L’Inno d’Italia del Corpo Bandistico della Città di Carpi ha aperto i festeggiamenti del 60esimo compleanno della Scuola Collodi di via Bortolamasi a Carpi. E’ intervenuta la nuova dirigente Silvia Cuoghi che ha iniziato quest’anno il suo incarico presso il Terzo Comprensivo. Erano presenti l’assessore Serena Pedrazzoli in rappresentanza dell’Amministrazione comunale e l’ex dirigente Tiziano Mantovani insieme a tanti insegnanti, collaboratori scolastici e alunni del presente e del passato. Le note della canzone Collodi Rock sono risuonate nel quartiere e il taglio della torta ha coronato la grande festa per i sessant’anni della scuola
Nelle ultime settimane gli alunni della classe 5B della Scuola Primaria Carlo Collodi di via Bortolomasi a Carpi hanno intrapreso un viaggio nel passato per ricostruire com’era una volta la scuola che oggi frequentano. Si sono trasformati in giornalisti e, insieme alle insegnanti, hanno realizzato interviste e raccolto testimonianze per festeggiare con consapevolezza il sessantesimo anniversario.

I bambini hanno incontrato la dirigente scolastica Emilia Durante del Monaco che ha guidato il Terzo Circolo dal 1988 al 2003, la storica DSGA Carla Bulgarelli, la signora Miria Righi, le insegnanti Fosca Pederzoli Gelmini, Mariarosa Bolla, Daniela Gasparini, Rossella Prandi e Rossella Cestari. Grazie alle loro preziose testimonianze hanno ricostruito il contesto in cui si faceva scuola tanti anni fa.
“La dirigente ci ha raccontato che, quando la scuola fu costruita nel 1965, era un edificio più piccolo di quello di oggi: mancavano la palestra ed alcune aule del primo piano. Anche lo spazio esterno era diverso perché non erano presenti l’aula verde e l’orto. Inoltre, il nome della scuola era “Rione Nord” ed era sorta per accogliere alunni del quartiere in espansione.
Nonostante le dimensioni ridotte rispetto ad oggi, negli anni ’70 c’erano ventiquattro classi che ospitavano circa seicento alunni. Come ha spiegato Carla Bulgarelli, gli alunni frequentavano la scuola con doppi turni, alcuni al mattino e altri al pomeriggio, perché non c’era spazio per tutti.

A quei tempi, ha ricordato la dirigente Durante del Monaco, c’era l’obbligo per tutti i bimbi di frequentare almeno la scuola elementare (oggi primaria) e non ancora l’obbligo di frequentare la scuola media. Quando il numero degli alunni diminuì, si formarono dieci/undici classi e alcuni spazi furono destinati ai laboratori. Un’aula fu dedicata alla biblioteca e, in seguito, furono realizzate l’aula di scienze e il laboratorio di informatica.
Il numero delle materie di studio era inferiore rispetto ad oggi: Carla e Miria ci hanno detto che inizialmente c’era un solo insegnante per classe e stava con i bimbi 24 ore settimanali; a scuola si entrava alle 8.30 e si usciva alle 12.30 per sei giorni a settimana.
Solo tra gli anni ’80 e ’90 si è registrato un cambiamento: sono aumentati gli insegnanti e le ore di lezione. Sempre in quegli anni si sono aggiunti gli insegnanti di religione cattolica e di inglese.
Più di recente, le ore di lezione sono passate ad essere prima 27 e poi 29 per le classi del secondo ciclo e si è aggiunto il maestro per educazione motoria.
La maestra Rossella Cestari, che è ancora in servizio, ci ha raccontato che, al suo esordio come docente alla fine degli anni ’80, curava i progetti da realizzare nei nuovi laboratori della scuola e ci ha parlato dell’aula verde, allestita come micro-ambiente per uccelli e piante.
Oggi la nostra scuola dispone di altri due laboratori per l’apprendimento della lingua inglese e un’aula STEAM.
Miria, Carla e la dirigente Durante del Monaco ci hanno fatto notare che amavano il loro lavoro e si stimavano. Hanno evidenziato anche l’importanza dei collaboratori che, dovendo garantire la vigilanza nella scuola, conoscono tutti i bimbi e sono preziosi per le insegnanti.
I grembiuli erano un simbolo importante nella scuola perché rappresentavano l’uguaglianza di ricchi e poveri, ha aggiunto la maestra Bolla, ed erano un vantaggio per i genitori che potevano evitare di cambiare gli abiti ai bimbi ogni giorno.
Un tempo non c’erano bimbi non italofoni ma molti bimbi che venivano dal Sud-Italia, ha spiegato la dirigente e nei confronti dei quali poteva verificarsi qualche atteggiamento di rifiuto o di intolleranza. Solo negli anni ’90 arrivarono i primi flussi migratori cinesi, africani e poi pakistani, moldavi, rumeni… Per questo negli ultimi anni le risorse per l’insegnamento della lingua italiana sono aumentate.
Alla domanda di come fossero affrontati i ritardi, la maestra Fosca ha risposto che preferiva evitare di rimproverare i bimbi e tutte le mattine leggeva loro un capitolo di un racconto motivando tutti ad arrivare in orario per non perdere parti della storia.
A chi ha chiesto quando è stata sostituita la lavagna di ardesia con la LIM e come hanno reagito i bimbi, ha risposto la maestra Rossella Prandi: “con il terremoto che colpì l’Emilia-Romagna nel 2012 furono regalate alle scuole le LIM e alcune insegnanti si formarono per poterle utilizzare nelle classi”.
La maestra Rossella aveva un carrello per portare molti tablet in classe e ha iniziato a lavorarci con i suoi alunni. Ha anche aiutato le colleghe meno esperte. Dal 2015 progressivamente tutte le classi furono dotate di LIM e I bimbi fin da subito hanno mostrato entusiasmo per il nuovo strumento.
La maestra Prandi ha ricordato che il mondo digitale e le LIM si sono rivelate preziose soprattutto durante il Covid, in quanto hanno permesso ai bimbi di rimanere in contatto con le loro insegnanti per continuare a studiare.
E i voti? Com’erano un tempo? I voti sono cambiati molte volte: ci sono stati i giudizi sintetici, le lettere, i numeri. La maestra Gasparini ha spiegato che non le piaceva identificare un alunno con un voto e lasciare i bimbi alla fine della classe quinta era il momento più triste del suo lavoro. Al contrario, la cosa più entusiasmante era accoglierli in prima classe all’inizio del loro percorso scolastico.
Per la dirigente Durante del Monaco il momento più bello della carriera è stata la presenza degli alunni della sua scuola a Norimberga, in Germania, invitati dal console italiano, quando ancora c’era l’insegnamento del tedesco nella scuola elementare.
A proposito di internazionalizzazione, la maestra Cestari ha ricordato che la scuola Collodi già da alcuni anni si caratterizza per la collaborazione con il Victoria Languages and Cultures: ogni anno nelle classi vengono accolte studentesse americane che osservano i nostri metodi d’insegnamento e portano esperienze e testimonianze della cultura anglosassone.
Quest’intervista è stata un’occasione per scoprire che la nostra scuola ha una lunga storia ricca di cambiamenti. Grazie a quest’esperienza abbiamo capito che la collaborazione di tutti contribuisce al successo scolastico e abbiamo preso coscienza del fatto che, anche se è cambiata, la scuola continua a formare i cittadini di domani”.
Gli alunni di 5B e la loro maestra Immacolata Pizza
























