“In merito all’ammanco di circa 400 mila euro subito dall’Agenzia per la Mobilità di Modena (aMO), è bene chiarire – si legge nella replica del Sindaco di Carpi Riccardo Righi a Fratelli d’Italia – che al momento l’assessore Alessandro Di Loreto non risulta indagato, né destinatario di alcun provvedimento da parte della magistratura. Le indagini sono appena iniziate e sarà la Procura, non le opposizioni, a stabilire se vi siano responsabilità da accertare.
Di Loreto ha già espresso pubblicamente la propria amarezza e delusione di fronte a una condotta che, se confermata, ha tradito la fiducia dell’intera struttura, ribadendo con trasparenza ogni dettaglio del proprio operato e la sua totale estraneità ai fatti”.
Per il Sindaco Righi, “Fratelli d’Italia tenta di trasformare un fatto grave – e su cui è doveroso fare piena chiarezza – in un attacco politico personale, invocando dimissioni in assenza di qualsiasi elemento concreto. È lo stesso partito che oggi guida il Governo nazionale, in cui non mancano ministri indagati, sottosegretari rinviati a giudizio, esponenti sotto inchiesta: la consigliera Arletti ha forse chiesto alla presidente Meloni di dimettersi “per opportunità” quando è stata iscritta nel registro degli indagati per favoreggiamento e peculato?
Siamo di fronte all’ennesimo caso di giustizialismo a giorni alterni: garantisti con i propri, giustizialisti con gli altri.
A differenza di chi grida allo scandalo per convenienza politica, ho già preso parola con chiarezza e responsabilità: nella recente assemblea dei soci aMO, sono intervenuto per chiedere che venga fatta piena luce sui fatti, che siano individuate le responsabilità, e che si ponga rimedio con serietà e rigore. Inoltre, il giorno stesso in cui l’Ente è venuto a sapere dei fatti accaduti, ho personalmente scritto all’Agenzia di essere informato di ogni evoluzione delle indagini e di essere pronto a costituirmi parte civile nei confronti dei responsabili. Questo è il compito di chi rappresenta i cittadini: agire con fermezza, non cavalcare le polemiche.
La vicenda richiede trasparenza, verità, e il massimo rispetto per il lavoro della magistratura. Non servono processi sui giornali né campagne a comando. Finché non emergeranno fatti nuovi, chiedere dimissioni per sola propaganda è non solo inaccettabile, ma pericoloso per il funzionamento stesso delle istituzioni.
A Carpi difendiamo il buon governo, la correttezza e la serietà. Non accettiamo di giocare su un terreno dove la verità viene piegata alla convenienza politica del giorno” conclude.