Carpi perderà un’ambulanza infermieristica e condividerà un’automedica con la Bassa modenese

Il piano di riforma del sistema di emergenza-urgenza presentato ieri in occasione della seduta della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria della provincia di Modena, per quanto riguarda il nostro territorio prevede lo spostamento dell’automedica in una posizione baricentrica rispetto ai due distretti di Carpi e Mirandola, verosimilmente tra Cavezzo e Ponte Motta. Un’ambulanza a guida infermieristica verrà invece convertita in un mezzo di soccorso base con personale volontario a bordo.

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I rumors circa “la soppressione dell’ambulanza infermieristica Carpi 4 di stanza a Fossoli istituita nel 2018 e di cui avevamo scritto a giugno (https://temponews.it/2025/06/20/sanita-alle-prese-con-una-crisi-senza-precedenti-siamo-al-punto-di-non-ritorno/) sono stati confermati. Ieri, 18 settembre, in occasione della seduta della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria (CTSS) della provincia di Modena, svoltasi a porte chiuse, è stato presentato un piano di riforma del sistema di emergenza-urgenza volto a “rimodulare l’offerta per ridurre le duplicazioni di servizi che non aggiungono valore, ridisegnare luoghi di cura e ripensare alle vocazioni degli ospedali e dei territori in base ai bisogni” ha sottolineato il Direttore Generale dell’Ausl, Altini. Una “rivoluzione” che per quanto riguarda il nostro territorio, ovvero l’Area Nord prevede lo spostamento dell’automedica in una posizione baricentrica rispetto ai due distretti di Carpi e Mirandola, verosimilmente tra Cavezzo e Ponte Motta, con un innalzamento da 12 a 24 ore. L’ambulanza a guida infermieristica verrà invece convertita in un mezzo di soccorso base con personale volontario a bordo.

I volontari, non ci stancheremo mai di ripeterlo, rappresentano una risorsa preziosa e vanno ringraziati per il loro impegno quotidiano, ma non possono sostituirsi al personale medico e para medico, né assumersi responsabilità che non competono loro.

La scelta nasce, hanno spiegato in CTSS, “in virtù dell’analisi dei dati di attività di tutti i mezzi, da cui si evince che la maggioranza degli interventi riguarda codici a bassa gravità sui quali sarebbe potuto intervenire un mezzo base”. Che la sanità del nostro territorio sia alle prese con una crisi senza precedenti è sotto l’occhio di tutti: buchi di bilancio (Ausl di Modena e Azienda ospedaliero-universitaria chiudono il bilancio 2024 in rosso con un ammanco da 35 milioni di euro), sottofinanziamento del sistema, invecchiamento della popolazione e aumento delle fragilità, difficoltà nel reperire personale e riduzione di servizi si ripercuotono sulla cittadinanza alle prese con liste d’attesa che si allungano e ritocchi ai ticket (fino a un massimo di 4 euro a ricetta). Questa riforma nasce “per rispondere a tali criticità, salvaguardando i Pronto Soccorso e migliorando la qualità della risposta sul territorio sia alle emergenze sia a quei bisogni urgenti ma di minore gravità che costituiscono la maggioranza degli accessi. Tra gli obiettivi principali che hanno guidato l’intero percorso, trovare il personale per i Pronto soccorso provinciali, rimodulando l’assetto organizzativo e ricercando personale, anche in vista dell’eliminazione del ricorso alle cooperative di medici entro il 31 ottobre. Permangono criticità sugli organici pieni, ma vi sono dati positivi: sull’equivalente minimo di circa 4 professionisti a tempo pieno necessari per il superamento del ricorso alle cooperative, infatti, grazie alle prime azioni ne sono stati reperiti 3, mentre il 30 settembre sarà espletato il concorso che ha visto, a differenza dei precedenti, una buona partecipazione”. Il piano è stato approvato con i voti favorevoli di 41 sindaci  – 45 quelli presenti – e l’astensione dei sindaci di Fiumalbo e di Sestola e il voto contrario dei sindaci di Fanano e di Montecreto non convinti dell’appropriatezza della proposta, ancora sulla carta, per l’Alto Frignano.

“La sanità pubblica  – sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Massimo Fabi – è sotto attacco per mancanza di risorse e di personale, e con una maggiore domanda di prestazioni”.

Che piaccia o no, a fronte di minori risorse ripensare i servizi è fondamentale, dalla montagna alla Bassa modenese, e la chiusura di alcuni ospedali periferici – o la riduzione del numero di reparti – è il boccone amaro da ingoiare per assicurare la tenuta stessa del SSN. Il mantenimento di un presidio di Pronto soccorso – o la presenza di mezzi avanzati – però è essenziale per garantire interventi tempestivi in caso di emergenze, siano queste incidenti stradali o patologie tempo dipendenti. Sono scelte difficili, dolorose, si abbia però il coraggio di dirlo, senza mistificazioni.

Non ci si nasconda dietro a “equa distribuzione e piena valorizzazione delle risorse, in un’ottica di sicurezza, efficienza e sostenibilità”. La coperta è diventata troppo corta. E quando non sono più soltanto i piedi a restar fuori si devono adottare misure drastiche. Si taglia, perchè di questo si tratta. Il tema è dove lo si fa e in che modo.

Carpi che da anni chiede un’automedica operativa in città, di fatto ne perde una infermieristica, accontentandosi di condividere un mezzo di soccorso avanzato con medico a bordo con la Bassa modenese. Non è una conquista, è un cavallo di Troia. Il piano per salvare soccorso e Pronto Soccorso che arriva dopo la cosiddetta “Riforma Donini” e i suoi Cau – centri di assistenza urgenza, rivelatisi in parte inefficaci, basterà?

Jessica Bianchi

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