giuste, nel posto giusto e con il professionista giusto. Gli screening sono un esempio: collocare l’esposizione alle radiazioni in archi temporali definiti scientificamente significa tutelare la salute delle donne. Essere appropriati vuol dire infatti anche fare le cose nei tempi giusti, riducendo sovraesposizioni inutili e rischiose. Occorre ridurre la variabilità, premiando chi fa la fatica di essere appropriato, perché chi non lo fa crea un danno enorme al sistema”.
La nuova stagione della CTSS, ha sottolineato il presidente Massimo Mezzetti, “si è posta come obiettivo la revisione dell’offerta, orientando in modo consapevole le preziose risorse di fronte alla crisi del SSN. Ciò è possibile con una strategia complessiva e scelte di lungo periodo. Dobbiamo continuare convintamente nell’obiettivo di migliorare l’assistenza, reinvestendo in strumentazioni e strutture, ed essere capaci di comunicare ai cittadini che questa strada è giusta e il senso è coerente con l’obiettivo che abbiamo condiviso all’inizio di questo percorso, come Sindaci e istituzioni del territorio provinciale”.
La strategia modenese
Come avviene in moltissimi settori produttivi, sia privati che pubblici, e come già avvenuto in campo farmaceutico, sono stati condivisi incentivi etici e formativi per chi rispetta i criteri regionali per le prescrizioni. Il focus iniziale è posto su 12 prestazioni specialistiche considerate “critiche” per variabilità e impatto sulle liste d’attesa (es. visite dermatologiche, oculistiche, TAC, RMN, gastroscopie, colonscopie, ecc.). Le risorse messe in campo serviranno per rafforzare le competenze, gli strumenti e l’autonomia clinica dei medici di medicina generale reinvestendo così nel territorio, ad esempio per attrezzature utili, formazione continua, strumenti di monitoraggio e collaborazione in rete (teleconsulto, telemedicina), già in corso di attivazione. Lo stesso percorso sarà adottato dalle Aziende sui propri specialisti. Per verificare l’effettiva adesione ai corretti comportamenti sono previsti sistemi di audit & feedback: si misura ciò che si fa, si confronta con ciò che si dovrebbe fare e si restituisce a tutti l’informazione per migliorare la pratica clinica, a tutto vantaggio dei pazienti. Questo approccio, documentato dalla letteratura internazionale, è uno degli strumenti più efficaci per ridurre la variabilità e migliorare la performance. Con cruscotti di analisi e monitoraggio ogni medico di famiglia – e presto anche gli specialisti – potrà disporre di report dettagliati sulle proprie prescrizioni e sulle prenotazioni, con confronto rispetto alla media provinciale e indicatori di performance, mentre avere la “fotografia” (stratificazione) della propria popolazione assistita consente di identificare i bisogni reali e personalizzare gli interventi. In incontri periodici si analizzano dati, criticità e buone pratiche. Al contempo si prosegue nella riorganizzazione dei servizi tramite le reti cliniche, per garantire su tutto il territorio percorsi assistenziali omogenei, efficaci e appropriati (senza più variabilità tra un professionista e l’altro o tra aree geografiche), valorizzando la collaborazione tra ospedale e territorio e l’uso di soluzioni tecnologiche avanzate.
























