Si moltiplicano anche nella nostra città i casi di bambini e animali d’affezione punti dalle zecche. Se un tempo, infatti, questi sgraditi artropodi erano presenti perlopiù in collina e in montagna oggi, complice anche il cambiamento climatico, sono ospiti abituali di parchi e giardini urbani. La puntura della zecca non è di per sé pericolosa per l’uomo, i rischi sanitari infatti dipendono dalla possibilità di contrarre infezioni trasmesse da questi animali in qualità di vettori. E’ possibile difendersi dal loro morso? Quali precauzioni occorre adottare e cosa fare qualora si venga punti? Ne abbiamo parlato insieme alle dottoresse Cristiana Corsini e Alessandra Fantuzzi, rispettivamente direttore facente funzione di Sanità Animale del Servizio Veterinario e responsabile del Servizio di Igiene pubblica dell’Ausl di Modena.
La proliferazione delle zecche in ambito urbano è un fenomeno in aumento anche in città. Quali sono le cause?
“Indubbiamente – spiega la dottoressa Corsini – il cambiamento climatico favorisce la proliferazione di questi artropodi così come quella di altri insetti, come ad esempio le zampare. L’aumento delle temperature e l’umidità costituiscono infatti le condizioni ideali per le zecche. A fronte di inverni miti e non più caratterizzati da neve e ghiaccio riescono a sopravvivere tutto l’anno alle nostre latitudini, andando a infestare non solo i boschi ma anche giardini e parchi”.
Le zecche non volano, la loro peculiarità è quella di attendere l’ospite da parassitare rimanendo appostate all’estremità delle piante. Non è plausibile pensare che ogni parco sia sempre sfalciato perfettamente. Non esistono trattamenti da mettere in atto per contenerne la presenza?
“Le zecche – prosegue la dottoressa Corsini – si rifugiano sugli steli d’erba e sui rami dei cespugli a diverse altezze a seconda del loro stadio vitale: una larva vive sui fili d’erba più corti, fino 5 centimetri, la ninfa raggiunge anche i 50 centimetri di altezza, mentre gli adulti arrivano a oltre 1 metro. Se ne stanno lì, attendendo un ospite di passaggio, stimolate dal movimento e dalle variazioni di luce, per poi saltare su un animale o un uomo in modo da poter fare il proprio pasto di sangue. Lo sfalcio resta pertanto l’unico sistema efficace poiché impedisce alle zecche di effettuare tali salti. Non esistono purtroppo metodi di disinfestazione efficaci come quelli impiegati per le zanzare adulte”.
Come proteggere se stessi e i propri animali?
“A volte basta una puntura impercettibile per incorrere in patologie anche gravi pertanto – sottolinea la dottoressa Fantuzzi – quando si trascorre del tempo in mezzo alla natura, soprattutto nella stagione calda, occorre prestare la massima attenzione. Chi frequenta, per motivi ricreativi o lavorativi, parchi e giardini deve cercare di evitare le zone contraddistinte da erba alta, soprattutto quelle in ombra. E’ utile indossare vestiti chiari per identificare più facilmente le zecche e rimuoverle prima che si attacchino alla cute; è preferibile optare per maglie a maniche lunghe e infilare i pantaloni dentro ai calzettoni o, ancor meglio, scarpe alte. Al rientro a casa è poi importante controllare gli indumenti e i tratti di pelle scoperta per individuare la presenza di zecche e rimuoverle prontamente”.
“Ogni volta che si rientra da una passeggiata col proprio cane è buona prassi controllarlo con attenzione così come è consigliabile, sotto indicazione del proprio veterinario, proteggerlo con prodotti insettorepellenti”, aggiunge la dottoressa Corsini.
Nel caso si venga morsi come si rimuove correttamente una zecca affinché il rostro non rimanga all’interno della cute?
“Innanzitutto non si deve andare nel panico. Che sia attaccata alla cute di un cane o di un essere umano la rimozione è la medesima. Occorre estrarre la zecca correttamente con l’apposita pinzetta, prendendola alla base e tirando verso l’alto, mai ruotandola. E’ fondamentale non ricorrere ai cosiddetti rimedi della nonna: no dunque ad aghi arroventati, sigarette, olio, alcol… tutti sistemi che potrebbero irritarla provocando il rigurgito di eventuale materiale infetto. E’ quello infatti il momento in cui la zecca potrebbe inoculare nella ferita gli agenti patogeni”, spiegano le due dottoresse.
In Emilia Romagna la percentuale di zecche infette è al momento relativamente bassa: perciò la maggior parte delle loro punture non ha nessuna conseguenza. Ciò non toglie che sia meglio usare sempre prudenza, per potersi muovere in tranquillità poiché le zecche possono trasmettere due patologie pericolose per le persone, ovvero la malattia di Lyme e l’encefalite da zecche (per la quale, lo ricordiamo, esiste un vaccino).
“Al rientro da un’escursione – puntualizza la dottoressa Fantuzzi – se individuate un morso o vedete una zecca attaccata è importante non allarmarsi, solitamente infatti danno sintomi molto lievi. Nel caso in cui dovessero però comparire un alone rossastro tondeggiante intorno alla lesione, febbre, cefalea, malessere, ingrossamento linfonodale e dolori alle articolazioni è necessari rivolgersi immediatamente al proprio medico. Ricordo anche è possibile conservare la zecca e consegnarla al Servizio veterinario che a sua volta la invierà all’Istituto zooprofilattico per essere sottoposta ad analisi e verificare l’eventuale presenza di patogeni”.
Si è registrato un trend di aumento di tali malattie nel modenese negli ultimi anni? Potete darci qualche numero?
“A fronte di un generale aumento delle attività eseguite all’aperto, negli ultimi anni (2019-2024), per ciò che riguarda l’epidemiologia, nella provincia di Modena si è assistito a una sostanziale stabilità di numero di casi per la malattia di Lyme (circa una decina di casi confermati per anno) e una continuità di assenza di casi per l’encefalite virale da zecca (TBE). La TBE in Italia è diffusa con maggior frequenza in alcune regioni nord-orientali (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trento e Bolzano) ma alcuni casi, sebbene non in provincia di Modena, sono stati segnalati negli ultimi anni anche nella nostra regione”.
Jessica Bianchi