Nella mattinata di sabato 12 luglio, Adl Cobas ed ex studenti hanno organizzato un presidio davanti alla nuova sede del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in Viale Timavo. L’inizio del presidio si è svolto a porte aperte, ma poco dopo il personale addetto della sede ha chiuso gli ingressi. Durante gli interventi pubblici i partecipanti hanno espresso la propria frustrazione e indignazione per la “gestione parziale della comunicazione da parte dell’Università. Solo alcuni ex studenti sono stati contattati tramite mail: ancora oggi, molti non sanno nemmeno di trovarsi in questa situazione. L’Ateneo ha giustificato il mancato avviso dicendo che non ha avuto il tempo di informare tutti, accusandoci di aver creato una “rivoluzione” troppo in fretta. Ma non è una rivoluzione. È legittima difesa – pacifica – del nostro percorso. Dopo anni di studi e anni di lavoro con i bambini, ci si dice che tutto questo improvvisamente non vale più. Come si può accettare? È uno schiaffo alla nostra dignità e alla nostra professionalità. Non è un caso che questo colpisca in particolare una laurea frequentata in grandissima parte da donne. Ancora una volta, il peso ricade su di noi, che ci prendiamo cura dei bambini a casa e a lavoro. Se ci viene tolto il diritto di lavorare, sarà ancora una volta sulle nostre spalle che cadrà il carico” si legge nella nota stampa.
Lunedì 14 luglio è previsto un incontro con l’assessore regionale all’istruzione per discutere della situazione e cercare risposte concrete. Nel frattempo, è emersa una possibile via d’uscita: il Ministero ha pubblicato una sanatoria, richiesta già nel giugno 2021, per sanare il vuoto normativo relativo agli anni accademici 2017/2018 e 2018/2019. Ora ci sono 60 giorni per firmarla. “Se ciò avverrà, anche queste due coorti verrebbero riconosciute, e il problema rientrerebbe. Se invece non sarà così, – conducono le educatrici e gli educatori del Comitato Difesa Professionale Educatori e Educatrici unitamente al sindacato ADL Cobas – continueremo a lottare, perché non abbiamo alcuna intenzione di arrenderci.
Sappiamo che il problema non riguarda solo noi: tutte le università italiane, tranne Roma Tre e Bologna (che hanno seguito percorsi differenti), si trovano nella stessa situazione. Modena e Reggio sono solo le prime ad averne preso coscienza. Tocca ora a noi informare il più possibile gli altri ex studenti, attraverso il passaparola, i giornali, e ogni mezzo disponibile. Più saremo, più forza avremo”.