Il Museo al Deportato al centro della tesi di laurea di Giulia Ruspaggiari

Giulia Ruspaggiari, carpigiana classe 2003, si è da poco laureata in Beni Culturali con una tesi dal titolo Forme di rappresentazione dell'Olocausto: il caso del Museo Monumento al Deportato Politico e Razziale di Carpi: “L’idea di concentrarmi su questo Museo, ospitato in alcuni ambienti del Castello dei Pio, la cui istituzione è strettamente connessa al vicino Campo di Fossoli, è nata da un duplice impulso: da un lato il legame con la mia città, dall’altro un interesse personale per le modalità di gestione del cosiddetto patrimonio dissonante, ovvero quei beni culturali che generano tensione e dibattito”.

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La voce della memoria scorre nella tesi di laurea di Giulia Ruspaggiari, 22 anni, che, dopo aver conseguito il diploma presso il Liceo Fanti, ha proseguito il suo percorso accademico nel settore dei Beni Culturali, con particolare attenzione al patrimonio culturale e alle sue forme di trasmissione, e proprio lo scorso 12 novembre 2025 ha conseguito la laurea presso l’Università di Bologna, con una tesi dal titolo Forme di rappresentazione dell’Olocausto: il caso del Museo Monumento al Deportato Politico e Razziale di Carpi.

“L’idea di concentrarmi su questo Museo, ospitato in alcuni ambienti del Castello dei Pio, la cui istituzione è strettamente connessa al vicino Campo di Fossoli, è nata da un duplice impulso: da un lato il legame con la mia città, dall’altro un interesse personale per le modalità di gestione del cosiddetto ‘patrimonio dissonante’. Quest’ultima categoria è stata introdotta nel 1996 dagli studiosi Ashworth e Tunbridge per descrivere quei beni culturali che generano tensione, dibattito e talvolta controversie. In genere si tratta di luoghi che, come il Campo di Fossoli, portano con sé memorie traumatiche: conoscere e riconoscere la storia di questi luoghi è fondamentale per comprendere il presente, quindi sviluppare piani di gestione funzionali e consapevoli.

Come hai svolto il tuo lavoro di studio e di ricerca?

“Nella raccolta della documentazione è stato determinante lo svolgimento del tirocinio presso Fondazione Fossoli, ente che gestisce l’ex Campo di Fossoli, il Museo Monumento al Deportato Politico e Razziale e le ex sinagoghe carpigiane. Questo mi ha permesso di entrare a contatto diretto con i luoghi, visitati più e più volte, e con le persone che quotidianamente si confrontano con la memoria della deportazione. Tra le esperienze più formative vi sono le visite del Museo e del Campo guidate dagli operatori della Fondazione Fossoli, figure centrali nella mediazione della storia dei luoghi e nella trasmissione della memoria.

Ho quindi dedicato circa due mesi alla fase di ricerca e documentazione, seguiti da tre-quattro mesi di scrittura. Non è stato certamente un lavoro immediato, ma sicuramente interessante e, alla fine, estremamente soddisfacente”.

C’è qualcosa che ancora non conoscevi che hai imparato da questo lavoro e qualcos’altro che ti rimarrà per sempre impresso?

“Prima di intraprendere questa ricerca ignoravo la portata e la rilevanza che i memoriali e le attività commemorative hanno, non solo privatamente per le famiglie delle vittime, ma in quanto strumento di riparazione del tessuto sociale traumatizzato. Questa funzione collettiva della memoria mi ha profondamente colpita”.

Come proseguirà la tua carriera universitaria e/o professionale? Progetti per il futuro?

“Attualmente, considerando che in Italia il settore dei Critical Heritage Studies non è ancora pienamente sviluppato, ho deciso di proseguire i miei studi nel settore storico-artistico sempre presso l’Università di Bologna, cercando però di mantenere uno sguardo ampio e trasversale sul patrimonio culturale.

Nel futuro mi auguro di poter tornare ad approfondire le tematiche legate alla gestione del patrimonio, magari sviluppando ulteriormente i miei studi nella mia futura tesi magistrale, allo scopo di contribuire alla costruzione di pratiche memoriali funzionali e, soprattutto, consapevoli”.

Chiara Sorrentino

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