L’industria del futuro? E’ un gioco da ragazze

Si è concluso al Tecnopolo di Carpi il summer camp Ragazze Digitali. Le 14 studentesse partecipanti si sono misurate per la prima volta con la meccanica da un lato e la digitalizzazione dall’altro: dopo aver compreso il funzionamento dei sistemi meccanici basati sull’idraulica, ovvero come, mettendo in pressione un fluido si possano muovere e sollevare dispositivi, hanno costruito dei prototipi, integrandoli poi con una parte di controllo digitale, tramite Arduino. Sono così nati il sollevatore idraulico smart, gli hydrofoil delle barche a vela racing, il braccio robotico e il sistema frenante con freno a disco.

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Si è concluso, al Tecnopolo di via Corbolani, Ragazze Digitali, il summer camp intitolato Green-tech Innovators: l’industria del futuro è un gioco da ragazze rivolto alle studentesse delle classi terze e quarte delle scuole secondarie di secondo grado della nostra città e non solo. Protagoniste dell’iniziativa sono state 14 studentesse spinte dalla voglia di mettersi in gioco e conoscere meglio le sfide industriali del futuro, attraverso lezioni, seminari tematici su energia rinnovabile, sostenibilità e digitalizzazione e attività laboratoriali sull’Internet of Things e l’innovazione nell’industria meccanica.

A guidarle c’erano le professoresse del Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari di Unimore Elena Bassoli Barbara Zardin (si occupa di sistemi oleodinamici e pneumatici ed è referente alle Pari Opportunità per il Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari),ideatrici e conduttrici dell’iniziativa carpigiana promossa con il sostegno della Regione Emilia-Romagna e finanziata con risorse del Fondo Sociale Europeo Plus 2021–2027 e organizzata con il contributo di IFOA (per info: https://www.ifoa.it/servizi/corsi-di-formazione/corsi-senza-diploma/summer-camp-in-emilia-romagna/) e supportata da alcune importanti aziende come Spal Automotive, CNHi, Schneider ElectricEBV e Arduino. Un’occasione preziosa, spiega Elena Bassoli, docente di Tecnologia e sistemi di lavorazione all’ateneo modenese (nonché coordinatrice del comitato GDEC di Muner, promotore di numerose iniziative finalizzate a promuovere la parità di genere, l’inclusione, l’equità e il benessere nell’ambiente professionale ingegneristico, in particolare nel settore automotive), “per toccare con mano il mestiere dell’ingegnere, figura che, per ragioni legate a vecchi retaggi di carattere socio-culturale resta ancora troppo spesso appannaggio di uomini. Il nostro auspicio è che ogni stereotipo possa essere superato quanto prima e che, così come avvenuto per il Corso di laurea in Medicina, anche quello di Ingegneria possa contare un numero sempre crescente di donne. Il camp ha dato alle partecipanti l’opportunità di toccare con mano la creazione di un dispositivo ingegneristico: vivere e sperimentare la bellezza e la creatività che si celano dietro a questa tipologia di studi è un modo davvero efficace per appassionarvisi”.

E l’obiettivo pare essere stato centrato appieno dal momento che, prosegue la professoressa Bassoli, “le ragazze hanno manifestato non solo interesse, curiosità, coinvolgimento e partecipazione attiva, ma hanno anche riscoperto il piacere di apprendere”. Dal questionario compilato alla fine dell’esperienza, le 14 studentesse hanno raccontato di aver “stretto dei bei legami di amicizia” e che grazie ai laboratori pratici, “sono riuscite a esprimersi, sentendosi parte di una squadra”, superando anche “timori e timidezze”. “È stata una delle esperienze più belle che abbia mai vissuto” e, ancora, “lo consiglierei per cercare di capire se queste materie possano far parte del suo futuro percorso di studi e in generale per mettersi in gioco”. Frasi che davvero testimoniano la piena riuscita dell’iniziativa.

Le giovani, suddivise in quattro gruppi, si sono misurate per la prima volta con la meccanica da un lato e la digitalizzazione dall’altro: “dopo aver compreso il funzionamento dei sistemi meccanici basati sull’idraulica, ovvero come, mettendo in pressione un fluido si possano muovere e sollevare dispositivi, hanno costruito dei prototipi, integrandoli poi con una parte di controllo digitale, tramite Arduino. Sono così nati il sollevatore idraulico smart, gli hydrofoil delle barche a vela racing, il braccio robotico, il sistema frenante con freno a disco”, afferma la docente. La prima edizione del camp – che ha trattato anche il fondamentale tema della sostenibilità ambientale, per meglio comprendere come i progetti possano impattare sull’ambiente – ha avuto un buon riscontro ma, conclude Elena Bassoli, “siamo certi che in futuro crescerà ulteriormente in considerazione dell’apprezzamento dimostrato dalle ragazze e dalle loro famiglie”.

Jessica Bianchi

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