Ascolta l’intervista a Roberta Orfello, della Segreteria Cgil…
In quadro europeo e internazionale sempre incerto, la crescita del valore aggiunto in provincia di Modena (+0,7%) dovrebbe risultare quest’anno allineata a quella media regionale (+0,6%), così come già avvenuto nel 2024 (+0,3% e +0,2%). I settori che hanno contribuito sono l’agricoltura (andamento altalenante, +17% nel 2024) e quello delle costruzioni (+1,9%), mentre l’industria segna -0,2% e i servizi +0,1%. “Perdura, per il settore dell’industria in senso stretto, una crisi che coinvolge ordini, fatturato e produzione dal primo trimestre 2023” e che, secondo l’indagine congiunturale Unioncamere, insisterà anche nei primi trimestri del 2025. Ma c’è segno meno pure per le vendite nel terzo trimestre 2024 dopo un biennio in crescita. È quanto emerge dall’osservatorio ‘Economia e Lavoro’ in provincia di Modena (17esima edizione) presentato dalla Cgil. Si legge che le esportazioni modenesi nel 2024 registrano un calo (-1,7%), che “potrebbe aggravarsi” per effetto dei dazi Usa, mentre cala (-70) il numero di imprese nell’ultimo biennio: la serie storica restituisce un quadro di calo costante dal 2011. La decrescita interessa soprattutto le imprese artigiane, le ditte individuali e le società di persone (al contrario, crescono le società di capitali, +2,5% nel 2024). Dal punto di vista settoriale gli andamenti più negativi sono quelli del commercio all’ingrosso e al dettaglio (-278 imprese) e dell’industria manifatturiera (-190, dopo la perdita di 314 dell’anno prima), crescono invece le imprese nel campo delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+136 imprese). Sul lavoro, crescono gli occupati in agricoltura (47,5%), nel commercio (+13,3%), mentre calano gli occupati nelle costruzioni (-19,3%), negli altri servizi (-7,6%) e nell’industria (-0,8%). Risulta in aumento il ricorso alla cassa integrazione negli ultimi mesi del 2024 e nei primi mesi del 2025, ed è soprattutto il settore meccanico a registrare l’impennata maggiore. Subisce comunque una contrazione l’occupazione (dati Istat) in provincia: -4.000 occupati (pari al -1,2%); cala, tuttavia, anche il numero dei disoccupati, poco più di 4.000 unità (-22,3%). Lo spostamento più rilevante riguarda l’aumento degli inattivi: +11.500 (+4,4%, soprattutto donne). La riduzione dei disoccupati non è dovuta dunque ad un loro passaggio nella schiera degli occupati, ma piuttosto ad un loro abbandono del mercato del lavoro
























