Il progetto di riqualificazione del Biscione, il palazzo di via Unione Sovietica dove vivono 382 persone, operazione da 9 milioni di euro (di cui 5,6 a carico di Comune e ACER Modena), è in alto mare.
E’ trascorso ormai un anno dagli ultimi dati snocciolati dall’amministrazione e da allora poco o nulla è cambiato. A rimettere completamente in discussione l’impianto originario di un progetto nato sulla carta nel 2020 è stato il blocco della cessione dei crediti per gli interventi di riqualificazione energetica e sismici. All’investimento pubblico, infatti, si devono sommare le rispettive quote dei privati che resteranno proprietari dell’immobile ma, lo stop del Governo al superbonus 110, ha reso le intenzioni della Giunta di difficile attuazione tanto da congelare la gara di affidamento dei lavori inizialmente prevista a gennaio 2024. A rendere l’intervento ancor più complesso vi è stato poi l’aumento dei prezzi legato all’inflazione che ha imposto alla parte pubblica un ripensamento complessivo.
Il progetto, fanno però sapere dal Comune, non è al palo: “l’Amministrazione Comunale è impegnata a portarlo avanti. Come sappiamo, e come avevamo già annunciato, dopo la decadenza del superbonus e il significativo aumento dei costi dell’edilizia per la ristrutturazione, siamo stati costretti a rimodulare il progetto che coinvolge non solo il Comune e Acer ma anche i proprietari privati degli appartamenti che si trovano nel complesso. Non è venuta meno, invece, la volontà di rigenerare il complesso, a beneficio di chi ci vive e della cittadinanza”.
Stando all’ultimo dato a nostra disposizione risalente al luglio 2024 gli alloggi acquistati erano 17. Comune e Acer dovrebbero acquisirne 55, sui 90 complessivamente presenti nello stabile, per poter procedere con il recupero. Ma ad oggi questo numero non è salito, come conferma l’ente pubblico: “le unità residenziali già acquisite sono 10 di proprietà comunale e 7 di ACER. Stiamo lavorando per proseguire nell’acquisizione di ulteriori porzioni di immobili, tra cui altri alloggi”. Il sindaco Riccardo Righi nel gennaio dello scorso anno (https://temponews.it/2024/01/23/scricchiola-il-progetto-di-riqualificazione-del-biscione/) disse che erano al vaglio due percorsi alternativi – unitamente a un istituto bancario da un lato e la Regione dall’altro per poter interloquire con Cassa Depositi e prestiti – per tentare di agevolare i privati e rimodulare lo schema originario con l’obiettivo di costruire uno strumento finanziario in grado di mettere un fondo di garanzia a copertura dell’investimento privato per dilazionare la spesa e rendere così le rate sostenibili anche per le famiglie più fragili. Anche su questo versante però le bocce paiono ferme: “stiamo portando avanti l’interlocuzione con la Regione Emilia-Romagna, ente finanziatore, e sono al vaglio tutte le opzioni possibili per proseguire il progetto”, ci assicurano dal Comune di Carpi. Un altro nervo scoperto riguarda la trattativa per l’acquisto delle due sale impiegate come sede da cinque associazioni islamiche per le quali, in assenza dei requisiti per poter rientrare nel piano espropriativo, sono da approntare proposte alternative ma sinora soltanto “una realtà è venuta a confrontarsi con l’Amministrazione per spostarsi in un luogo privato adeguato alle proprie esigenze”.
Oltre 950mila euro. Tanto ci è costata, sinora, l’operazione Biscione. In una dichiarazione rilasciata a Tempo, l’assessore Tamara Calzolari aveva spiegato come si stesse cercando di “trovare la formula per far stare in piedi il progetto in una cornice di sostenibilità”. Ma tale riqualificazione rappresenta davvero una priorità? “Queste risorse – concludono i nostri amministratori – sono servite in parte a comprare gli appartamenti ora di proprietà del comune e per assegnare i vari studi necessari alla redazione del progetto. Lo riteniamo ancora valido e utile non solo alla ristrutturazione di uno stabile ma anche alla rivitalizzazione di un’area importante della città. Si tratta di un progetto che ha anche notevoli finalità sociali e per questo vogliamo andare avanti trovando le migliori condizioni per operare, sia per il pubblico che per il privato”.
Un progetto complesso e irto di ostacoli che, a ben guardare, è ancora bel lontano dall’essere vicino a una reale concretizzazione.
Jessica Bianchi