Il Papa venuto dalla fine del mondo ha conquistato il cuore di Carpi

Quella del 2 aprile 2017 resterà una domenica impressa nella memoria di ciascuno di noi. Poco importa se la fede alberga o meno nei nostri cuori, Papa Francesco riusciva comunque a fare centro. Oltre la teologia, la liturgia, la ritualistica… quest’uomo, col suo garbo e la sua amorevole genuinità, è stato in grado di infilarsi nelle pieghe dell’anima e lo ha fatto con la semplicità dell’uomo comune. Vi riproponiamo il racconto di quella giornata.

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Quella del 2 aprile 2017 resterà una domenica impressa nella memoria di ciascuno di noi. Poco importa se la fede alberga o meno nei nostri cuori, Papa Francesco riesce comunque a fare centro. Oltre la teologia, la liturgia, la ritualistica… quest’uomo, col suo garbo e la sua amorevole genuinità, è in grado di infilarsi nelle pieghe dell’anima e lo fa con la semplicità dell’uomo comune. Un dono raro il suo, che la gente riconosce e accoglie. Una lunga notte d’attesa ha preceduto l’arrivo di Papa Bergoglio nella nostra città: in tanti sono giunti già prima delle 3 del mattino ma c’è chi, da mezzanotte, si è accampato, con tanto di copertina, per aspettare il Pontefice. E Carpi ha voluto rivolgere una carezza, gioiosa e commossa, a questo amato pontefice sin dal suo atterraggio alla pista di atletica dove – oltre al comitato d’accoglienza costituito dal vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, il prefetto di Modena, Maria Patrizia Paba e il primo cittadino Alberto Bellelli – un gran numero di fedeli ha accolto Francesco, accompagnato dal sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, e dal prefetto della Casa Pontificia, monsignor Georg Gaenswein, con un lungo e accorato applauso. Atterrato con dieci minuti di anticipo, la notizia dell’arrivo del Santo Padre inizia a trapelare tra i gli oltre 70mila fedeli in attesa in Piazza Martiri e in ogni angolo del centro storico: tutti agitano bandierine, striscioni. Grazie Francesco, Ti vogliamo bene, We love (san) Francesco… sono solo alcuni dei cartelli che punteggiano la folla in trepidante attesa. In Piazza siedono anche numerose autorità locali civili e militari, alcuni esponenti della politica come il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, i parlamentari Carlo Giovanardi e Matteo Richetti e l’eurodeputata Cecile Kyenge.

L’emozione è palpabile. Poi, all’improvviso, giunge alle nostre orecchie l’eco di un boato: lentamente si spande da corso Alberto Pio e via via contagia tutta la piazza. Francesco procede lentamente sulla papamobile aperta: saluta con la mano, sorride. Dalle finestre sopra al portico lungo la gente si sbraccia, grida. Una gioia incontenibile si leva unitamente a un coro osannante di voci.  Qualcuno lo saluta forte: “Ciao Frenkie”. Qualcuno piange. Nella nostra terra ancora ferita. Solenne e potente la voce di oltre 200 coristi, guidati dalla maestra Tiziana Saltini, si innalza al cielo, la commozione è incontenibile. Di certo il momento è storico: cinque anni dopo il dramma del terremoto, questo papa amatissimo è qui, tra noi.

A conclusione della messa celebrata sul sagrato della Cattedrale di Carpi e celebrato l’Angelus, Papa Francesco è salito sulla papamobile scoperta per salutare la folla che lo stava acclamando al grido di “Viva il Papa!”. Il pontefice ha salutato con il pollice alzato il coro, composta da 230 persone, che ha cantato durante la celebrazione domenicale e poi ha iniziato a muoversi, a bordo della vettura bianca, per le vie del centro gremite di persone accorse per ascoltare la sua omelia davanti ai grandi schermi allestiti nel parco della Resistenza, in Piazzale Re Astolfo e Piazza Garibaldi e lungo le vie. Al termine del piccolo tour, una volta tornano in Piazza per raggiungere il seminario vescovile – e gustare un pasto squisitamente emiliano, a base di tortellini in brodo, arista di maiale con patate al forno sabbiate e tortelli al savor, il tutto da Lambrusco rosato della Cantina di Carpi e Sorbara, insieme ai vescovi della regione Emilia Romagna, con cui ha concelebrato la messa in Piazza Martiri, i sacerdoti anziani residenti nella locale Casa del Clero (tra cui don Nino Levratti, fondatore dello scoutismo a Carpi, il quale ha posto intorno al collo del Papa l’immancabile fazzolettone) e i seminaristi – Francesco concede alla folla un apprezzatissimo fuori programma: scende dalla papamobile e si unisce a piedi ai fedeli. Impartisce benedizioni ai malati, i primi ai quali si rivolge, li bacia e li accarezza, prende in braccio i più piccini (tra cui la figlia dell’avvocato Henrich Stove) dispensa sorrisi e parole di conforto (in lacrime Anna Molinari dopo essere riuscita ad avvicinare il pontefice), chiede ai cresimandi di cantargli una canzone… questo Papa sa emozionare, con la tenerezza di un babbo. E’ questo il suo ruolo: riavvicinare la gente alla Chiesa. E ci riesce. Appieno.

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