Si è svolto ieri, sabato 10 maggio, presso l’Auditorium San Rocco, nell’ambito del Festival Internazionale delle Abilità Differenti, il convegno Ben Altro Son Io. Il progetto di vita delle persone con disabilità. Una mattina molto partecipata dedicata all’approfondimento del cambio di paradigma in materia di disabilità introdotto dalla Legge Delega 227/21 e dai successivi decreti attuativi. Al centro della legge il progetto di vita delle persone con disabilità, un progetto che va costruito col concorso di molti soggetti, ma che non può prescindere da tre pilastri fondamentali, come ha ricordato con estrema sintesi Sergio Zini, presidente della Cooperativa Sociale Nazareno: affezione, dimora e lavoro. “Attenzione ai desideri esistenziali, oltre che ai problemi clinici e funzionali”, ha sottolineato il professors Roberto Franchini, che fa parte del gruppo di esperti che affianca il ministro per le disabilità Alessandra Locatelli, che inviato al Festival un messaggio di saluto esprimendo apprezzamento per l’iniziativa. La qualità della vita non si esaurisce nella risoluzione dei problemi, ci sono anche valori, desideri, preferenze. Secondo Franchini “per progettare la vita bisogna metterci in equilibrio tra queste due cose: i problemi e i desideri”. Muovendosi in una prospettiva che privilegia una crescita in divenire, lo sviluppo di relazioni e l’esercizio di diritti, l’essere una persona che sta bene sotto diversi profili. Un paradigma non solo funzionale all’autonomia, ma decisamente più ambizioso, che guarda a tutta l’esistenza del singolo soggetto con disabilità. “Questa Legge pone una sfida importante”, ho detto Tamara Calzolari, assessora alle politiche sociali del Comune di Carpi, anche per un territorio come il nostro che ha una lunga tradizione di coinvolgimento e co-progettazione.” L’assessora ha evidenziato che ci si deve misurare anche con i numeri: ad esempio i ragazzi con certificazioni sono passati da 600 a 700, con un incremento di cento unità solo nell’ultimo anno. Se i bisogni crescono, le risorse non sempre lo fanno altrettanto. “Nell’ultimo quinquennio, – ricorda Calzolari – sono venuti meno 2,5 miliardi di euro per la spesa sociale in Italia.” Il Comune di Carpi ha comunque continuato a investire in progetti in collaborazione col Terzo Settore, anche utilizzando fondi del PNRR, come Casa Lucia, una fattoria didattica riabilitativa residenziale, un luogo di lavoro e di relazioni, realizzato in collaborazione con la Cooperativa Nazareno, oppure con il progetto AMARE, un care residence rivolto a ragazzi ventenni con disabilità, in collaborazione con la Fondazione Progetto per la Vita e l’ausilio degli educatori e i laboratori Manolibera della Cooperativa Nazareno. Solo alcuni esempi che attestano come “il progetto di vita” sia già presente nell’orizzonte dell’azione dei servizi sociali del comune di Carpi. Tuttavia, riconosce l’assessora, “La riforma della disabilità ci consegna un modo di lavorare diverso, più integrato e molto impattante sugli operatori, che dovranno avere adeguata preparazione e adeguato compenso alle nuove responsabilità”. Tutte iniziative che si muovono già sul terreno del cosiddetto secondo Welfare dove l’uso delle risorse pubbliche si combina con valori locali secondo il principio di sussidiarietà ma con un occhio rivolto a coinvolgere associazioni e professionisti.
Molti gli interventi di familiari e di rappresentanti delle associazioni come ADIFA e Sergio Bandieri di ANFFAS. Per le famiglie una preoccupazione spicca su tutte: cosa succederà ai propri figli quando i genitori non ci saranno più. Ne ha parlato Silvia Panini, intervenendo per la Fondazione Modenese Autismo che raccoglie varie realtà come il Tortellante, Aut Aut, la Cooperativa Nazareno e la Diocesi di Modena e Carpi. “La nostra esperienza è di progettare il dopo di noi nel durante noi lavorando sul futuro di tutta la famiglia, dove ci sono fratelli e genitori; le persone disabili hanno diritto a una vita piena. Il Tortellante è un’esperienza partita dall’eccellenza volta alla persona. È nata così una comunità. Abbiamo un cassetto pieno di idee ma ci servono prospettive e strumenti”.
Anche per i tecnici la parola chiave è “comunità”, lo ha ricordato Sabrina Tellini, responsabile area disabilità per le Terre D’Argine, “Serve la prossimità della comunità, tutti i portatori di interesse devono parlare insieme perché ogni progetto va declinato insieme. “E questo vale ancor di più quando si prendono in considerazione progetti di inserimento lavorativo.
Amare, abitare, lavorare. Chiude il convegno Sergio Zini con le stesse parole con cui si è aperto. Le persone con disabilità hanno la stessa forza scandalosa del desiderio che abita tutti, il loro orizzonte non va limitato, occorre condividere e sostenere il loro desiderio.