Assegno di inclusione, ogni euro dev’essere speso per il contrasto alla povertà

Sono stati segnalati alcuni uomini di origine straniera che hanno tentato di acquistare alcolici presso i supermercati. Il più delle volte la fanno franca, soprattutto nei negozi provvisti di casse non assistite, ma anche passando per i canali tradizionali spesso riescono nel loro intento semplicemente coprendo col dito il simbolo del Ministero relegato in un angolo della carta. Sia chiaro, a essere in discussione non è la misura di contrasto alla povertà, fondamentale in un momento di crescente impoverimento come quello attuale, bensì il comportamento di chi, anziché utilizzare ogni risorsa per il bene della propria famiglia, asseconda un vizio.

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Sono 375 le persone che a Carpi beneficiano dell’assegno di inclusione (ADI), misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale attiva dall’inizio dell’anno, di cui 90 stranieri.  Assegno che si rivolge a nuclei familiari con un Isee inferiore a 9.360 euro annui e in cui siano presenti disabili, minori, over 60 o persone in condizione di svantaggio.

L’ADI viene erogato sulla cosiddetta Carta di inclusione o Carta ADI emessa da PostePay, uno strumento di pagamento elettronico ricaricabile che funziona come un bancomat. Con la Carta puoi pagare l’affitto, le utenze domestiche, effettuare prelievi e fare acquisti presso i POS degli esercizi commerciali convenzionati col circuito Mastercard.

Come facilmente intuibile non è però possibile comprare tutto ciò che si desidera, sono infatti state previste alcune limitazioni. Qualche esempio? Niente Gratta&Vinci, sigarette o simili, gioielli, pellicce, giochi pirotecnici, armi e… alcolici.

E qui, spesso, i nodi vengono al pettine. Sono stati segnalati alcuni uomini di origine straniera che hanno tentato di acquistare alcolici presso i supermercati. Il più delle volte la fanno franca, soprattutto nei negozi provvisti di casse non assistite, ma anche passando per i canali tradizionali spesso riescono nel loro intento semplicemente coprendo col dito il simbolo del Ministero relegato in un angolo della carta. Dal canto loro le cassiere fanno del loro meglio per controllare ma quando le file si allungano non è sempre possibile intercettare i furbetti. Persone che sì hanno il diritto di percepire questa misura di sostegno ma che dovrebbero utilizzarla per altri fini.

Ai Servizi Sociali spetta il compito di verificare a monte la consistenza dei nuclei famigliari e di profilarne le situazioni, mentre l’Inps verifica in itinere le situazioni personali dei beneficiari per confermare o revocare l’erogazione dell’assegno ma cosa mettere nel carrello è lasciato esclusivamente al “buon senso” dei percettori. E sia chiaro, non è di una bottiglia di vino o di un paio di birre finiti nel carrello della spesa che stiamo parlando, ma quando tra le mani ci sono solo superalcolici allora il problema c’è eccome. A essere in discussione non è certo la misura di contrasto alla povertà, fondamentale in un momento di crescente impoverimento come quello attuale, bensì il comportamento di coloro che, per quanto pochi siano, anziché utilizzare ogni risorsa per il bene della loro famiglia, assecondano un vizio.

Jessica Bianchi

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