Baby anoressia, un fenomeno in aumento anche nel modenese

“Normalmente l’esordio tipico dell’anoressia è durante l’adolescenza, ovvero intorno ai 13 anni, oggi invece, assistiamo a esordi estremamente precoci, addirittura a 8 anni”, spiega la psicologa e psicoterapeuta dell’Azienda Usl di Modena, Angelica Rossi. Una patologia che, in età infantile, è molto complesso diagnosticare.

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Foto generata da AI

Il fenomeno della “baby anoressia”, secondo quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità, interessa il 3% della popolazione tra gli 8 e gli 11 anni, con oltre 300mila minori italiani che ne soffrono. Un abbassamento dell’età di esordio dei disturbi del comportamento alimentare assai preoccupante e che non risparmia nemmeno il territorio modenese. “Normalmente l’esordio tipico dell’anoressia è durante l’adolescenza, ovvero intorno ai 13 anni, oggi invece, assistiamo a esordi estremamente precoci, addirittura a 8 anni”, spiega la psicologa e psicoterapeuta dell’Azienda Usl di Modena, Angelica Rossi.

Una patologia che, in età infantile, è molto complesso diagnosticare poiché, prosegue la dottoressa, “le bambine stesse faticano a comprendere cosa stia accadendo loro. Inoltre, il timore di ingrassare, tipico del pensiero adolescenziale, è un concetto difficile da far raffigurare a una bimba”.

Ma a cosa può essere imputabile l’abbassamento dell’età di esordio dei DCA? “Molto probabilmente – sottolinea Rossi – le cause sono da ricercare anche nella frequentazione del mondo dell’immagine veicolato dai social media. Vi sono bambine che già in terza elementare hanno un cellulare ma possedere uno strumento non significa necessariamente riuscire a gestire e a capire le immagini forti che rimanda. Viviamo in una società sempre più iperattiva e iper stimolante che richiede anche ai più piccoli performance altissime: ci sono bambini che, oltre agli impegni scolatici, praticano uno o due sport, frequentano un corso di inglese o uno di musica… gli si chiede dunque, sin dall’infanzia, di essere all’altezza, di essere adeguati rispetto ai simboli che vengono trasmessi con le immagini che li circondano. Un tipo di richiesta che però non passa per una sintonizzazione emotiva con la bambina”.

Anche l’abbassamento dell’età in cui arriva la prima mestruazione non aiuta, dal momento che non sempre “una bimba è pronta a cogliere il cambiamento – e la trasformazione – del proprio corpo”.

E poi ci sono le relazioni famigliari che via via diventano sempre più fragili, “con adulti meno disposti a porsi in ascolto del disagio e del bisogno emotivo e allora, alle volte, accade che le bambine scivolino in comportamenti controllanti, come i disturbi alimentari appunto”, aggiunge la dottoressa Rossi.

Un esordio infantile dell’anoressia infatti è una questione tipicamente femminile, “mentre sono in aumento gli adolescenti maschi che sviluppano tale patologia”, chiarisce la psicoterapeuta.

I segnali che dovrebbero allarmare i genitori, spiega la dottoressa, sono “la selettività nei confronti del cibo e una sostanziale rigidità. Quando la questione alimentare supera il desiderio di stare con gli altri, come andare a mangiare una pizza con le amiche e, di fatto, invalida la vita sociale, allora occorre cominciare a preoccuparsi”. Il Programma dei disturbi alimentari messo a punto dall’Azienda sanitaria di Modena prevede, “una presa in carico multidisciplinare per il trattamento di queste patologie perchè, ad essere coinvolti – ribadisce la dottoressa Angelica Rossi – sono corpo, mente e relazioni familiari della bambina così come dell’adolescente. Disturbi che, dopo il Covid, in provincia di Modena hanno registrato un incremento di ben il 30%”.

E, infine, la psicoterapeuta lancia un appello alle famiglie: “se le vostre bimbe sono lievemente in sovrappeso non patologizzate tale condizione. Non puntate l’attenzione sul cibo introducendo divieti stringenti. Al contrario invitatele a dedicarsi a uno sport o a un hobby che le tenga in movimento. I bambini hanno una loro auto regolazione”.

Jessica Bianchi

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