Il Centro antiviolenza delle Terre d’Argine esprime preoccupazione e rabbia nei confronti dei pochi interventi di prevenzione della violenza di genere che vengono rivolti alle scuole. La riflessione è stata suscitata dall’ultimo femminicidio di una ragazza giovanissima: a livello nazionale stiamo assistendo a un’escalation di casi che coinvolgono ragazzi e ragazze sempre più giovani, un trend che potrebbe avere ricadute locali perché l’approccio di una generazione al mondo dell’affettività è simile, quindi l’unica strada che abbiamo per evitare che fatti drammatici interessino il nostro territorio è di lavorare sulla prevenzione, specialmente nei confronti degli adolescenti.
“Martina aveva 14 anni, lui 18. Martina lo aveva lasciato lui l’ha uccisa perché non ha accettato. Martina, Ilaria, Sara, Aurora sono solo alcuni dei nomi di ragazze di età dai 13 ai 22 anni vittime di femminicidio negli ultimi mesi. Hanno la stessa età dei ragazzi che in una banale chat di classe hanno fatto un sondaggio raccapricciante andato su diverse testate giornalistiche. Hanno la stessa età dei ragazzi e ragazze destinatari di un percorso di prevenzione alla violenza di genere, chiamatelo educazione all’affettività, che da tre anni alte cariche sbandierano su tutti i giornali per finire in niente”, sottolineano le socie del Centro antiviolenza.
Quest’anno, l’8 gennaio, proseguono “il Ministro dell’Istruzione e del Merito ha firmato un protocollo d’Intesa con la Fondazione Cecchetin con l’unico obiettivo di fare prevenzione a costo zero per il ministero.
Bene, ora parliamo di noi, noi donne, femministe, operatrici di centri antiviolenza e collaboratrici di associazione che promuovono una cultura libera da stereotipi di genere e pregiudizi, una cultura che riconosca quanto i nostri modelli siano influenzati da quello patriarcale che reitera la disparità di potere tra uomo e donna, tra ragazzo e ragazza e che vede nel femminicidio l’apice di questa piramide.
Siamo arrabbiate perché fino a quando ci sono buoni propositi normativi ma che non contengono un’effettiva volontà di cambiamento… restano vuoti. I veri cambiamenti non avvengono se non c’è collegamento con chi è già sui territori, che ha le competenze adatte e da anni prova a promuovere progetti con l’obiettivo di arrivare agli istituti superiori, inferiori, scuole infanzia e soprattutto al gruppo docente!
Siamo arrabbiate perché, finché non capita alla propria compagna di classe, alla propria studentessa o a cittadine del territorio, la consideriamo qualcosa che non ci riguarda, con interventi limitati alla sensibilità di qualche docente che si propone, s’interfaccia con il corpo docente, con i genitori ancora legati alla paura della diffusione di strane ideologie.
Undici anni fa abbiamo firmato e ratificato la convenzione d’Istanbul e uno dei suoi capisaldi è la prevenzione. Sono dieci anni che sul territorio cerchiamo di portare importanza della prevenzione nelle scuole e del corpo docente. Basta! Siamo noi che continuiamo a legittimare la mano che uccide queste ragazze”.