Dopo i Cau (che rimangono) la Regione Emilia-Romagna va avanti anche sulle cosiddette Aft, le Aggregazioni funzionali territoriali, a cui si aggiungono le Unità complesse di cure primarie (Uccp). La mappa dei nuovi maxi-ambulatori, dedicati alla medicina generale sul territorio, è stata presentata dall’assessore regionale alla Sanità, Massimo Fabi, ai sindacati Cgil-Cisl-Uil in un vertice convocato dopo l’approvazione in Giunta della nuova organizzazione. In tutto sono 215 le Aft previste in Emilia-Romagna, tra quelle dei medici del ruolo unico di assistenza primaria, quelle dei pediatri di libera scelta e quelle dedicate agli altri professionisti (specialisti ambulatoriali e veterinari). A livello provinciale a Modena saranno 25 le Aft di assistenza primaria a cui se ne aggiungono sette pediatriche e tre per le altre professionalità.
“La popolazione di riferimento dell’Aft è compresa tra i 7.000 e i 30.000 assistiti – spiega la Regione – con alcune eccezioni che, per particolari e motivate esigenze quali la densità abitativa, possono arrivare a 45.000. Ogni Aft avrà una sede riconoscibile, spesso all’interno di una Casa della Comunità”, con attività garantita “in modo continuativo e accessibile”.
Le Unità complesse di cure primarie (Uccp) sono invece “forme organizzative multiprofessionali”, spiega ancora la Regione Emilia-Romagna, in cui “sono presenti medici, ma anche altri professionisti” e che operano “in modo integrato all’interno delle Case della Comunità o in altre strutture sanitarie”. Le Uccp “coordinano e integrano medici di assistenza primaria, pediatri, specialisti ambulatoriali, infermieri, assistenti sociali e altri professionisti sanitari per rispondere ai bisogni di salute complessi”.
Ogni Aft sarà quindi collegata alla propria Uccp di riferimento, il cui coordinamento è affidato “a una figura professionale che collabora con il distretto per l’organizzazione dei percorsi assistenziali e la gestione delle risorse”. Un sistema informativo regionale si occuperà di monitorare le attività, condividere standard clinici e organizzativi, e valutare il raggiungimento degli obiettivi di salute definiti dalla programmazione regionale e aziendale.
Nasce così la nuova Rete territoriale dell’assistenza primaria, con una nuova organizzazione voluta dalla Regione “per rispondere ai mutamenti socio-demografici e garantire cure più prossime ed efficaci agli emiliano-romagnoli. L’obiettivo è rendere l’assistenza sanitaria territoriale più sostenibile e accessibile – spiega la Regione – anche grazie agli investimenti Pnrr per la realizzazione delle Case della Comunità e al nuovo ruolo unico del medico di medicina generale previsto dall’accordo collettivo nazionale”. L’istituzione di Aft e Uccp rappresenta dunque per la Regione “un passo fondamentale per garantire una presa in carico multidisciplinare e integrata dei pazienti. Entrambe opereranno nell’ambito dei distretti e delle Case della Comunità, che potranno fungere da sede preferenziale, e della rete degli studi medici sui territori, assicurando una copertura completa”.
Dal canto suo, Fabi si dichiara “soddisfatto del lavoro fatto per istituire le nuove forme organizzative della medicina convenzionata nella nostra regione e del confronto per la sua migliore attuazione che abbiamo avviato con i sindacati confederali, di cui l’incontro coi sindacati è solo una nuova tappa. Così come con i sindacati di categoria, coi quali siamo impegnati a definire il contratto integrativo dei medici di medicina generale. Questo provvedimento segna una svolta nella ridefinizione della rete dei servizi territoriali e, una volta completato, potrà orientare la sanità regionale verso un modello di assistenza sempre più integrato e vicino ai cittadini”. L’assessore parla di “massimo impegno” per garantire “una risposta sempre più efficace e sostenibile del servizio sanitario regionale ai bisogni di salute delle cittadine e dei cittadini, in accordo con gli standard indicati dalla normativa, anche grazie agli investimenti del Pnrr”. In questo contesto, afferma Fabi, è cruciale la collaborazione tra medici, pediatri, specialisti e i professionisti delle professioni sanitarie”. L’assessore ci tiene anche a ribadire che “i Cau restano un elemento di positività del sistema, che andrà meglio definito e rafforzato con il nuovo assetto. Solo attraverso un lavoro sinergico e coordinato sarà possibile offrire servizi di alta qualità ed equamente accessibili. La condivisione dei dati sanitari, la presa in carico in equipe dei casi complessi e la misurazione di indicatori di processo e di esito delle attività saranno elementi chiave. Con questo nuovo modello di governance partecipata e di responsabilità condivisa vogliamo mettere sempre più al centro il benessere e la salute delle nostre comunità”, conclude Fabi.