In bici ai confini del mondo, pedalando dalla Bolivia all’Argentina

Oltre cinque mesi passati in sella a una bicicletta. Mesi trascorsi in mezzo alla natura, respirandone l’essenza più autentica. Con lentezza. Un’avventura, quella dei due correggesi Marco Ferioli e Chiara Adani, che toglie davvero il fiato. L’itinerario? Dalla Bolivia fino a Ushuaia, l’ultimo avamposto degli esploratori e della civiltà, nella più grande delle isole che compongono la Terra del Fuoco. Là dove il mondo finisce.

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Oltre cinque mesi passati in sella a una bicicletta. Mesi trascorsi in mezzo alla natura, respirandone l’essenza più autentica. Con lentezza. Un’avventura, quella dei due correggesi Marco Ferioli e Chiara Adani, che toglie davvero il fiato. “Sentivamo entrambi il desiderio di prenderci del tempo senza dover fare i conti con scadenze e voli di ritorno”, raccontano Marco e Chiara che da amici, complice anche la loro comune passione per i viaggi, sono ora compagni di vita. “Ricordo perfettamente quando decidemmo di fare questa pazzia: era l’agosto del 2023, ed eravamo seduti su una panchina vista mare alle Isole Tremiti. Fu allora che ci dicemmo, Quando torniamo a casa ci licenziamo e partiamo alla volta del Sud America” sorride Marco. Ed è stato così. L’itinerario? Dalla Bolivia all’Argentina in bicicletta, “il sogno di ogni cicloturista. Io sono atterrato a La Paz, dove ho recuperato la mia due ruote, alla fine di ottobre mentre Chiara, che aveva già organizzato un trekking in Nepal, mi ha raggiunto in Cile dopo quaranta giorni, ovvero 2mila chilometri pedalati dopo. Ho attraversato il Salar de Uyuni, una accecante distesa di sale, la più grande al mondo, e la Via delle Lagune, una lunga carretera sterrata che corre tra lagune, voli di fenicotteri rosa e sculture di roccia plasmate da Madre Natura, tra i 3mila e i 5mila metri, tra sabbia e vento. E poi via verso il deserto di Atacama in Cile fino a La Serena. Sono arrivato lì il giorno prima del nostro appuntamento poi, il 29 novembre, abbiamo intrapreso questo viaggio a lungo sognato insieme”, spiega Marco.

I due hanno pedalato lungo la costa cilena fino a raggiungere Puerto Montt per poi filare lungo la Carretera Austral, percorso perlopiù sterrato che attraversa i parchi più belli della Patagonia, tra foreste, ghiacciai e montagne imponenti. Poi davanti ai loro occhi si è stagliata l’Argentina sino all’approdo, nel marzo del 2024: Ushuaia, l’ultimo avamposto degli esploratori e della civiltà, nella più grande delle isole che compongono la Terra del Fuoco. Là dove il mondo finisce. Un indimenticabile viaggio dalla Bolivia all’Argentina, lungo oltre 6.400 chilometri, impegnativo ma denso di emozioni difficili da raccontare con le parole: “a 5mila metri e col fiato corto ogni pedalata è stata una conquista, così come nel sud della Patagonia dove ogni metro guadagnato era una vittoria contro un vento che non solo ti costringeva a spingere la bicicletta a mano ma che alle volte ti scaraventava persino a terra”. Con 30, 40 chili di bagaglio al seguito, scorte d’acqua comprese, Marco e Chiara hanno spesso dormito in tenda, preparandosi i pasti su un fornellino da campo: “col passare dei giorni ti rendi conto che sulla bicicletta c’è tutto ciò che ti serve e che con quel poco puoi essere felice. Appagato. Per settimane non dormi con un tetto sopra la testa eppure ti senti a tuo agio, lì, nella natura. Al rientro – ride Marco – mi muovevo per casa domandandomi come fossi riuscito a circondarmi di così tanta roba del tutto superflua. La vera ricchezza è il tempo, quello trascorso facendo ciò che si ama. Certo non tutti possono mollare il lavoro e partire, oltre al coraggio e a una certa dose di incoscienza infatti, servono anche le giuste condizioni, ma noi non ci siamo pentiti della scelta fatta”.

Per quanto riguarda l’allenamento necessario per cimentarsi in un’impresa di questo tipo Marco è laconico: “io vado abitualmente in bici e avevo già fatto dei viaggi da cicloturista in solitaria, Chiara no. La gamba te la fai pian piano, sul campo, a fare la differenza non sono i muscoli ma la testa. Ciò che ti spinge a vincere la fatica, lo sforzo quotidiano, è la motivazione. Il restare focalizzati. La mente gioca un ruolo sostanziale, il più importante”.

La bicicletta rappresenta il miglior compromesso per coprire “grandi distanze godendoti tutto il percorso. Vivi la strada, il paesaggio che muta, dai deserti ai ghiacciai, cogliendo dettagli che altrimenti ti sfuggirebbero. Abituarsi ad andare lentamente, a rallentare è una conquista straordinaria. All’inizio – prosegue la coppia – tendi a fare più del necessario poi impari a impostare il giusto ritmo. E così i numerosi incontri con le persone del posto non solo più vissuti come dei rallentamenti o dei fuori programma, diventano al contrario preziose occasioni di condivisione. Di conoscenza e confronto. Essere aperti agli altri è vitale per assaporare e comprendere davvero un luogo. Inoltre grazie alla bici si crea un’immediata empatia, un rapporto alla pari. Tutti nel vederti impolverato e carico di borse si avvicinano con curiosità e gentilezza. Si azzerano le distanze ed è davvero bellissimo osservare come tanti si adoperino per offrirti un aiuto”.

Ora Marco e Chiara sono ritornati a casa, a Correggio, e hanno trovato entrambi una nuova occupazione ma, sorridono, “la necessità di partire nuovamente ormai fa parte di noi. Dopo aver sperimentato la bellezza del cicloturismo impari a guardare la vita da un’altra prospettiva. Attendiamo solo il momento giusto e poi chissà, potremmo puntare a Oriente, sulla Via della Seta…”.

Jessica Bianchi

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