Se è vero che l’abito non fa il monaco è altrettanto vero che la divisa contribuisce in modo significativo all’identità di un’azienda, al senso di appartenenza per chi vi lavora, alla riconoscibilità da parte dei clienti. Le nuove divise che indosserà il personale di Trenitalia Tper sono state presentate oggi, 16 aprile, nella suggestiva cornice del Teatro Comunale di Carpi dove hanno sfilato macchinisti, capitreno e personale di vendita e assistenza.
“Trenitalia Tper dal 2020 è la nuova società che gestisce il traffico ferroviario – spiega l’amministratore delegato Alessandro Tullio – e da subito ha incentrato la sua missione sulla partecipazione delle proprie persone e con loro ha realizzato molti progetti, dal logo alla divisa. La divisa è un’esigenza di identità e pertanto ricopre un ruolo fondamentale ecco perché è stata ideata ascoltando le idee, le necessità e i bisogni di chi la indossa ogni giorno. Un progetto ovviamente fatto insieme a dei professionisti del mestiere e, in particolare con gli studenti del corso di laurea in Design del prodotto industriale dell’Università di Bologna e del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano con cui è nato un contest. A essere scelta dal personale è stata la proposta caratterizzata da una linea rossa inclinata, chiaro richiamo alla Via Emilia che attraversa la Regione da Piacenza a Rimini, tratto distintivo che accomuna il trasporto ferroviario e tutto il personale di Trenitalia Tper”. A realizzare il prototipo delle divise, è stata un’azienda di Carpi, polo centrale del distretto tessile italiano, la Staff Jersey di Federico Poletti, mentre per la produzione, conclude Tullio, “verrà fatta una gara per la fornitura e dovremo sottostare alle regole della competizione”.
“Per noi – spiega Poletti – è stato un onore partecipare a questo progetto. Abbiamo prodotto i tessuti e poi i capi, grazie alla filiera presente nel nostro distretto su tutte le fasi di lavorazione. Noi siamo stati i capofila ma senza l’aiuto di tutti i soggetti che operano nel nostro territorio, a chilometro zero, sarebbe stato impossibile realizzare questi prototipi”.
Jessica Bianchi