E’ una nuova fase quella che ci attende. La nostra città sta per essere investita da un’onda d’urto di immani proporzioni. Per qualcuno sarà pure un’onda verde ma di certo sconvolgerà completamente il paesaggio agricolo carpigiano. Al posto di grano, mais e foraggio infatti a svettare saranno “foreste” di pali e pannelli fotovoltaici. Il profilo delle nostre campagne è destinato a mutare profondamente, soprattutto a nord: tra Fossoli e Novi di Modena, infatti, si rincorreranno impianti agrivoltaici (sistemi che sulla carta prevedono l’integrazione fra la produzione di energia tramite pannelli fotovoltaici e la produzione agricola o l’allevamento zootecnico) per una superficie occupata complessiva di circa 300 ettari: oltre 3 milioni di metri quadrati. Dopo aver incassato l’ok di Regione e Arpae, il primo impianto agrivoltaico pronto a decollare è Cascinetto ma ve ne sono altri attualmente sottoposti a procedimento di valutazione ambientale di competenza statale o regionale. L’area agricola dove sorgerà l’impianto, dietro lo stabilimento CaRe, avrà un’estensione di circa 30,44 ettari, di cui poco meno di 20 ettari di area recintata e utilizzata per l’installazione dei moduli fotovoltaici. Cascinetto, la cui potenza nominale sarà pari a 17,73 MWp, necessita poi di opere di connessione alla rete elettrica, ovvero un elettrodotto interrato in alta tensione nonché l’ampliamento della Stazione Elettrica della RTN a 380/132 kV denominata “Carpi-Fossoli” di Terna. Sul tavolo però, affinché la Conferenza dei servizi possa redigere la determinazione conclusiva, manca ancora qualcosa: la società Sonnedix Leonardo infatti non ha piena disponibilità delle aree per la realizzazione dell’elettrodotto e pertanto il Comune di Carpi dovrà concedere, previo consenso del Consiglio Comunale, una variante al PUG – Piano urbanistico generale per la realizzazione delle opere di connessione alla rete elettrica nazionale, con l’apposizione del vincolo espropriativo e la dichiarazione di pubblica utilità. Insomma i giochi sono ormai fatti? Impossibile “arginare” questi interventi?
“Favorire la transazione energetica – ci aveva spiegato mesi fa il sindaco di Carpi, Riccardo Righi – è un obiettivo prioritario, ma il problema nasce dal fatto che l’impianto normativo che si è stratificato negli ultimi anni, non offre agli enti locali, da Nord a Sud, strumenti sufficienti per governare la situazione. Le autorizzazioni di questi interventi, resi dalla legge di interesse nazionale, quindi indifferibili e urgenti, infatti, pur riguardando i singoli territori, saranno guidate principalmente da procedure sovracomunali (ministeriali o regionali) riducendo di fatto enormemente il margine d’azione dei comuni”.
Lacci e laccioli che non hanno però fermato la Giunta del Comune di Sant’Ilario d’Enza, nel reggiano. Nelle campagne di Calerno rischiavano di approdare tre impianti con un’estensione complessiva di 100 ettari ma il sindaco Marcello Moretti e la sua squadra hanno detto no. Ed è di qualche giorno fa la bocciatura giunta dalla Commissione interministeriale che, come chiesto da amministrazione di Sant’Ilario, Provincia di Reggio Emilia e Regione Emilia Romagna, ha detto no al mega impianto agrivoltaico nell’area denominata Giambattista, circa 80 ettari di terreno agricolo. Una “mostruosità” nei confronti della quale si sono opposti sin da subito gli amministratori strappando una vittoria importante, esattamente come accaduto il mese scorso, per i due impianti vicino al centro abitato di Calerno (della dimensione di 8 ettari ciascuno) che il comune ha bloccato con motivazioni fondate, come confermato poi dal Tar di Parma. “Se gli impianti di Calerno – ha dichiarato Eva Coisson, assessora a lavori pubblici e pianificazione territoriale – per dimensioni erano di competenza del Comune, come confermato dal Tar con la sua sentenza, questo invece esulava dalla nostra gestione. Noi, come amministratori, potevamo solo esprimere un parere da girare al Ministero. Per questo è stato fondamentale il lavoro svolto in maniera coordinata da tutti i soggetti coinvolti: Comune, Provincia, Regione Emilia Romagna, ma anche Bonifica e Servizio Igiene Pubblica di Asl hanno lavorato in sinergia, esprimendo tutte le valutazioni negative relative a un progetto che la commissione interministeriale, ricevuta anche una valutazione da parte della sovrintendenza, ha bocciato senza alcuna esitazione”. Vittorie importanti che arrivano al termine di battaglie legali complesse e anche se non garantiscono che in futuro non arrivino altre richieste, lanciano alla cittadinanza un segnale forte. Chi amministra c’è e, malgrado una legge inadeguata, prova a difendere il suo territorio. Un esempio a cui guardare.
Jessica Bianchi